Un Presidente del Consiglio riceve un condannato per omicidio. E’ sbalorditivo
Che il periodo post pandemia è pazzesco e frantumante è nelle cose, che la realtà è complessa e per nulla lineare è follemente vero, che la destra è al governo, è un fatto di realtà. Ma è la prima volta che un Presidente del Consiglio riceve un detenuto con la condanna all’ergastolo per una sentenza di omicidio: è sbalorditivo, inusuale, fuori dal protocollo ed è forse poco rispettoso delle regole e del ruolo svolto. Il tutto è giustificato e mediatizzato per dare un’immagine forte della leader. Le regole contano solo quando contano.
Che il detenuto, tenuto in carcere all’estero, sia stato rimpatriato, grazie al lavoro diplomatico, svolto dai ministeri competenti, prima e adesso, ben venga. Però, la stessa procedura andrebbe fatta con efficienza ed efficacia anche per tutte le altre persone detenute all’estero. La questione apre una finestra importante e riguarda il diritto internazionale, le pratiche procedurali almeno per i paesi occidentali. È un problema politico che coinvolge in primis l’Europa. Infatti, c’è la necessità di costruire un diritto europeo e delle procedure importanti che riguardino il penale, il civile e il commerciale. Ma tutto tace.
Che il detenuto, tenuto in carcere all’estero, sia stato rimpatriato, grazie al lavoro diplomatico, svolto dai ministeri competenti, prima e adesso, ben venga. Però, la stessa procedura andrebbe fatta con efficienza ed efficacia anche per tutte le altre persone detenute all’estero. La questione apre una finestra importante e riguarda il diritto internazionale, le pratiche procedurali almeno per i paesi occidentali. È un problema politico che coinvolge in primis l’Europa. Infatti, c’è la necessità di costruire un diritto europeo e delle procedure importanti che riguardino il penale, il civile e il commerciale. Ma tutto tace.
Mancano solo tre settimane per il rinnovo del Parlamento Europeo e da parte dei partiti presenti nel Parlamento Italiano non ci sono proposte concrete su che cosa si deve fare se non le generiche contrapposizioni banalizzanti da parte dei due grossi schieramenti tra centrodestra e centrosinistra.
Sul grande problema delle politiche ecologiche, energetiche, climatiche che sono al centro del cambiamento socioeconomico, a parte gli slogan di programmi articolati e concreti c’è poco o nulla.
La stessa questio la riscontriamo per le politiche sociali dell’integrazione, dell’immigrazione, delle politiche del welfare state, della sicurezza riguardante la criminalità organizzata, del fisco europeo, della politica estera, della politica della difesa e di come va riformata l’organizzazione della governance. Insomma, le tematiche sono tante e complesse, perché complesso è governare e trovare soluzioni più opportune per il futuro.
La pandemia ci ha insegnato o dovrebbe averci insegnato che ci sono cose che riguardano la sopravvivenza della specie umana che vanno affrontate con politiche sanitarie a livello globale e non a livello localistico. C’è in atto una politica commerciale di occupazione anarchica della conquista dei satelliti, per cercare delle risorse future, ma non sappiamo cosa intende fare l’Europa. C’è un futuro là fuori che ci sta guardando, che va conosciuto e non lasciato al caso. Il caso è ambivalente, ha in sé la vita e la morte e chiama in causa l’intelligenza artificiale, la tecnica, la tecnologia, la scienza. La politica è l’arte indispensabile necessaria per governare democraticamente i processi.
Come sosteneva Karl Popper la democrazia per definizione è aperta e ha bisogno dei cittadini: «La società è aperta a più valori, a più visioni del mondo filosofiche e a più fedi religiose, ad una molteplicità di proposte per la soluzione di problemi concreti e alla maggior quantità di critica. La società aperta è aperta al maggior numero possibile di idee e ideali differenti, e magari contrastanti. Ma, pena la sua autodissoluzione, non di tutti: la società aperta è chiusa solo agli intolleranti.»
Una società chiusa, un Europa chiusa, autocratica, governata da pochi nel nome del potere dell’efficienza e dell’efficacia è una democrazia che porta inevitabilmente al conflitto sociale.
L’autocrate è un soggetto politico che è allucinato dall’idea che esista un paradiso sociale chiuso agli altri.
I politici bisticciano, cazzeggiano soltanto su delle banalità. È ora che in questi quindici giorni i Candidati al Parlamento Europeo dicano qualcosa di concreto con argomenti prospettici.
Manifestoni con candidati che mostrano fuciletti per sbattere un uovo strapazzato fanno bene solo agli occhi dei miopi.
dr. Enrico Magni