Merate, viale Verdi: ecco i 5 progetti del concorso di idee Tutti prevedevano pista ciclabile e sicurezza per i pedoni
“Ampia via urbana o suburbana per lo più caratterizzata dalla presenza di alberi piantati lungo il suo percorso, spesso divisa in due, tre, o più carreggiate mediante marciapiedi spartitraffico alberati e, a volte, sistemati a giardino; le carreggiate laterali (controviali) sono quasi sempre utilizzate per il traffico ...”.
Siano comprensivi i lettori ma torniamo sulla questione di via Verdi alla luce di quanto accaduto nei giorni scorsi e dei tantissimi commenti (alcuni sui consueti social . . .). giunti in redazione. Fare chiarezza diventa dunque indispensabile.
Intanto la definizione: lo stradario di Merate classifica l’arteria come viale ma non risponde minimamente ai requisiti sopra esposti dalla Treccani, dal dizionario italiano “Sabatini-Coletti”, dal vocabolario di Aldo Gabrielli ecc.: meglio il sinonimo “stradone” dato che la carreggiata è una sola e le alberature sono assai scarse. Viale Lombardia, si può ben definire tale.
Ma, semantica lessicale a parte, è necessario ribadire alcuni punti centrali.
Come noto Andrea Robbiani avviò il progetto di riqualificare la strada e nella successiva consigliatura Andrea Massironi promosse il concorso di idee “ViviAmoilViale”. Tanti i progetti arrivati, cinque dei quali piazzati in graduatoria e ampiamente illustrati.
E qui sta il punto che sconfessa alcuni post – pochi – flaggati col mi piace – ancora meno – secondo cui la riqualificazione ha conseguito tutti gli obiettivi prefissati.
No, proprio no, cari amici. E per una volta mettiamo da parte le tifoserie e guardiamo i progetti (che alleghiamo a beneficio dei lettori interessati). Tutti hanno come architrave il lancio pieno della “mobilità lenta” a discapito della “mobilità veloce”. Quindi priorità assoluta a pedoni e ciclisti.
Purtroppo il risultato non è stato conseguito. Tutti e cinque i progetti premiati, infatti, prevedono la pista ciclabile, chi sul lato nord, chi sul lato sud. Un progettista ha persino previsto l’inserimento di una striscia che di giorno si carica col sole e di notte si illumina di blu per favorire il passaggio dei ciclisti. Ma la pista ciclabile non c’è.
Tutti si concentrano sull’attraversamento pedonale sicuro soprattutto alle rotatorie: chi con asfalto rialzato, chi con lo spartitraffico per consentire al pedone di superare una corsia alla volta, chi con le strisce pedonali posizionate molto più distanti dagli svincoli in uscita dalle rotonde. Nulla di tutto ciò, però, è stato fatto.
Qualcuno propone i 30 km/h proprio per rendere più sicuro il flusso ciclopedonale, qualche altro per eliminare ostacoli lungo le corsie prevede la sosta degli autobus con apposita rientranza. Ma neanche questi accorgimenti sono stati introdotti.
Insomma sono tanti i suggerimenti offerti dai cinque professionisti, “capigruppo” di altrettanti studi professionali, tutti di architettura (mentre i progetti sono firmati, il primo di base e la risistemazione successiva, solo da ingegneri) ma pochi quelli realmente concretizzati.
Di qui due dati oggettivi: l’obiettivo maggiore sicurezza non è stato conseguito, anzi alle rotatorie i rischi rispetto a prima sono aumentati; e il traffico è cresciuto notevolmente favorito anche dai navigatori che consigliano di “saltare” i semafori di Cernusco per coloro che dalla SP 54 devono raggiungere la SP 72/dir. E viceversa.
Inutile polemizzare per sostenere l’insostenibile. Diciamo che ci sono state gravi sottovalutazioni del rischio e scelte forse condizionate dai costi (per quanto comunque elevati).
Toccherà alla prossima Amministrazione riprendere i cinque progetti del concorso di idee, sceglierne uno e investire qualcosa per introdurre le misure di sicurezza e di abbellimento necessarie.
