Merate: Egidia Beretta racconta agli studenti del Viganò la storia del figlio Vik e del suo sacrificio per "Restare umani"
"Restiamo umani è l’adagio con cui firmavo i miei pezzi per il Manifesto e per il blog. È un invito a ricordarsi della natura dell’uomo. Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere, credo che apparteniamo tutti indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini alla stessa famiglia che è la famiglia umana." (Vittorio Arrigoni)
Questa mattina, gli studenti delle classi quarta e quinta dell'ITS Viganò di Merate, hanno avuto l'onore di incontrare la signora Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni, famoso attivista e giornalista morto nel 2011, quando venne rapito, torturato ed ucciso nella Striscia di Gaza. Soprannominato affettuosamente "Vik" dai suoi amici, Vittorio, mosso dall'impegno incrollabile di documentare le sofferenze quotidiane causate dalla guerra e dalla privazione dei diritti umani, ha viaggiato sin da giovane per il mondo visitando Croazia, America Latina, Europa dell'Est e Africa. Il luogo che però ha scelto come sua casa spirituale è stata la Palestina, dove è arrivato per la prima volta nel 2002.
La madre di Vittorio ha sempre sostenuto le sue scelte e la sua missione, nonostante le legittime preoccupazioni di una madre. "I suoi primi viaggi non erano rischiosi", ricorda Egidia, "ma ho iniziato a preoccuparmi quando ha scelto la Palestina come luogo in cui portare aiuti concreti. Nel 2005, dopo due tentativi di ingresso, è stato picchiato e arrestato. Il mio cuore non era sereno, ma ero anche orgogliosa di quel figlio che non ha mai rinunciato ai suoi ideali e alla ricerca della giustizia. La sua vita è stata un'incessante battaglia per i diritti umani. Ha realizzato i suoi sogni, aiutando coloro che ne avevano bisogno. Questo mi ha riempito di gioia, e ancora oggi mi riempie".
Oltre al suo impegno civile, Vittorio ha sempre coltivato la passione per la scrittura. La sua penna era uno strumento per esprimere i suoi sentimenti e raccontare ciò che vedeva intorno a lui. Nel 2008, durante l'operazione "Piombo fuso" condotta da Israele nella Striscia di Gaza, Vittorio era l'unico italiano presente sul campo, documentando gli eventi vissuti in prima persona. Le sue cronache, scritte sotto il bombardamento, erano siglate con la frase "Restiamo umani", diventata il suo marchio di fabbrica e una fonte di ispirazione per tutti coloro che si dedicano al bene degli altri. "Sono sicura che quando scrisse 'Restiamo umani', lo diceva soprattutto a se stesso", riflette Egidia. "È un monito che vale per tutti noi. Ci ricorda che apparteniamo alla stessa famiglia umana. Se ci apriamo agli altri, se non voltiamo le spalle a chi soffre, abbiamo l'opportunità di diventare attivisti dei diritti umani nella nostra vita quotidiana".
Seppur dovendo affrontare dei ricordi ricchi di tristezza e dolore, la signora Beretta ha voluto raccontare agli studenti l'atrocità di quella sera in cui Vittorio è stato rapito mentre usciva dalla palestra in cui era solito allenarsi per alleviare il peso delle sofferenze vissute durante il giorno. I suoi sequestratori, un gruppo estremista salafita, hanno chiesto la liberazione di uno sceicco palestinese, ma le trattative non sono mai iniziate. Il corpo senza vita di Vittorio è stato trovato il giorno seguente, vittima di strangolamento. Dire la verità in un'era di inganni e menzogne è un atto rivoluzionario. L'omicidio di questo giovane attivista appare invece minuziosamente atroce e perversamente malvagio. La domanda su chi sia stato il carnefice rimane senza risposta, un enigma che solo il tempo potrà svelare.
Tuttavia, l'eredità di Vittorio non è scomparsa con lui. Arrigoni ha lasciato dietro di sé un prezioso tesoro di testimonianze, raccolte nei suoi reportage e nelle sue apparizioni nei media. Il suo "Restiamo Umani" continuerà ad echeggiare in eterno tra le persone che come lui continueranno a combattere con la ragione e la non violenza per un mondo privo di guerre e disuguaglianze. Un richiamo alla compassione e alla dignità umana ed un monito contro la disumanità che permea molte situazioni di conflitto nel mondo. Dopo la morte di Vittorio, Egidia e sua figlia Alessandra hanno dato vita alla Fondazione Vittorio Arrigoni "Vik Utopia", con l'obiettivo di onorare la sua memoria e continuare la sua lotta per il bene comune, i diritti umani e la giustizia, promuovendo interventi umanitari a livello nazionale e internazionale.
Al termine dell'incontro, la signora Beretta, facendosi tramite dei valori e del messaggio che il figlio Vik voleva trasmettere a tutto il mondo, ha invitato gli studenti a perseguire i propri ideali e di lottare per un mondo più giusto e compassionevole. "La storia di mio figlio può essere un esempio e un sostegno per i giovani che affrontano scelte difficili ma nobili", afferma. "Il ricordo di Vittorio può essere un buon compagno di viaggio per coloro che perseguono i propri sogni, che cercano di realizzare la loro 'Utopia'".
