Merate incontra l’autore/24: Biancamaria Folino e la memoria
Nel pomeriggio di sabato 25 maggio si è conclusa la rassegna “Merate incontra l’autore”, dedicata alla presentazione di scrittori locali a cadenza settimanale per un mese, presso la biblioteca comunale. Ospite dell’ultimo incontro l’operatrice di medicina cinese ed ex giornalista Biancamaria Folino.
L’autrice ha raccontato le sue tre opere “Amnesya”, “Il mistero dei pesci” e “Come fili di un telaio”, storie diverse, ma collegate dal filo conduttore della memoria e la sua importanza.
“Amnesya” è il primo libro nato nel 2020 da una riflessione sul qui e ora, concetto spesso sottolineato nella società odierna. Un uomo e una donna si risvegliano in un letto di ospedale senza memoria, lui a causa di un incidente, lei per un lutto. Da uno stato di shock e confusione, i due iniziano un percorso di scoperta di se stessi e di scelte determinanti per cambiare la loro vita. Un viaggio per capire come si possa essere totalmente “presenti nel presente” quando il bagaglio di vita e i ricordi ritornano pian piano ad affiorare nella mente dei giovani e a condizionare le loro decisioni.
“Il mistero dei pesci” non è stato ispirato da un pensiero, bensì da una donna, Iacomina, una signora oggi centenaria che un giorno, per caso, si è seduta di fianco alla scrittrice, che si trovava in vacanza, come ogni anno, nelle Marche, nel paese di pescatori Porto Recanati. Una donna che ha subito affascinato la giornalista con i suoi occhi chiari, che per anni hanno seguito i cambiamenti che hanno interessato il paese. A partire dai racconti di Iacomina sul mare e la pesca, ha preso forma una narrazione inventata, che immagina la vita di questa donna nata negli anni venti, in un tempo in cui tutto era diverso, la storia della sua famiglia, della sua professione di sarta e la crescita della figlia, accudita in solitaria a causa della morte prematura del marito. Da questo libro traspare il ruolo decisivo della memoria, non dei grandi eventi, ma delle proprie radici, dei propri avi, che influenzano il presente e collaborano a scrivere la storia dell’umanità. L’autrice ha spiegato, che da una parte Porto Recanati negli ultimi anni si è trasformato in un luogo turistico e non più strettamente legato alla pesca, nonostante ciò la tradizione di uscire presto la mattina in mare per far trovare il pesce fresco è rimasta, così come la cura di preservare il passato. Un esempio è dato dal ritrovamento di una valigetta di Beniamino Gigli nell’arena del paese. Non si è trattato di un grande rinvenimento, la valigia conteneva un frack, due cartoline autografe di Gigli e una copia della Domenica del Corriere, questo però non ha fermato l’Amministrazione, che con l’aiuto dei cittadini, ha creato un vero e proprio museo ricco di cimeli in onore dell’attore e tenore. Un luogo di concentrazione del ricordo, che viene riflesso nel libro da un museo costruito dove prima era stato eretto un magazzino per pescatori.
L’ultima opera “Come fili di un telaio”, appena pubblicata il 15 maggio, si concentra maggiormente sul legame che accomuna tutte le persone. È come se l’umanità fosse intessuta in un pannello enorme, che come quando un filo viene rimosso, fa cambiare tutto il disegno. Con la scomparsa di una persona succede esattamente lo stesso, si crea un effetto domino che sconvolge l’esistenza di chi gli sta intorno e che conseguentemente, anche se in maniera minore, ha ripercussioni su tutti gli altri. La trama segue le vicende di Aña, una donna che vive alle pendici della Ande e racconta la sua storia di curandera, del suo speciale rapporto con la madre Terra, con altri mondi e con avi che non la lasceranno mai sola e che sostengono il suo presente. Un testo che racchiude in sé i principi meditativi, come la concezione di “centro della vita” del Taoismo, dove la famiglia rimane la guida del passato, presente e futuro, in una connessione indissolubile tra generazioni e l’intera umanità.
