Merate, ‘forum’: esperienza, immaginazione, realismo. Il profilo di Massimo Panzeri, Dario Perego e Mattia Salvioni
Che quella formalmente aperta col deposito di liste e programmi sia una campagna elettorale particolarmente sentita è fuor di dubbio. E noi, ingenui e timorosi, abbiamo sbagliato sede preferendo la più modesta sala civica di viale Lombardia all’imperiale Auditorium di palazzo Tettamanti. Col risultato di costringere una metà delle ben oltre duecento persone presenti a seguire il confronto elettorale appoggiati ai muri perimetrali, interni e esterni. Oppure a tornare a casa riservandosi di leggere il resoconto il giorno dopo.
Una serata sicuramente frizzante, movimentata dai sostenitori dei tre candidati, ed in particolare dal forte gruppo che affianca il giovane Mattia Salvioni.
La collega Luisa Biella ha aperto il confronto ricordando che la prossima sarà la 18.ma consigliatura dal 1946 e, ma solo in caso di vittoria di Salvioni, la città avrà il suo 14.mo sindaco. Viceversa in caso di vittoria di Massimo Panzeri o di Dario Perego, resterà al 13.mo.
Il professor Stefano Motta, già preside del collegio Villoresi di Merate, attentissimo osservatore delle cose di casa nostra pur abitando a Desio ha coordinato il forum con rara maestria.
Gliene siamo grati. A Merate ha già regalato serate di grande valore culturale, soprattutto dedicate al “suo” Alessandro Manzoni. E ieri sera ha condotto per mano il confronto mantenendolo di elevato spessore e di buona creanza.
Ogni valutazione è opinabile. Teniamo la distanza. L’impressione, tuttavia è di avere a disposizione tre soggetti comunque diversi, molto diversi, tra loro; per storia personale, per esperienza, persino per epoca.
Dario Perego ha attraversato la prima repubblica caricandosi di contenuti ideali, quelli espressi dalla Dc e fatti propri nel decennio 1975-1985 trascorso tra le file dei consiglieri di maggioranza, manifestati poi nei nove anni di sindaco. Come qualunque persona con un certo numero di anni sulle spalle volge spesso lo sguardo allo specchietto retrovisore. Ma un visionario resta sempre tale. Esperienza, cultura e fantasia segnano l’inevitabile rottura con l’attuale gestione della cosa pubblica. Tuttavia la ripresa dopo una lunga sosta è sempre complicata; ricorda un motore diesel rimasto spento a lungo. Ha bisogno di tempo per restituire tutta la sua potenza.
Massimo Panzeri è naturalmente il più esposto alle critiche. Come sindaco uscente ha difeso le scelte fatte, ha puntato sulle 90 opere realizzate (anche se noi, a memoria, eravamo fermi a 49), ma si è trovato in difficoltà rispetto al tema dominante, l’ospedale insistendo – crediamo in buona fede – sull’assunto che è stato l’allarmismo a ridurre l’attrattività del presidio, confondendo così le cause con gli effetti. Una sana autocritica per non aver contrastato l’ex Direttore generale, sostenuto dal sottosegretario Mauro Piazza, riferimento dello stesso Panzeri, avrebbe placato le contestazioni. Un po’ di psicologia della comunicazione gli avrebbe giovato. Sulla questione via Verdi ha saputo dribblare le critiche rassicurando tutti che gli interventi di messa in sicurezza arriveranno, in ritardo a causa della società cui sono stati affidati i lavori, ma arriveranno. Tamponando sul nascere un fronte di critica pericoloso. Non gli ha certo giovato l’intervento dell’esponente di Fratelli d’Italia Antonella Pellegri, subissata da critiche e fischi. E’ troppo delicato e importante il tema ospedale per ridurlo a un comizio elettorale.
Mattia Salvioni è giovane. In tutti i sensi. Ottimo affabulatore, disegnatore di voli ad altissima quota, straordinariamente capace di rivestire con l’abito migliore un contenuto spesso teorico, un’astrazione, un faremo, realizzeremo, disegneremo, programmeremo. Chiede in sostanza un atto di fede su un testo che raccoglie di tutto e lo coniuga al futuro. Indubbiamente è bravo. Non ha negato l’evidenza, incalzato da Panzeri: era segretario di circolo del PD fino a due settimane prima di annunciare la sua “discesa in campo”. E il PD è l’asse portante della sua lista. Ma Salvioni del Piddino che domina l’immaginario ha ben poco. E cerca di ridurre anche quel poco per presentarsi come la vera novità civica, tra due elefanti della politica cittadina che un timbro partitico l’hanno o l’hanno avuto addosso. Indubbiamente ha saputo insufflare in tanti corpi, dinamici per età, la passione per la cosa pubblica. E questo è un bene per l’intera città. Una squadra nuova che fa ben sperare per il futuro di Merate. Volti freschi che si fatica a vedere così numerosi nelle altre liste. Ma per completare la transizione Salvioni dovrà allontanarsi ancora di più dalle figure storiche più ideologizzate che potrebbero restringere il suo percorso verso un vero cambiamento. Insomma, temiamo che avrà più ostacoli all’interno che all’esterno.
In conclusione una bella serata, partecipata come non si vedeva da molto tempo. E questo è il bene più prezioso, vinca Massimo Panzeri, Dario Perego o Mattia Salvioni. A tutti loro, il nostro grazie per metterci la faccia e impegnare tanto tempo a favore della nostra Comunità.
