Premierato: la madre di tutte le riforme
E’ in corso presso il Senato la discussione sul Disegno di Legge di Riforma Costituzionale (Atto Senato 935) riguardante l’elezione diretta del Presidente del Consiglio.
Esso ha lo scopo di garantirgli una legittimazione popolare e di farne il decisore politico nazionale; insomma; si tratterebbe della costituzionalizzazione dell’investitura del Capo. Una democrazia non ha bisogno di questo, bensì di un rafforzamento del Parlamento e di una Cittadinanza attiva e consapevole che partecipi al dibattito democratico.
Si riconferma la direttrice che da trent’anni ed a tutti i livelli della struttura dello Stato e degli Enti Locali, ha portato e porta verso una crescente personalizzazione della politica, collegata ad un rafforzamento degli Organi Esecutivi, a discapito di quelli Legislativi; dei Presidenti di Regione e dei Sindaci a discapito dei rispettivi Organi Consigliari.
Lo si vede anche sotto l’aspetto semantico: Il Presidente del Consiglio è spesso denominato “Capo del Governo”, “Primo Ministro” o “Premier”; il Presidente di Regione è il “Governatore” (termini impropri mai citati nella Costituzione)
Il Disegno di Legge modifica gli articoli 59, 88, 92, 94 della Costituzione.
• L’art. 1 abolisce la possibilità, da parte del Presidente della Repubblica, di nominare Senatori a vita ”Cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti”. Alla faccia della valorizzazione del merito, tante volte declamata da questo Governo!
• L’art. 2 elimina il comma dell’art. 88 che permetteva lo scioglimento anche di una sola Camera.
• Gli articoli 3 e 4 dispongono l’elezione diretta, a suffragio universale, del Presidente del Consiglio dei Ministri; l’elezione avverrebbe contestualmente a quella delle Camere in modo da rendere evidente il collegamento tra il candidato Presidente e le liste che lo sostengono. Queste liste, in caso di vittoria, godrebbero di un premio che garantirebbe la maggioranza parlamentare al Presidente eletto.
In sostanza si introdurrebbe in Costituzione l’obbligatorietà di una legge elettorale
maggioritaria rendendo impossibile, in futuro, che si voti in base al criterio proporzionale. Il Presidente deve, comunque, essere eletto in una delle due Camere,
cioè, deve cioè essere un parlamentare.
La proposta contenuta nel Disegno di Legge rende il Presidente della Repubblica una figura di rappresentanza che nomina il Presidente del Consiglio già eletto e scioglie le Camere in circostanze minuziosamente previste dalla legge. In sostanza due poteri del Presidente della Repubblica, previsti dall’attuale ordinamento costituzionale, diventerebbero due suoi formali adempimenti.
E’ evidente, inoltre, che se il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento e quello del Consiglio è eletto dal Popolo, si stabilisce uno squilibrio di potere e di autorevolezza tra le due figure.
Nel caso in cui competessero, ad esempio tre o quattro coalizioni, la vincente potrebbe avere una maggioranza molto relativa (anche attorno al 30%); la riforma prevede che essa otterrebbe il 55% di seggi in ogni Camera, ovvero la maggioranza assoluta; un rimando alla fascista Legge Acerbo del 1923. In tal modo il Parlamento avrebbe vita facile nell’elezione del Presidente della Repubblica e nel controllo della Corte Costituzionale e degli altri Organi di garanzia. Il tutto sotto il dominio assoluto di un Presidente del Consiglio dotato, di fatto, di un potere di vita e di morte sul Parlamento stesso.
Da anni sono in atto tentativi di cambiamento della Costituzione (2006 e 2016) che gli elettori hanno sventato ritenendo che essa non possa essere modificata in singoli articoli con il pericolo che ne venga stravolto tutto l’impianto.
Da diverse Legislature il Parlamento non svolge più, autonomamente, il suo ruolo centrale di legiferazione; è continuamente vincolato al potere esecutivo che decreta per urgenza, o presunta tale, con reiterate richieste di fiducia; con questa riforma e le altre in elaborazione, si sconvolgerebbe ulteriormente il bilanciamento fra i tre Poteri dello Stato a tutto vantaggio del Potere Esecutivo.