L’autrice non ha nel cassetto una prossima storia per il futuro, il desiderio però è quello di rendere protagoniste di un prossimo scritto le sue nonne Bianca e Maria, e la bisnonna, tre donne che incidono con la loro memoria la quotidianità di Biancamaria Folino.
L’autrice ha raccontato le sue tre opere “Amnesya”, “Il mistero dei pesci” e “Come fili di un telaio”, storie diverse, ma collegate dal filo conduttore della memoria e la sua importanza.
“Amnesya” è il primo libro nato nel 2020 da una riflessione sul qui e ora, concetto spesso sottolineato nella società odierna. Un uomo e una donna si risvegliano in un letto di ospedale senza memoria, lui a causa di un incidente, lei per un lutto. Da uno stato di shock e confusione, i due iniziano un percorso di scoperta di se stessi e di scelte determinanti per cambiare la loro vita. Un viaggio per capire come si possa essere totalmente “presenti nel presente” quando il bagaglio di vita e i ricordi ritornano pian piano ad affiorare nella mente dei giovani e a condizionare le loro decisioni.
“Il mistero dei pesci” non è stato ispirato da un pensiero, bensì da una donna, Iacomina, una signora oggi centenaria che un giorno, per caso, si è seduta di fianco alla scrittrice, che si trovava in vacanza, come ogni anno, nelle Marche, nel paese di pescatori Porto Recanati. Una donna che ha subito affascinato la giornalista con i suoi occhi chiari, che per anni hanno seguito i cambiamenti che hanno interessato il paese. A partire dai racconti di Iacomina sul mare e la pesca, ha preso forma una narrazione inventata, che immagina la vita di questa donna nata negli anni venti, in un tempo in cui tutto era diverso, la storia della sua famiglia, della sua professione di sarta e la crescita della figlia, accudita in solitaria a causa della morte prematura del marito. Da questo libro traspare il ruolo decisivo della memoria, non dei grandi eventi, ma delle proprie radici, dei propri avi, che influenzano il presente e collaborano a scrivere la storia dell’umanità. L’autrice ha spiegato, che da una parte Porto Recanati negli ultimi anni si è trasformato in un luogo turistico e non più strettamente legato alla pesca, nonostante ciò la tradizione di uscire presto la mattina in mare per far trovare il pesce fresco è rimasta, così come la cura di preservare il passato. Un esempio è dato dal ritrovamento di una valigetta di Beniamino Gigli nell’arena del paese. Non si è trattato di un grande rinvenimento, la valigia conteneva un frack, due cartoline autografe di Gigli e una copia della Domenica del Corriere, questo però non ha fermato l’Amministrazione, che con l’aiuto dei cittadini, ha creato un vero e proprio museo ricco di cimeli in onore dell’attore e tenore. Un luogo di concentrazione del ricordo, che viene riflesso nel libro da un museo costruito dove prima era stato eretto un magazzino per pescatori.
L’ultima opera “Come fili di un telaio”, appena pubblicata il 15 maggio, si concentra maggiormente sul legame che accomuna tutte le persone. È come se l’umanità fosse intessuta in un pannello enorme, che come quando un filo viene rimosso, fa cambiare tutto il disegno. Con la scomparsa di una persona succede esattamente lo stesso, si crea un effetto domino che sconvolge l’esistenza di chi gli sta intorno e che conseguentemente, anche se in maniera minore, ha ripercussioni su tutti gli altri. La trama segue le vicende di Aña, una donna che vive alle pendici della Ande e racconta la sua storia di curandera, del suo speciale rapporto con la madre Terra, con altri mondi e con avi che non la lasceranno mai sola e che sostengono il suo presente. Un testo che racchiude in sé i principi meditativi, come la concezione di “centro della vita” del Taoismo, dove la famiglia rimane la guida del passato, presente e futuro, in una connessione indissolubile tra generazioni e l’intera umanità.
L’autrice non ha nel cassetto una prossima storia per il futuro, il desiderio però è quello di rendere protagoniste di un prossimo scritto le sue nonne Bianca e Maria, e la bisnonna, tre donne che incidono con la loro memoria la quotidianità di Biancamaria Folino.
I.Bi.