Per chiudere i doverosi ringraziamenti: a Passoni fiori l'allestimento floreale, al personale tecnico e di accoglienza per la cortesia e disponibilità e all'Arma dei Carabinieri per la presenza puntuale e discreta durante l'intero evento.
Una serata sicuramente frizzante, movimentata dai sostenitori dei tre candidati, ed in particolare dal forte gruppo che affianca il giovane Mattia Salvioni.
La collega Luisa Biella ha aperto il confronto ricordando che la prossima sarà la 18.ma consigliatura dal 1946 e, ma solo in caso di vittoria di Salvioni, la città avrà il suo 14.mo sindaco. Viceversa in caso di vittoria di Massimo Panzeri o di Dario Perego, resterà al 13.mo.
Il professor Stefano Motta, già preside del collegio Villoresi di Merate, attentissimo osservatore delle cose di casa nostra pur abitando a Desio ha coordinato il forum con rara maestria.
Gliene siamo grati. A Merate ha già regalato serate di grande valore culturale, soprattutto dedicate al “suo” Alessandro Manzoni. E ieri sera ha condotto per mano il confronto mantenendolo di elevato spessore e di buona creanza.
Ogni valutazione è opinabile. Teniamo la distanza. L’impressione, tuttavia è di avere a disposizione tre soggetti comunque diversi, molto diversi, tra loro; per storia personale, per esperienza, persino per epoca.
Dario Perego ha attraversato la prima repubblica caricandosi di contenuti ideali, quelli espressi dalla Dc e fatti propri nel decennio 1975-1985 trascorso tra le file dei consiglieri di maggioranza, manifestati poi nei nove anni di sindaco. Come qualunque persona con un certo numero di anni sulle spalle volge spesso lo sguardo allo specchietto retrovisore. Ma un visionario resta sempre tale. Esperienza, cultura e fantasia segnano l’inevitabile rottura con l’attuale gestione della cosa pubblica. Tuttavia la ripresa dopo una lunga sosta è sempre complicata; ricorda un motore diesel rimasto spento a lungo. Ha bisogno di tempo per restituire tutta la sua potenza.
Massimo Panzeri è naturalmente il più esposto alle critiche. Come sindaco uscente ha difeso le scelte fatte, ha puntato sulle 90 opere realizzate (anche se noi, a memoria, eravamo fermi a 49), ma si è trovato in difficoltà rispetto al tema dominante, l’ospedale insistendo – crediamo in buona fede – sull’assunto che è stato l’allarmismo a ridurre l’attrattività del presidio, confondendo così le cause con gli effetti. Una sana autocritica per non aver contrastato l’ex Direttore generale, sostenuto dal sottosegretario Mauro Piazza, riferimento dello stesso Panzeri, avrebbe placato le contestazioni. Un po’ di psicologia della comunicazione gli avrebbe giovato. Sulla questione via Verdi ha saputo dribblare le critiche rassicurando tutti che gli interventi di messa in sicurezza arriveranno, in ritardo a causa della società cui sono stati affidati i lavori, ma arriveranno. Tamponando sul nascere un fronte di critica pericoloso. Non gli ha certo giovato l’intervento dell’esponente di Fratelli d’Italia Antonella Pellegri, subissata da critiche e fischi. E’ troppo delicato e importante il tema ospedale per ridurlo a un comizio elettorale.
Mattia Salvioni è giovane. In tutti i sensi. Ottimo affabulatore, disegnatore di voli ad altissima quota, straordinariamente capace di rivestire con l’abito migliore un contenuto spesso teorico, un’astrazione, un faremo, realizzeremo, disegneremo, programmeremo. Chiede in sostanza un atto di fede su un testo che raccoglie di tutto e lo coniuga al futuro. Indubbiamente è bravo. Non ha negato l’evidenza, incalzato da Panzeri: era segretario di circolo del PD fino a due settimane prima di annunciare la sua “discesa in campo”. E il PD è l’asse portante della sua lista. Ma Salvioni del Piddino che domina l’immaginario ha ben poco. E cerca di ridurre anche quel poco per presentarsi come la vera novità civica, tra due elefanti della politica cittadina che un timbro partitico l’hanno o l’hanno avuto addosso. Indubbiamente ha saputo insufflare in tanti corpi, dinamici per età, la passione per la cosa pubblica. E questo è un bene per l’intera città. Una squadra nuova che fa ben sperare per il futuro di Merate. Volti freschi che si fatica a vedere così numerosi nelle altre liste. Ma per completare la transizione Salvioni dovrà allontanarsi ancora di più dalle figure storiche più ideologizzate che potrebbero restringere il suo percorso verso un vero cambiamento. Insomma, temiamo che avrà più ostacoli all’interno che all’esterno.
In conclusione una bella serata, partecipata come non si vedeva da molto tempo. E questo è il bene più prezioso, vinca Massimo Panzeri, Dario Perego o Mattia Salvioni. A tutti loro, il nostro grazie per metterci la faccia e impegnare tanto tempo a favore della nostra Comunità.
Per chiudere i doverosi ringraziamenti: a Passoni fiori l'allestimento floreale, al personale tecnico e di accoglienza per la cortesia e disponibilità e all'Arma dei Carabinieri per la presenza puntuale e discreta durante l'intero evento.
Claudio Brambilla