Merate: educazione al fine vita e la morte digitale con l'associazione Fabio Sassi
In occasione della Giornata del Sollievo e del 35° anno dalla fondazione, sabato 25 maggio l'associazione Fabio Sassi ha organizzato presso l'Auditorium del Collegio Villoresi di Merate un convegno pubblico dal titolo "Alla fine dei conti", per riflettere sul dopo vita in un'epoca che spesso tenta di occultare la morte, cercando di esorcizzarla con l'illusione di una vita eterna priva di sofferenze, decadimento, malattie e lutti. Per fare ciò l'associazione ha invitato come relatori Ines Testoni, docente di Psicologia sociale e direttrice del Master Endlife dell'Università di Padova, e Davide Sisto, docente universitario e tanatologo, che attraverso le loro esperienze di studio hanno affrontato due aspetti diversi ma essenziali relativi al dopo vita: Death Education e Digital Death.
"La Death Education – ha spiegato nel suo intervento la docente Testoni – è un approccio educativo che promuove l'accettazione della morte come parte naturale della vita. Si tratta di una strategia inserita in un percorso, adatto a tutte le età, che incoraggia un confronto realistico con la morte e mira a valorizzare la vita. Tutti gli esseri viventi nascono e muoiono ed è bene comprendere e accettare la perdita attraverso il dialogo e la riflessione, smantellando le difese che le persone erigono contro la morte". Originata negli anni '70 negli Stati Uniti dal gruppo interdisciplinare Death Awareness, che ha poi fondato l'Association for Death Education and Counselling, questa metodologia ha dimostrato che sviluppare una consapevolezza sana della mortalità sin da piccoli aiuta a vivere meglio. La professoressa Testoni ha notato come, sebbene inizialmente accolta con scetticismo, la Death Education sia stata adottata nel nostro contesto solo all'inizio del nuovo millennio, permettendo la creazione di percorsi formativi strutturati per diverse età e situazioni.
L'educazione alla morte, ha aggiunto la docente, agisce a livello cognitivo, emotivo, psicologico e relazionale, incoraggiando la condivisione delle esperienze di morte in vari contesti. "A spasso per la vita", nello specifico, consiste in un progetto portato avanti dalla professoressa e incentrato sull'educazione alla morte per bambini della scuola primaria. Questo programma utilizza laboratori creativi e narrativi per esplorare tre fasi fondamentali dell'esistenza secondo la cultura occidentale: nascita, trasformazione e morte. "Il concetto di morte è difficile da accettare, non solo per i bambini e gli adolescenti, ma anche per gli adulti. Sebbene la completa interiorizzazione di questo concetto sia complessa, affrontare l'argomento fin da piccoli all'interno del ciclo della vita aiuta una graduale comprensione e maturazione verso l'accettazione, sia essa completa o parziale, nel corso dell'esistenza" ha concluso la professoressa Testoni.
E' poi intervenuto il docente Sisto, il quale ha voluto affrontare una tematica che molto spesso non viene associata alla morte, ovvero la Digital Death. Dal 2014, il professor Sisto si dedica allo studio interdisciplinare di come la cultura digitale stia trasformando il rapporto umano con la morte, il lutto, la memoria e l'immortalità. Ha sottolineato come l'uso quotidiano del web e la costante produzione di dati digitali personali influenzino non solo la vita pubblica e privata, ma anche la dimensione post mortem di ogni individuo. "Tutti noi ormai lasciamo in rete una quantità enorme di informazioni e tracce digitali, spesso inconsapevolmente. Questi dati, una volta che la vita termina, possono avere effetti imprevedibili sulla memoria e sull'esistenza degli altri. Non possiamo sapere con certezza per quanto tempo queste informazioni rimarranno online, se diventeranno obsolete o se saranno accessibili in futuro. La rete è popolata dalle ombre dei defunti che continuano a vivere spettralmente attraverso parole e immagini".
Per esprimere al meglio questo concetto, Sisto ha presentato come il social network facebook sia diventato negli anni il più grande cimitero digitale esistente. "Considerando che oltre il 21,5% della popolazione mondiale possiede un account Facebook, escludendo un significativo numero di profili falsi, e che ogni giorno muoiono centinaia di migliaia di persone, si stima che quotidianamente circa 33.000 utenti di Facebook muoiano. Attualmente, la piattaforma di Mark Zuckerberg ha circa 50 milioni di utenti deceduti. Secondo alcune previsioni entro il 2100 il numero di profili di utenti defunti supererà quello degli utenti vivi, a meno che Facebook non smetta di essere utilizzato prima". Concludendo il suo intervento, il professor Sisto ha sottolineato l'importanza di comprendere le implicazioni della Digital Death nel contesto della nostra società, dove la presenza continua dei defunti nel cyberspazio rende inevitabile un nuovo modo di affrontare il lutto e la memoria.