Riteniamo che, invece di continue modifiche, la Costituzione avrebbe bisogno di essere attuata compiutamente, soprattutto riguardo ai “Principi Fondamentali”.
Esso ha lo scopo di garantirgli una legittimazione popolare e di farne il decisore politico nazionale; insomma; si tratterebbe della costituzionalizzazione dell’investitura del Capo. Una democrazia non ha bisogno di questo, bensì di un rafforzamento del Parlamento e di una Cittadinanza attiva e consapevole che partecipi al dibattito democratico.
Si riconferma la direttrice che da trent’anni ed a tutti i livelli della struttura dello Stato e degli Enti Locali, ha portato e porta verso una crescente personalizzazione della politica, collegata ad un rafforzamento degli Organi Esecutivi, a discapito di quelli Legislativi; dei Presidenti di Regione e dei Sindaci a discapito dei rispettivi Organi Consigliari.
Lo si vede anche sotto l’aspetto semantico: Il Presidente del Consiglio è spesso denominato “Capo del Governo”, “Primo Ministro” o “Premier”; il Presidente di Regione è il “Governatore” (termini impropri mai citati nella Costituzione)
Il Disegno di Legge modifica gli articoli 59, 88, 92, 94 della Costituzione.
• L’art. 1 abolisce la possibilità, da parte del Presidente della Repubblica, di nominare Senatori a vita ”Cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti”. Alla faccia della valorizzazione del merito, tante volte declamata da questo Governo!
• L’art. 2 elimina il comma dell’art. 88 che permetteva lo scioglimento anche di una sola Camera.
• Gli articoli 3 e 4 dispongono l’elezione diretta, a suffragio universale, del Presidente del Consiglio dei Ministri; l’elezione avverrebbe contestualmente a quella delle Camere in modo da rendere evidente il collegamento tra il candidato Presidente e le liste che lo sostengono. Queste liste, in caso di vittoria, godrebbero di un premio che garantirebbe la maggioranza parlamentare al Presidente eletto.
In sostanza si introdurrebbe in Costituzione l’obbligatorietà di una legge elettorale
maggioritaria rendendo impossibile, in futuro, che si voti in base al criterio proporzionale. Il Presidente deve, comunque, essere eletto in una delle due Camere,
cioè, deve cioè essere un parlamentare.
La proposta contenuta nel Disegno di Legge rende il Presidente della Repubblica una figura di rappresentanza che nomina il Presidente del Consiglio già eletto e scioglie le Camere in circostanze minuziosamente previste dalla legge. In sostanza due poteri del Presidente della Repubblica, previsti dall’attuale ordinamento costituzionale, diventerebbero due suoi formali adempimenti.
E’ evidente, inoltre, che se il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento e quello del Consiglio è eletto dal Popolo, si stabilisce uno squilibrio di potere e di autorevolezza tra le due figure.
Nel caso in cui competessero, ad esempio tre o quattro coalizioni, la vincente potrebbe avere una maggioranza molto relativa (anche attorno al 30%); la riforma prevede che essa otterrebbe il 55% di seggi in ogni Camera, ovvero la maggioranza assoluta; un rimando alla fascista Legge Acerbo del 1923. In tal modo il Parlamento avrebbe vita facile nell’elezione del Presidente della Repubblica e nel controllo della Corte Costituzionale e degli altri Organi di garanzia. Il tutto sotto il dominio assoluto di un Presidente del Consiglio dotato, di fatto, di un potere di vita e di morte sul Parlamento stesso.
Da anni sono in atto tentativi di cambiamento della Costituzione (2006 e 2016) che gli elettori hanno sventato ritenendo che essa non possa essere modificata in singoli articoli con il pericolo che ne venga stravolto tutto l’impianto.
Da diverse Legislature il Parlamento non svolge più, autonomamente, il suo ruolo centrale di legiferazione; è continuamente vincolato al potere esecutivo che decreta per urgenza, o presunta tale, con reiterate richieste di fiducia; con questa riforma e le altre in elaborazione, si sconvolgerebbe ulteriormente il bilanciamento fra i tre Poteri dello Stato a tutto vantaggio del Potere Esecutivo.
Riteniamo che, invece di continue modifiche, la Costituzione avrebbe bisogno di essere attuata compiutamente, soprattutto riguardo ai “Principi Fondamentali”.
ANPI Sezione Brianza Meratese