Comodamente sedute/127: l'albero di Giuda e quei... 'nonostante tutto'

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Giovanna Fumagalli Biollo
In occasione di un compleanno la mia famiglia mi aveva regalato quello che comunemente viene chiamato l’albero di Giuda.
Ne aveva scoperto l’esistenza mio marito e ci teneva a trovargli uno spazio nel nostro giardino, perché è una pianta la cui fioritura ha inizio nel mese di marzo  quando appunto cade il mio compleanno.
Incuriosita sono andata a leggere la sua storia e la ragione per cui porta questo nome, e  ho scoperto cose molto interessanti su questo albero.
L’albero di Giuda è una pianta perenne molto facile da coltivare: si adatta ovunque, richiede poche cure, resiste alla siccità e all’esposizione al sole e inoltre si adatta bene a qualunque tipo di terreno. La storia è legata al suo nome, che ricorda la pianta scelta da Giuda per togliersi la vita dopo aver tradito Gesù.
“La leggenda narra che Giuda, dopo aver baciato e tradito il suo Messia, avesse deciso di impiccarsi proprio lì sotto: questo ne farebbe dunque l’albero del tradimento, secondo la Bibbia. I cristiani odiarono questa pianta una volta scoperto il collegamento, ma Dio – compreso il gesto dell’apostolo – avrebbe donato un’abbondante fioritura alla pianta per farle riacquistare consensi.  
In Spagna invece, le coppie si baciano sotto l’albero di Giuda perché segno di buon auspicio e di un amore felice. Per i romani, invece, simboleggiava l’inizio del nuovo anno: la sua fioritura avviene normalmente in primavera, con precisione in un arco temporale non troppo distante dal suo equinozio; sembra che in questi casi fosse proprio il simbolo dell’arrivo della nuova stagione e fosse alla base di riti molto antichi”. 
Ho anche scoperto che i fiori di Giuda sono commestibili, sia cotti che crudi: possono essere fritti o accompagnare un’insalata; altrimenti si possono aggiungere anche a zuppe o a minestre, ma c’è a chi piacciono anche conservati sottaceto o in salamoia. (anche se non credo troverò mai il coraggio di assaggiarli!).
La sua capacità di resistere in condizioni avverse lo rende un simbolo di resilienza, quella stessa resilienza che gli ha permesso di fiorire nonostante le temperature rigide di questi giorni, nonostante ogni tanto sorprenda i miei gatti farsi le unghie sul suo esile tronco, nonostante non gli dedichi le stesse attenzioni che riservo alle mie piante da frutto.
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Nonostante.
Mi piace questa parola, perché racconta tante cose.
Racconta di un prima che c’è stato e non è mai da buttare via e di un dopo che certamente seguirà.
Racconta dell’impegno che ci proviamo a mettere per cercare di far funzionare le cose, nonostante tutto.
Nonostante la fatica di mettere un passo davanti all’altro e continuare a camminare anche se certi giorni non sai verso dove.
Nonostante le fragilità che ci portiamo addosso come vestiti logori, fatti di ferite e cicatrici che rimangono come ricordi sospesi.
Nonostante quel vuoto di pancia che sale su fino al cuore senza che tu possa fare niente per fermarlo, nato da un amore finito, da un figlio perduto, da un sogno dimenticato per strada.
Nonostante i nostri limiti, i nostri confini non sempre tracciati da noi, più spesso imposti da altri.
Nonostante la paura del fallimento che mina le nostre certezze,
della solitudine che ci fa compiere scelte sbagliate,
dell’abbandono che ci impone di rimanere anziché fuggire.   
Nonostante tutto.
Se l’albero di Giuda continua a fiorire sfidando queste temperature inspiegabilmente rigide a Maggio, possiamo farlo anche noi.
Possiamo abitarci pure noi dentro quel nonostante tutto e scoprire di trovarci sorprendentemente bene.
Perché è la frase della speranza che ci ricorda che esiste sempre, sempre, sempre, una valida, validissima ragione per vivere.

“Lloyd, continua a piovere e il cielo è grigio”
“E nonostante questo i passeri cantano comunque, sir”
“Però loro possono trovare riparo tra i rami degli alberi, Lloyd”
“E noi tra le braccia di chi ci vuole bene, sir”
“Buona mattina, Lloyd”
“Anche a lei, sir”

Una buona domenica a tutti voi e se volete raccontarmi i vostri “nonostante tutto” vi ricordo che potete scrivermi a gio.fumagalli66@gmail.com oppure passare dal mio blog www.comodamentesedute.com per un saluto.
Rubrica a cura di Giovanna Fumagalli Biollo
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