Altrimenti ci arrovelliamo sui termini: ma via o viale Verdi resta uno stradone pericoloso, con scarsi ambiti di convivialità, poca alberatura e un traffico in costante aumento.
Ecco i cinque progetti del concorso di idee “ViviAmoilViale”.
Siano comprensivi i lettori ma torniamo sulla questione di via Verdi alla luce di quanto accaduto nei giorni scorsi e dei tantissimi commenti (alcuni sui consueti social . . .). giunti in redazione. Fare chiarezza diventa dunque indispensabile.
Intanto la definizione: lo stradario di Merate classifica l’arteria come viale ma non risponde minimamente ai requisiti sopra esposti dalla Treccani, dal dizionario italiano “Sabatini-Coletti”, dal vocabolario di Aldo Gabrielli ecc.: meglio il sinonimo “stradone” dato che la carreggiata è una sola e le alberature sono assai scarse. Viale Lombardia, si può ben definire tale.
Ma, semantica lessicale a parte, è necessario ribadire alcuni punti centrali.
Come noto Andrea Robbiani avviò il progetto di riqualificare la strada e nella successiva consigliatura Andrea Massironi promosse il concorso di idee “ViviAmoilViale”. Tanti i progetti arrivati, cinque dei quali piazzati in graduatoria e ampiamente illustrati.
E qui sta il punto che sconfessa alcuni post – pochi – flaggati col mi piace – ancora meno – secondo cui la riqualificazione ha conseguito tutti gli obiettivi prefissati.
No, proprio no, cari amici. E per una volta mettiamo da parte le tifoserie e guardiamo i progetti (che alleghiamo a beneficio dei lettori interessati). Tutti hanno come architrave il lancio pieno della “mobilità lenta” a discapito della “mobilità veloce”. Quindi priorità assoluta a pedoni e ciclisti.
Purtroppo il risultato non è stato conseguito. Tutti e cinque i progetti premiati, infatti, prevedono la pista ciclabile, chi sul lato nord, chi sul lato sud. Un progettista ha persino previsto l’inserimento di una striscia che di giorno si carica col sole e di notte si illumina di blu per favorire il passaggio dei ciclisti. Ma la pista ciclabile non c’è.
Tutti si concentrano sull’attraversamento pedonale sicuro soprattutto alle rotatorie: chi con asfalto rialzato, chi con lo spartitraffico per consentire al pedone di superare una corsia alla volta, chi con le strisce pedonali posizionate molto più distanti dagli svincoli in uscita dalle rotonde. Nulla di tutto ciò, però, è stato fatto.
Qualcuno propone i 30 km/h proprio per rendere più sicuro il flusso ciclopedonale, qualche altro per eliminare ostacoli lungo le corsie prevede la sosta degli autobus con apposita rientranza. Ma neanche questi accorgimenti sono stati introdotti.
Insomma sono tanti i suggerimenti offerti dai cinque professionisti, “capigruppo” di altrettanti studi professionali, tutti di architettura (mentre i progetti sono firmati, il primo di base e la risistemazione successiva, solo da ingegneri) ma pochi quelli realmente concretizzati.
Di qui due dati oggettivi: l’obiettivo maggiore sicurezza non è stato conseguito, anzi alle rotatorie i rischi rispetto a prima sono aumentati; e il traffico è cresciuto notevolmente favorito anche dai navigatori che consigliano di “saltare” i semafori di Cernusco per coloro che dalla SP 54 devono raggiungere la SP 72/dir. E viceversa.
Inutile polemizzare per sostenere l’insostenibile. Diciamo che ci sono state gravi sottovalutazioni del rischio e scelte forse condizionate dai costi (per quanto comunque elevati).
Toccherà alla prossima Amministrazione riprendere i cinque progetti del concorso di idee, sceglierne uno e investire qualcosa per introdurre le misure di sicurezza e di abbellimento necessarie.
Altrimenti ci arrovelliamo sui termini: ma via o viale Verdi resta uno stradone pericoloso, con scarsi ambiti di convivialità, poca alberatura e un traffico in costante aumento.
Ecco i cinque progetti del concorso di idee “ViviAmoilViale”.