Olgiate: in un libro la storia del "resistente" don Achille
Nell’ambito del programma di eventi che hanno anticipato la Festa della Liberazione, a Olgiate Molgora è stato presentato “A Milano è morto l’arciprete”, libro recentemente pubblicato da Mimesis Editore ma scritto (e già pubblicato) dieci anni fa dalle autrici Enrica Bolis e Clara Tacchi, che nel testo hanno ripercorso l’arresto di don Achille Bolis nel febbraio del 1944 e i suoi ultimi giorni di vita.
Sono state proprio le due insegnanti, ora in pensione, le ospiti al teatro dell’oratorio. Presenti insieme a loro anche Manlio Magni e lo storico Alberto Magni dell’ A.N.P.I., che hanno dialogato con Bolis e Tacchi nel corso della presentazione del volume, contornata inoltre dalle voci del “Canzoniere Popolare della Brianza”.
Prima di dare inizio all’evento ha rivolto un saluto al pubblico e ha ringraziato gli ospiti il vicesindaco Matteo Fratangeli, che ha anche ricordato la recente posa della pietra d’inciampo in memoria del partigiano Ernesto Cattaneo, mugnaio di Olgiate che venne arrestato con l’accusa di aver rifornito di farina i partigiani. Tra le pagine di “A Milano è morto l’arciprete” peraltro Cattaneo è citato e la sua storia in un certo senso è affine a quella di don Achille Bolis di Calolziocorte.
“L’idea di scrivere il libro è nata dalla parrocchia in occasione del 70° anniversario della scomparsa del parroco don Achille, avvenuta a San Vittore” hanno spiegato le autrici, rivelando che la stesura ha richiesto due anni di tempo. “Per noi si trattava di ricostruire l’arresto e ciò che accadde a San Vittore”. Si può dire che Bolis e Tacchi siano riuscite nel loro intento, facendo luce su una vicenda tragica e una morte sospetta che le autorità nazifasciste ricondussero inizialmente a un aneurisma.
Per trovare la verità le due ricercatrici hanno consultato documenti di diversi archivi tra Milano e Bergamo e ascoltato le testimonianze di chi ha vissuto quel drammatico momento. “Ci vollero 20 anni per scoprire che don Achille, prelevato nella notte tra il 21 e il 22 febbraio 1944, è morto in una cella di San Vittore a Milano il 23 febbraio a causa delle torture subite” hanno raccontato, spiegando che questa verità emerse già nel 1963 grazie all’inchiesta voluta dal nipote Ulisse Bolis.
Nella provincia di Bergamo e nel Lecchese furono molti i sacerdoti che entrarono in rapporto con la resistenza e chi, come don Achille, si impegnò ad aiutare chi era in pericolo ci rimise con la propria vita. “La parrocchia di Calolzio era un luogo di sosta per chi passava di lì e questi movimenti attirarono l’attenzione”. Insieme a don Achille venne arrestato anche Oscar Zannini, medico del paese che dopo l’8 settembre si era organizzato per creare una rete di assistenza ai gruppi rifugiati in montagna.
Nel libro viene ripresa anche la sua storia, così come quella di altri cittadini che condividevano gli stessi ideali: Giuseppe Rosa e il figlio Giovanni, Giovanni Ripamonti e Ernesto Cattaneo, tutti destinati alla tragica fine. “È importante non cancellare il loro ricordo” hanno ribadito a gran voce le autrici.
Alberto Magni, esperto di storia della resistenza locale, ha infine ricordato che la resistenza civile venne fatta dalla popolazione in maniera spontanea, per semplice condivisione umana, opposizione a cui presero parte soprattutto molti parrocchiani.
Sono state proprio le due insegnanti, ora in pensione, le ospiti al teatro dell’oratorio. Presenti insieme a loro anche Manlio Magni e lo storico Alberto Magni dell’ A.N.P.I., che hanno dialogato con Bolis e Tacchi nel corso della presentazione del volume, contornata inoltre dalle voci del “Canzoniere Popolare della Brianza”.
Prima di dare inizio all’evento ha rivolto un saluto al pubblico e ha ringraziato gli ospiti il vicesindaco Matteo Fratangeli, che ha anche ricordato la recente posa della pietra d’inciampo in memoria del partigiano Ernesto Cattaneo, mugnaio di Olgiate che venne arrestato con l’accusa di aver rifornito di farina i partigiani. Tra le pagine di “A Milano è morto l’arciprete” peraltro Cattaneo è citato e la sua storia in un certo senso è affine a quella di don Achille Bolis di Calolziocorte.
“L’idea di scrivere il libro è nata dalla parrocchia in occasione del 70° anniversario della scomparsa del parroco don Achille, avvenuta a San Vittore” hanno spiegato le autrici, rivelando che la stesura ha richiesto due anni di tempo. “Per noi si trattava di ricostruire l’arresto e ciò che accadde a San Vittore”. Si può dire che Bolis e Tacchi siano riuscite nel loro intento, facendo luce su una vicenda tragica e una morte sospetta che le autorità nazifasciste ricondussero inizialmente a un aneurisma.
Per trovare la verità le due ricercatrici hanno consultato documenti di diversi archivi tra Milano e Bergamo e ascoltato le testimonianze di chi ha vissuto quel drammatico momento. “Ci vollero 20 anni per scoprire che don Achille, prelevato nella notte tra il 21 e il 22 febbraio 1944, è morto in una cella di San Vittore a Milano il 23 febbraio a causa delle torture subite” hanno raccontato, spiegando che questa verità emerse già nel 1963 grazie all’inchiesta voluta dal nipote Ulisse Bolis.
Nella provincia di Bergamo e nel Lecchese furono molti i sacerdoti che entrarono in rapporto con la resistenza e chi, come don Achille, si impegnò ad aiutare chi era in pericolo ci rimise con la propria vita. “La parrocchia di Calolzio era un luogo di sosta per chi passava di lì e questi movimenti attirarono l’attenzione”. Insieme a don Achille venne arrestato anche Oscar Zannini, medico del paese che dopo l’8 settembre si era organizzato per creare una rete di assistenza ai gruppi rifugiati in montagna.
Nel libro viene ripresa anche la sua storia, così come quella di altri cittadini che condividevano gli stessi ideali: Giuseppe Rosa e il figlio Giovanni, Giovanni Ripamonti e Ernesto Cattaneo, tutti destinati alla tragica fine. “È importante non cancellare il loro ricordo” hanno ribadito a gran voce le autrici.
Alberto Magni, esperto di storia della resistenza locale, ha infine ricordato che la resistenza civile venne fatta dalla popolazione in maniera spontanea, per semplice condivisione umana, opposizione a cui presero parte soprattutto molti parrocchiani.
E.Ma.