Questa mattina, gli studenti delle classi quarta e quinta dell'ITS Viganò di Merate, hanno avuto l'onore di incontrare la signora Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni, famoso attivista e giornalista morto nel 2011, quando venne rapito, torturato ed ucciso nella Striscia di Gaza. Soprannominato affettuosamente "Vik" dai suoi amici, Vittorio, mosso dall'impegno incrollabile di documentare le sofferenze quotidiane causate dalla guerra e dalla privazione dei diritti umani, ha viaggiato sin da giovane per il mondo visitando Croazia, America Latina, Europa dell'Est e Africa. Il luogo che però ha scelto come sua casa spirituale è stata la Palestina, dove è arrivato per la prima volta nel 2002.
La madre di Vittorio ha sempre sostenuto le sue scelte e la sua missione, nonostante le legittime preoccupazioni di una madre. "I suoi primi viaggi non erano rischiosi", ricorda Egidia, "ma ho iniziato a preoccuparmi quando ha scelto la Palestina come luogo in cui portare aiuti concreti. Nel 2005, dopo due tentativi di ingresso, è stato picchiato e arrestato. Il mio cuore non era sereno, ma ero anche orgogliosa di quel figlio che non ha mai rinunciato ai suoi ideali e alla ricerca della giustizia. La sua vita è stata un'incessante battaglia per i diritti umani. Ha realizzato i suoi sogni, aiutando coloro che ne avevano bisogno. Questo mi ha riempito di gioia, e ancora oggi mi riempie".
Oltre al suo impegno civile, Vittorio ha sempre coltivato la passione per la scrittura. La sua penna era uno strumento per esprimere i suoi sentimenti e raccontare ciò che vedeva intorno a lui. Nel 2008, durante l'operazione "Piombo fuso" condotta da Israele nella Striscia di Gaza, Vittorio era l'unico italiano presente sul campo, documentando gli eventi vissuti in prima persona. Le sue cronache, scritte sotto il bombardamento, erano siglate con la frase "Restiamo umani", diventata il suo marchio di fabbrica e una fonte di ispirazione per tutti coloro che si dedicano al bene degli altri. "Sono sicura che quando scrisse 'Restiamo umani', lo diceva soprattutto a se stesso", riflette Egidia. "È un monito che vale per tutti noi. Ci ricorda che apparteniamo alla stessa famiglia umana. Se ci apriamo agli altri, se non voltiamo le spalle a chi soffre, abbiamo l'opportunità di diventare attivisti dei diritti umani nella nostra vita quotidiana".
Seppur dovendo affrontare dei ricordi ricchi di tristezza e dolore, la signora Beretta ha voluto raccontare agli studenti l'atrocità di quella sera in cui Vittorio è stato rapito mentre usciva dalla palestra in cui era solito allenarsi per alleviare il peso delle sofferenze vissute durante il giorno. I suoi sequestratori, un gruppo estremista salafita, hanno chiesto la liberazione di uno sceicco palestinese, ma le trattative non sono mai iniziate. Il corpo senza vita di Vittorio è stato trovato il giorno seguente, vittima di strangolamento. Dire la verità in un'era di inganni e menzogne è un atto rivoluzionario. L'omicidio di questo giovane attivista appare invece minuziosamente atroce e perversamente malvagio. La domanda su chi sia stato il carnefice rimane senza risposta, un enigma che solo il tempo potrà svelare.
Tuttavia, l'eredità di Vittorio non è scomparsa con lui. Arrigoni ha lasciato dietro di sé un prezioso tesoro di testimonianze, raccolte nei suoi reportage e nelle sue apparizioni nei media. Il suo "Restiamo Umani" continuerà ad echeggiare in eterno tra le persone che come lui continueranno a combattere con la ragione e la non violenza per un mondo privo di guerre e disuguaglianze. Un richiamo alla compassione e alla dignità umana ed un monito contro la disumanità che permea molte situazioni di conflitto nel mondo. Dopo la morte di Vittorio, Egidia e sua figlia Alessandra hanno dato vita alla Fondazione Vittorio Arrigoni "Vik Utopia", con l'obiettivo di onorare la sua memoria e continuare la sua lotta per il bene comune, i diritti umani e la giustizia, promuovendo interventi umanitari a livello nazionale e internazionale.
Al termine dell'incontro, la signora Beretta, facendosi tramite dei valori e del messaggio che il figlio Vik voleva trasmettere a tutto il mondo, ha invitato gli studenti a perseguire i propri ideali e di lottare per un mondo più giusto e compassionevole. "La storia di mio figlio può essere un esempio e un sostegno per i giovani che affrontano scelte difficili ma nobili", afferma. "Il ricordo di Vittorio può essere un buon compagno di viaggio per coloro che perseguono i propri sogni, che cercano di realizzare la loro 'Utopia'".
M.Pen