Calco: ‘Il ragno silenzioso’. Il ricordo dell’alpinista Romano Perego per i 60 anni del CAI
Non poteva che aprirsi con un’entusiasmante serata sul grande alpinista calchese Romano Perego il ciclo di dieci eventi organizzati dalla sezione del CAI di Calco per celebrare i 60 anni dalla fondazione.
Molte persone nella serata di giovedì 11 aprile, in area San Vigilio, hanno partecipato alla presentazione del libro “Il ragno silenzioso” che l’autore Giorgio Spreafico ha scritto ripercorrendo la storia dell’alpinista nato a Pagnano, che nella sua vita compì storiche imprese senza mai darsene vanto.
A dare il benvenuto al pubblico è stato il presidente della sezione, Matteo Fumagalli, che ha ringraziato tutti i volontari dell’associazione per aver contribuito all’organizzazione della rassegna, il CAI di Merate per il supporto, Sherpa Mountain Shop e soprattutto l’amministrazione comunale di Calco, che non solo ha dato il patrocinio, ma anche un importante sostegno economico. L’assessore Teresa Suraci ha contraccambiato: “Grazie al CAI, perché è un valore aggiunto per il paese. L’alpinismo è un attività da incoraggiare nelle giovani generazioni. Iniziamo la rassegna parlando di Romano, un’eccellenza nell’alpinismo mondiale. Siamo fieri di aver avuto un concittadino così. L’augurio è che la sua figura sia un esempio per tutti”.
A complimentarsi per la ricca rassegna è stato anche il presidente del CAI Lombardia, Emilio Aldeghi, che ha condiviso un ricordo personale di Perego: “Quello che mi piaceva di lui è che era una persona d’altri tempi. Avevi un altro stile. Eleganza nel parlare, semplicità, educazione. Dietro tutto questo, però, c’era un grande alpinista”.
Prima di dare inizio all’evento ha rivolto un saluto anche don Giuseppe Sala, che in un certo senso ha un grande legame con l’alpinismo. Il nuovo parroco di Calco infatti è nipote di Gildo Airoldi (presente alla serata), l’alpinista di Olgiate Molgora che insieme a Romano Perego e altri nel 1962 compì la grande impresa di scalare la parete Nord del Eiger. “C’è fame di educazione. Abbiamo bisogno di esempi. Quelli troppo complicati non mi piacciono. Dalla semplicità passa la profondità del vivere” ha detto don Giuseppe, spiegando che è importante insegnare ai ragazzi ad appassionarsi e che testimonianze come quelle di Perego devono ancora esserci.
“È emozionante essere qui a parlare di Romano” ha esordito lo l'autore Giorgio Spreafico, raccontando il motivo per cui ha voluto scrivere “Il ragno silenzioso” “Mi sta molto a cuore la memoria collettiva ed è il motivo per cui scrivo libri. Mi piace intercettare storie perse, sfumate, un po’ indefinite”. E di questo tipo è anche la storia di Romano Perego, uno dei più forti e completi alpinisti italiani. “Era sensibile, schivo, a modo. Romano amava il silenzio anche in montagna e non gli piaceva apparire” ha raccontato Spreafico. “Abbiamo bisogno di persone come Romano per custodire il fuoco della passione per la montagna”
Nato a Pagnano nel 1934, di Romano Perego si ricorda soprattutto la storica scalata del monte McKinley in Alaska nel 1961 e quella già citata della Nord dell’Eiger nel 1962, ma sono centinaia le vette che in tanti anni di attività ha toccato. Nonostante questo, al grande pubblico è rimasto perlopiù sconosciuto. “Per fortuna compilava diari dopo aver arrampicato. In forma descrittiva in quei quaderni c’era tutto” ha detto Spreafico, spiegando di averli consultati per la stesura del libro.
L’autore ha iniziato così a narrare la vita dell’alpinista morto a Calco nel 2019 raccontando dell’incontro in tenera età con l’allora coadiutore della parrocchia di Pagnano, Franco Resinelli, e il suo primo interesse per la montagna, quindi di quando si imbatté nella mostra fotografica dell’esperto alpinista Luigi Magni e dunque di come si instillò in lui il desiderio di arrampicare. L’attività in montagna per Perego iniziò a 21 anni: un po’ tardi per uno del Lecchese, come ha fatto notare Spreafico, ma ciò nonostante Romano Perego apprese con attenzione le tecniche, non ebbe fretta e così in pochi anni, dopo essersi iscritto al CAI di Lecco, divenne ben presto capocordata.
Nel libro Spreafico ripercorre con dovizia e un certo stile narrativo le arrampicate con il fidato compagno Angelo Galbusera, le scalate con Casemiro Ferrari, Gildo Airoldi, Tino Albani, Luigi Bosisio e Dario Mozzanica, ma anche l’incontro con gli alpinisti genovesi in Grigna e il loro ritrovamento al rifugio “Torino” sul Monte Bianco, quindi le loro imprese più ardue fino ad arrivare – con Andrea Mellano e Enrico Cavalieri – a realizzare la prima ascensione della parete Nord dello Spigolo Ovest del Becco di Valsoera, anticipando di 20 anni il ritorno all’essenza dell’alpinismo: l’arrampicata libera.
