Paderno: Fabio Nava e la donazione di midollo in ricordo del fratello Roberto

Francia, agosto 2018. Fabio Nava si trova in vacanza con la moglie quando arriva la chiamata: il suo midollo osseo è risultato compatibile, deve tornare al più presto in Italia per effettuare la donazione.
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Fabio e Roberto Nava
Una notizia che per il trentottenne di origine padernese racchiude una particolare importanza. La decisione di iscriversi, appena compiuti i diciotto anni, all’Associazione Donatori Midollo Osseo (ADMO) era strettamente legata alla storia del fratello Roberto, la cui vita è stata sconvolta nel 2002, quando aveva solamente 21 anni e Fabio 16, con la comparsa della Leucemia. È iniziato così un processo di terapia presso l’ospedale di Bergamo e la ricerca di una compatibilità per eseguire un trapianto di midollo osseo. “Tutta la nostra famiglia è stata tipizzata, ma nessuno è risultato idoneo, i medici hanno dunque attinto dal registro mondiale, che purtroppo non ha avuto esito”.
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Il giovane è stato così sottoposto ad un auto trapianto di cellule staminali, che ha portato la malattia in remissione per due anni, periodo in cui Roberto ha ripreso a lavorare e praticare sport, una delle sue più grandi passioni condivise con Fabio, che negli anni lo ha portato a diventare arbitro. Quando le condizioni del ragazzo hanno ripreso nuovamente a peggiorare, i medici hanno suggerito un ricovero per effettuare un trapianto delle cellule staminali di un cordone ombelicale. A seguito dell’intervento, Roberto ha trascorso un periodo alla Casa del Sole, struttura che gli permetteva di essere vicino all’ospedale dove riceveva le cure. Un soggiorno impegnativo sia per il ragazzo, che per la famiglia, divisa per offrire tutto il supporto possibile: la madre rimaneva tutti i giorni con Roberto, mentre il papà e Fabio facevano avanti e indietro ogni sera per fargli visita. Nonostante la forza, il coraggio e la tenacia dimostrate dal giovane, la malattia era tornata in forma troppo aggressiva e nel 2007 Roberto non ce l’ha fatta.
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 La Casa del Sole di Bergamo

L'esperienza di Roberto ha lasciato un forte segno ed ha insegnato molto alla sua famiglia. Personalità come Napoleone Rota e Paolo Belli, che hanno combattuto per anni con la malattia, contribuendo al tempo stesso con importanti finanziamenti diretti alla ricerca, avevano ispirato il giovane malato, che anche nei momenti di più grande sconforto aveva sempre espresso il desiderio di aiutare non solo gli altri pazienti, ma anche supportare i medici e infermieri ogni giorno impegnati nei reparti. Per questo, già nei primi anni di malattia di Roberto, tutta la famiglia aveva iniziato a operare attivamente nell’Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma (AIL), nella sezione di Lecco, di cui il padre Carlo Nava ne è diventato presidente. Fabio, accogliendo e condividendo la volontà del fratello, non ha mai interrotto la sensibilizzazione sulla patologia e l’importanza della donazione, collaborando a finanziare progetti e azioni a sostegno di centri ematologici con raccolte fondi. Portando la sua esperienza negli istituti superiori del lecchese e della bergamasca, Fabio ribadisce sempre la consapevolezza necessaria nella scelta di diventare donatore, nonostante l’intervento non provochi particolari effetti collaterali. “Non deve essere una decisione impulsiva, ma ragionata, maturata con la consapevolezza di poter aiutare un'altra persona offrendo una parte di sé, che in questo caso, presto si rigenererà”.
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L’uomo ha difatti spiegato che dopo aver ricevuto la chiamata alla fine di agosto, il processo è stato molto rapido. Dopo essere stato sottoposto a tutti i controlli necessari, i medici hanno deciso, di procedere con il prelievo del midollo dalle creste iliache del bacino, sottoponendo l’uomo ad un’anestesia totale. L’altro metodo attualmente applicato per la donazione di cellule staminale è l’aferesi: il sangue prelevato da un braccio viene immesso in una centrifuga per isolare i componenti necessari alla cura e poi reinfuso nell’altro braccio. La scelta dipende sempre dalla necessità del paziente, che permette di far determinare al medico la tipologia di procedura da operare una volta avuto il consenso del donatore, che può esprimere la volontà di rendersi disponibile anche solamente per una delle due metodologie. Il 6 settembre Fabio è stato operato e dopo pochi giorni è potuto tornare alla sua vita quotidiana senza manifestare disturbi o particolari ripercussioni. “Per me è importante sottolineare come la donazione non abbia conseguenze sulla salute, anche per i più sportivi non compromette in alcun modo le prestazioni fisiche. Io ho sofferto solamente per qualche giorno di un leggero mal di schiena, un nulla in confronto alla certezza di aver salvato la vita ad un'altra persona”.
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Trovarsi in ospedale, nelle camere che ogni giorno ospitano centinaia di pazienti malati di Leucemia come è stato Roberto e soprattutto incontrare dopo tanti anni, medici, infermieri e operatori sanitari che avevano assistito il fratello non solo dal punto di vista medico, ma soprattutto umano, ha reso il processo molto emozionante non solo per Fabio, bensì per tutti coloro coinvolti, ricordando il legame con Roberto e il lungo percorso intrapreso insieme, rendendo questo grande gesto di solidarietà motivo di grande orgoglio. Nonostante Fabio non potrà mai conoscere l’identità della persona alla quale ha salvato la vita, l’uomo ha scritto una lettera, che filtrata dal Centro operativo di Genova, ha raggiunto la trapiantata, che ha risposto con gratitudine e riconoscenza verso la sua grande generosità. Un testo commovente, che fa trasparire il legame di sangue e di fratellanza creatosi tra due persone sconosciute, la cui esistenza sarà sempre indissolubilmente intrecciata.
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“È importante iscriversi al registro dei donatori” spiega Fabio “perché la percentuale di compatibilità in ambito famigliare si verifica 1 volta su 4, mentre è molto rara che si verifichi tra individui non consanguinei. Più persone si iscrivono, più possibilità ci saranno di salvare altre vite”. L’iscrizione al registro dei donatori può essere effettuata tra i 18 e i 35 anni, la chiamata potrà arrivare solamente entro i 55 anni di età, limite introdotto a tutela del donatore e del paziente, a eccezione dei familiari del malato, che possono donare anche se hanno un'età superiore.

La testimonianza di Fabio Nava, della sua donazione e della malattia del fratello, dimostrano quanto sia essenziale questo piccolo gesto di solidarietà, fondamentale per chi è in attesa di una speranza capace di sconvolgere in positivo l’esistenza.
I.Bi.
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