Caso Italcementi: richiesti i dati all’Università di Tor Vergata

Si è tornati a parlare del caso Italcementi in sede di assise provinciale a Lecco. Lunedì sera il consigliere Stefano Simonetti, rispondendo al question time presentato dal collega Giovanni Ghislandi, ha fornito alcuni importanti aggiornamenti ricordando innanzitutto dell’avvio da parte del cementificio di Calusco d’Adda dell’attività di sperimentazione. 

L’attività, iniziata lo scorso 15 aprile, è durata quattro settimane. In questo periodo è stata possibile una gestione dell’impianto esistente utilizzando combustibile solido secondario prodotto da rifiuti Css e altri con un elevato potere calorifico fino a un quantitativo massimo di 8 tonnellate all’ora, per un totale di 192 tonnellate al giorno. In questa fase, denominata “0B” è stato possibile usare Combustibile Solido Secondario (CSS), plastiche, gomme, pneumatici fuori uso, coriandolo di matrice plastica e biomasse legnose. 
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L’azienda, oltre ad aver fornito dettagli e informazioni tecniche sugli impianti di ricezione e dosaggio del combustibile, sulla adeguatezza dei relativi sistemi di aspirazione e sulle modalità di conduzione della sperimentazione, ha specificato che la categoria di rifiuti non pericolosi CSS che ha utilizzato afferisce alla tipologia dell’elenco europeo dei rifiuti. Sono state rese noti inoltre gli otto fornitori di questi rifiuti. Aziende delle province di Bergamo, Varese, Biella, Alessandria, Mantova, Brescia e Milano. 

È stata prevista l’acquisizione di campioni di materiali e combustibili per le analisi e sono stati inoltre eseguiti campionamenti settimanali per la determinazione dei micro-inquinanti organici e inorganici aggiuntivi rispetto ai parametri acquisti dal sistema di monitoraggio in continuo. 

Terminato il periodo di sperimentazione verrò convocato il tavolo di consultazione aperto agli enti coinvolti nella questione. Provincia di Lecco ha già comunicato la propria disponibilità a partecipare. 

Per quanto concerne il risvolto legale della faccenda, Simonetti ha informato che in merito ai ricorsi avversi il provvedimento di diniego tacito di ATS Bergamo e ATS Brianza formatosi sull’istanza di accesso agli atti dei comuni (rappresentati da Robbiate come ente capofila), in seguito all’impegno assunto dalle ATS di mettere a disposizione i dati richiesti i Comuni hanno presentato istanza di cessata materia del contendere. 

In merito al ricorso avverso le determinazioni della provincia di Bergamo di autorizzazione alla variante sostanziale di Italcementi invece il Tar ha fissato l’udienza per il 18 dicembre 2024. 

Infine, in merito alla richiesta del Comune di Robbiate ad Arpa volta a ottenere le mappe di ricaduta degli inquinanti emessi dallo stabilimento Italcementi, il consigliere Simonetti ha ricordato che Arpa nel proprio riscontro ha indicato di essere in possesso solo dello studio modellistico delle ricadute datato maggio 2021, e non dei dati richiesti. Alla luce di questa richiesta, i Comuni coinvolti hanno valutato con lo studio legale che li segue di inoltrare direttamente la richiesta di accesso agli atti direttamente all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, che è stata incaricata direttamente da Italcementi di redarre lo studio epidemiologico depositato a suo tempo. Non è ancora noto l’esito di questa richiesta. 
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“È volontà ferma della Provincia di Lecco seguire con attenzione la vicenda. Continueremo a farci parte attiva al fine di giungere alla redazione di uno studio epidemiologico ambientale di corte, residenziale e retrospettivo ante operam o in alternativa di uno studio epidemiologico analitico retrospettivo di tipo caso controllo finalizzato ad arricchire il quadro conoscitivo” ha dichiarato Simonetti, definendo poi “grave” il modo in cui le Ats hanno risposto alle richieste dei Comuni. “Chi chiedeva questi dati era una provincia insieme a diversi Comuni. Quel rinnovo tacito, che ha portato a un ricorso al Tar e alla consegna di quella parziale documentazione, e a una dichiarazione di venuta meno della materia del contendere con compensazione delle spese, è stato un atto grave, perché gli interlocutori erano enti pubblici. Le spese legali potevano essere evitate”. 

Il consigliere Ghislandi si è detto soddisfatto della risposta e ha condiviso l’ultima riflessione del collega Simonetti. “La cosa che mi ha stupito è che in questa vicenda sia mancato un principio basilare dell’ordinamento, ovvero la leale collaborazione tra enti. Sono stupito del fatto di dover ricorrere al Tar per ottenere la documentazione da Ats Bergamo e Ats Brianza, che si sono trincerati dietro un silenzio diniego. Mi auguro che questa sia una spiacevole parentesi”. 
E.Ma.
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