Olgiate: incontro con Aido e Avis sulla donazione

Nella serata di venerdì 12 aprile, l’oratorio ha accolto la dottoressa Elisa Doni e la trapiantata Laura Biffi, per un incontro di sensibilizzazione sulla donazione del sangue e degli organi con le associazioni Avis e Aido delle sezioni di Olgiate.
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La dottoressa Elisa Doni, che opera presso i reparti di medicina trasfusionale ed ematologia di Lecco e Merate, ha illustrato i requisiti obbligatori per poter effettuare un prelievo, sottolineando l’importanza di questo gesto nell’aiuto del prossimo. La prima trasfusione umana fu effettuata nel 1818, nel 1900, grazie a Karl Landsteiner, iniziò una nuova era della trasfusione, con l’introduzione del concetto di compatibilità tra il donatore e il ricevente. Nel 1943 venne inoltre scoperto che il sangue può essere raccolto e mantenuto a contatto con sostanze anticoagulanti per poi essere riutilizzato entro quaranta giorni.
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La dottoressa Elisa Doni

Il sangue può essere donato intero, oppure in singoli emocomponenti: plasma, buffy coat (ricco di piastrine) e globuli rossi concentrati. Il sangue è un vero e proprio farmaco salvavita che non può essere creato in laboratorio e che dunque ha bisogno di essere prelevato da un volontario e trasfuso a un bisognoso. Un’azione responsabile, convinta, anonima e gratuita che si può eseguire solamente a seguito di attenti esami, che hanno lo scopo di tutelare la salute del donatore. Innanzitutto la donazione può essere effettuata a persone comprese tra i 18 e 60 anni e con un peso corporeo superiore ai 50 kg. Diversi controlli, tra cui emocromo, elettrocardiogramma, esami di funzionalità del fegato e dei reni, stabiliscono se un individuo è idoneo al prelievo.
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La dottoressa Elisa Doni, Simone Ghezzi Colombo della Consulta Giovani e Laura Biffi

Sintomi influenzali, tatuaggi o piercing, comportamenti sessuali a rischio, gravidanza, interventi chirurgici o cure odontoiatriche potrebbero escludere momentaneamente dal processo, mentre malattie cardiovascolari, neoplasie, diabete, alcolismo cronico e tossicodipendenza potrebbero comportare un’impossibilità perenne. “All’interessato vengono fornite tutte le informazioni e vengono fatti tutti gli esami necessari, perché la tutela del donatore è la nostra priorità” ha concluso la dottoressa, non prima di ringraziare la Consulta Giovani per aver organizzato questo appuntamento capace di diffondere consapevolezza soprattutto nei più giovani, che sempre più spesso incontra in ambulatorio per compiere questo importante gesto. 
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Laura Biffi

A prendere la parola è stata dunque Laura Biffi, che ha portato la sua testimonianza di trapiantata di rene. La storia clinica della trentanovenne casatese inizia all’età di 28 anni, quando, a seguito di un controllo di routine, i suoi valori di creatinina sono risultati fuori dalla norma. Da questo esito, ricevuto nel 2013, è iniziato un processo durato anni di esami presso diverse strutture ospedaliere per individuare il problema, che fino al 2017 è rimasto ignoto. Sotto consiglio di una dottoressa, la donna si è recata alla clinica di Marchi di Milano, dove uno specialista di malattie genetiche ha capito che aveva la sindrome emolitica uremica, curabile solamente attraverso un farmaco sperimentale, somministrabile in ospedale a giorni alterni. Questa visita non è stato solo un punto di svolta nella diagnosi della giovane, ma è stata la prima volta in cui le è stata presentata la possibilità di trapianto, opzione che la donna ha deciso di accettare. A dicembre del 2017, la malata era in uno stato di dolore e stanchezza perenne, che non le permettevano di lavorare e delineare progetti per il futuro. Le è stata dunque consigliata una terapia di dialisi, un processo che la legava per quattro ore, tre volte a settimana ad un macchinario. Sedute impegnative, che però si sono rivelate una salvezza sia dal punto di vista fisico e mentale. Questa routine, che le ha permesso di riprendere a lavorare e trascorrere un periodo più sereno, è durata fino alla mezzanotte del 15 maggio 2020, quando è arrivata la chiamata per il trapianto. La donna ha ricordato con commozione le emozioni provate in quel momento, dominate da una gratitudine immensa per i medici e soprattutto, per la persona che dicendo “sì” alla donazione, le ha cambiato la vita.
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Alla fine degli interventi, i partecipanti hanno approfittato dell’occasione per chiedere ulteriori informazioni, fornite inoltre da volantini e documenti messi a disposizione all’ingresso del salone.
I.Bi.

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