Il convegno si è poi concluso con la presentazione da parte di Marco Pollarolo, narratore ed antropologo, e Stefano Giorgi, videoartista, dello spettacolo di narrazione "Ubbikaai – La madre muerte", con lo scopo di, attraverso l'uso delle fiabe tradizionali originarie di diversi continenti, guardare alla celebrazione della morte come celebrazione della vita.
"La Death Education – ha spiegato nel suo intervento la docente Testoni – è un approccio educativo che promuove l'accettazione della morte come parte naturale della vita. Si tratta di una strategia inserita in un percorso, adatto a tutte le età, che incoraggia un confronto realistico con la morte e mira a valorizzare la vita. Tutti gli esseri viventi nascono e muoiono ed è bene comprendere e accettare la perdita attraverso il dialogo e la riflessione, smantellando le difese che le persone erigono contro la morte". Originata negli anni '70 negli Stati Uniti dal gruppo interdisciplinare Death Awareness, che ha poi fondato l'Association for Death Education and Counselling, questa metodologia ha dimostrato che sviluppare una consapevolezza sana della mortalità sin da piccoli aiuta a vivere meglio. La professoressa Testoni ha notato come, sebbene inizialmente accolta con scetticismo, la Death Education sia stata adottata nel nostro contesto solo all'inizio del nuovo millennio, permettendo la creazione di percorsi formativi strutturati per diverse età e situazioni.
L'educazione alla morte, ha aggiunto la docente, agisce a livello cognitivo, emotivo, psicologico e relazionale, incoraggiando la condivisione delle esperienze di morte in vari contesti. "A spasso per la vita", nello specifico, consiste in un progetto portato avanti dalla professoressa e incentrato sull'educazione alla morte per bambini della scuola primaria. Questo programma utilizza laboratori creativi e narrativi per esplorare tre fasi fondamentali dell'esistenza secondo la cultura occidentale: nascita, trasformazione e morte. "Il concetto di morte è difficile da accettare, non solo per i bambini e gli adolescenti, ma anche per gli adulti. Sebbene la completa interiorizzazione di questo concetto sia complessa, affrontare l'argomento fin da piccoli all'interno del ciclo della vita aiuta una graduale comprensione e maturazione verso l'accettazione, sia essa completa o parziale, nel corso dell'esistenza" ha concluso la professoressa Testoni.
E' poi intervenuto il docente Sisto, il quale ha voluto affrontare una tematica che molto spesso non viene associata alla morte, ovvero la Digital Death. Dal 2014, il professor Sisto si dedica allo studio interdisciplinare di come la cultura digitale stia trasformando il rapporto umano con la morte, il lutto, la memoria e l'immortalità. Ha sottolineato come l'uso quotidiano del web e la costante produzione di dati digitali personali influenzino non solo la vita pubblica e privata, ma anche la dimensione post mortem di ogni individuo. "Tutti noi ormai lasciamo in rete una quantità enorme di informazioni e tracce digitali, spesso inconsapevolmente. Questi dati, una volta che la vita termina, possono avere effetti imprevedibili sulla memoria e sull'esistenza degli altri. Non possiamo sapere con certezza per quanto tempo queste informazioni rimarranno online, se diventeranno obsolete o se saranno accessibili in futuro. La rete è popolata dalle ombre dei defunti che continuano a vivere spettralmente attraverso parole e immagini".
Per esprimere al meglio questo concetto, Sisto ha presentato come il social network facebook sia diventato negli anni il più grande cimitero digitale esistente. "Considerando che oltre il 21,5% della popolazione mondiale possiede un account Facebook, escludendo un significativo numero di profili falsi, e che ogni giorno muoiono centinaia di migliaia di persone, si stima che quotidianamente circa 33.000 utenti di Facebook muoiano. Attualmente, la piattaforma di Mark Zuckerberg ha circa 50 milioni di utenti deceduti. Secondo alcune previsioni entro il 2100 il numero di profili di utenti defunti supererà quello degli utenti vivi, a meno che Facebook non smetta di essere utilizzato prima". Concludendo il suo intervento, il professor Sisto ha sottolineato l'importanza di comprendere le implicazioni della Digital Death nel contesto della nostra società, dove la presenza continua dei defunti nel cyberspazio rende inevitabile un nuovo modo di affrontare il lutto e la memoria.
Il convegno si è poi concluso con la presentazione da parte di Marco Pollarolo, narratore ed antropologo, e Stefano Giorgi, videoartista, dello spettacolo di narrazione "Ubbikaai – La madre muerte", con lo scopo di, attraverso l'uso delle fiabe tradizionali originarie di diversi continenti, guardare alla celebrazione della morte come celebrazione della vita.
Matteo Pennati