Ospedale di Merate: Radiologia in crisi di personale, senza tecnici solo urgenze e Pronto soccorso aperto dalle 8 alle 20
Nel tardo pomeriggio di lunedì i sindaci delle conferenze meratese e casatese hanno incontrato presso l'ospedale san Leopoldo Mandic la dirigenza per avere aggiornamenti sul presidio dopo la recente chiusura del punto nascite e sulla situazione più in generale dei vari reparti.
La sensazione che ne hanno tratto è stata di forte sofferenza, di una emergenza ancora incombente e di uno “stato di crisi” tutt'altro che terminato. Anzi. All'orizzonte si prospettano altre decisioni che peseranno tantissimo sul futuro dell'ospedale e sui servizi che esso fornirà al suo bacino di afferenza, se dovessero venire attuate.
Prima fra tutti la possibile riduzione degli orari del pronto soccorso.
La partenza prospettata di tecnici radiologi e l'impossibilità a reperirne altri in sostituzione o a rinforzo, potrebbe portare nel breve a lavorare solo sulle urgenze e a rimandare le attività ordinarie e di laboratorio. Non fornendo inoltre, per esempio la notte, una assistenza al pronto soccorso per diagnosi immediate (fratture, eccc). Questo comporterebbe la scelta di restringere l'apertura solo in orario diurno.
Il reperimento dei radiologi, ha spiegato il direttore generale Marco Trivelli ai sindaci, è un problema a livello regionale. Tale figura non si trova nemmeno negli ospedali vicini e spesso gli ospedali non sono attrattivi. I medici specializzandi preferiscono strutture private dove hanno orari di lavoro ridotti, senza le notti né le festività, e i fine settimana opzionati dai turni di reperibilità.
Diverso è il caso della psichiatria, dove un lieve ottimismo è stato manifestato in quanto ci sarebbe la possibilità di pescare da alcuni concorsi con personale che si sarebbe detto disponibile a prestare servizio in ASST Lecco o comunque a coprire delle turnazioni.
Per anestesisti e infermieri la soluzione resta lontana dal proporsi, ma anche questa è una emergenza a livello nazionale e a soffrirne di più finiscono per essere gli ospedali più piccoli.
Il punto nascite, come già annunciato, difficilmente riaprirà. L'intenzione è quella di proseguire con il mantenimento delle ostetriche per fare un lavoro sul territorio, in sinergia con i consultori per i quali si punta ad un allungamento degli orari.
Un cenno è stato fatto anche alle Case di Comunità per le quali il problema non è tanto “l'edificazione” quanto la creazione di una rete di collegamento tra sanitario e parte assistenziale, anche in termini di risorse umane.
La riunione, durata un paio di ore, non si è conclusa con alcun appuntamento visto l'imminente rinnovo dei consigli comunali e degli stessi presidenti delle due conferenze nonché del presidente dell'ambito Paolo Brivio, anche lui in scadenza di mandato.
La sensazione che ne hanno tratto è stata di forte sofferenza, di una emergenza ancora incombente e di uno “stato di crisi” tutt'altro che terminato. Anzi. All'orizzonte si prospettano altre decisioni che peseranno tantissimo sul futuro dell'ospedale e sui servizi che esso fornirà al suo bacino di afferenza, se dovessero venire attuate.
Prima fra tutti la possibile riduzione degli orari del pronto soccorso.
La partenza prospettata di tecnici radiologi e l'impossibilità a reperirne altri in sostituzione o a rinforzo, potrebbe portare nel breve a lavorare solo sulle urgenze e a rimandare le attività ordinarie e di laboratorio. Non fornendo inoltre, per esempio la notte, una assistenza al pronto soccorso per diagnosi immediate (fratture, eccc). Questo comporterebbe la scelta di restringere l'apertura solo in orario diurno.
Il reperimento dei radiologi, ha spiegato il direttore generale Marco Trivelli ai sindaci, è un problema a livello regionale. Tale figura non si trova nemmeno negli ospedali vicini e spesso gli ospedali non sono attrattivi. I medici specializzandi preferiscono strutture private dove hanno orari di lavoro ridotti, senza le notti né le festività, e i fine settimana opzionati dai turni di reperibilità.
Diverso è il caso della psichiatria, dove un lieve ottimismo è stato manifestato in quanto ci sarebbe la possibilità di pescare da alcuni concorsi con personale che si sarebbe detto disponibile a prestare servizio in ASST Lecco o comunque a coprire delle turnazioni.
Per anestesisti e infermieri la soluzione resta lontana dal proporsi, ma anche questa è una emergenza a livello nazionale e a soffrirne di più finiscono per essere gli ospedali più piccoli.
Il punto nascite, come già annunciato, difficilmente riaprirà. L'intenzione è quella di proseguire con il mantenimento delle ostetriche per fare un lavoro sul territorio, in sinergia con i consultori per i quali si punta ad un allungamento degli orari.
Un cenno è stato fatto anche alle Case di Comunità per le quali il problema non è tanto “l'edificazione” quanto la creazione di una rete di collegamento tra sanitario e parte assistenziale, anche in termini di risorse umane.
La riunione, durata un paio di ore, non si è conclusa con alcun appuntamento visto l'imminente rinnovo dei consigli comunali e degli stessi presidenti delle due conferenze nonché del presidente dell'ambito Paolo Brivio, anche lui in scadenza di mandato.