Il prossimo appuntamento della rassegna del CAI sarà mercoledì 17 aprile. In area San Vigilio il climatologo professore Luca Mercalli parlerà di cambiamenti climatici.
Molte persone nella serata di giovedì 11 aprile, in area San Vigilio, hanno partecipato alla presentazione del libro “Il ragno silenzioso” che l’autore Giorgio Spreafico ha scritto ripercorrendo la storia dell’alpinista nato a Pagnano, che nella sua vita compì storiche imprese senza mai darsene vanto.
A dare il benvenuto al pubblico è stato il presidente della sezione, Matteo Fumagalli, che ha ringraziato tutti i volontari dell’associazione per aver contribuito all’organizzazione della rassegna, il CAI di Merate per il supporto, Sherpa Mountain Shop e soprattutto l’amministrazione comunale di Calco, che non solo ha dato il patrocinio, ma anche un importante sostegno economico. L’assessore Teresa Suraci ha contraccambiato: “Grazie al CAI, perché è un valore aggiunto per il paese. L’alpinismo è un attività da incoraggiare nelle giovani generazioni. Iniziamo la rassegna parlando di Romano, un’eccellenza nell’alpinismo mondiale. Siamo fieri di aver avuto un concittadino così. L’augurio è che la sua figura sia un esempio per tutti”.
A complimentarsi per la ricca rassegna è stato anche il presidente del CAI Lombardia, Emilio Aldeghi, che ha condiviso un ricordo personale di Perego: “Quello che mi piaceva di lui è che era una persona d’altri tempi. Avevi un altro stile. Eleganza nel parlare, semplicità, educazione. Dietro tutto questo, però, c’era un grande alpinista”.
Prima di dare inizio all’evento ha rivolto un saluto anche don Giuseppe Sala, che in un certo senso ha un grande legame con l’alpinismo. Il nuovo parroco di Calco infatti è nipote di Gildo Airoldi (presente alla serata), l’alpinista di Olgiate Molgora che insieme a Romano Perego e altri nel 1962 compì la grande impresa di scalare la parete Nord del Eiger. “C’è fame di educazione. Abbiamo bisogno di esempi. Quelli troppo complicati non mi piacciono. Dalla semplicità passa la profondità del vivere” ha detto don Giuseppe, spiegando che è importante insegnare ai ragazzi ad appassionarsi e che testimonianze come quelle di Perego devono ancora esserci.
“È emozionante essere qui a parlare di Romano” ha esordito lo l'autore Giorgio Spreafico, raccontando il motivo per cui ha voluto scrivere “Il ragno silenzioso” “Mi sta molto a cuore la memoria collettiva ed è il motivo per cui scrivo libri. Mi piace intercettare storie perse, sfumate, un po’ indefinite”. E di questo tipo è anche la storia di Romano Perego, uno dei più forti e completi alpinisti italiani. “Era sensibile, schivo, a modo. Romano amava il silenzio anche in montagna e non gli piaceva apparire” ha raccontato Spreafico. “Abbiamo bisogno di persone come Romano per custodire il fuoco della passione per la montagna”
Nato a Pagnano nel 1934, di Romano Perego si ricorda soprattutto la storica scalata del monte McKinley in Alaska nel 1961 e quella già citata della Nord dell’Eiger nel 1962, ma sono centinaia le vette che in tanti anni di attività ha toccato. Nonostante questo, al grande pubblico è rimasto perlopiù sconosciuto. “Per fortuna compilava diari dopo aver arrampicato. In forma descrittiva in quei quaderni c’era tutto” ha detto Spreafico, spiegando di averli consultati per la stesura del libro.
L’autore ha iniziato così a narrare la vita dell’alpinista morto a Calco nel 2019 raccontando dell’incontro in tenera età con l’allora coadiutore della parrocchia di Pagnano, Franco Resinelli, e il suo primo interesse per la montagna, quindi di quando si imbatté nella mostra fotografica dell’esperto alpinista Luigi Magni e dunque di come si instillò in lui il desiderio di arrampicare. L’attività in montagna per Perego iniziò a 21 anni: un po’ tardi per uno del Lecchese, come ha fatto notare Spreafico, ma ciò nonostante Romano Perego apprese con attenzione le tecniche, non ebbe fretta e così in pochi anni, dopo essersi iscritto al CAI di Lecco, divenne ben presto capocordata.
Nel libro Spreafico ripercorre con dovizia e un certo stile narrativo le arrampicate con il fidato compagno Angelo Galbusera, le scalate con Casemiro Ferrari, Gildo Airoldi, Tino Albani, Luigi Bosisio e Dario Mozzanica, ma anche l’incontro con gli alpinisti genovesi in Grigna e il loro ritrovamento al rifugio “Torino” sul Monte Bianco, quindi le loro imprese più ardue fino ad arrivare – con Andrea Mellano e Enrico Cavalieri – a realizzare la prima ascensione della parete Nord dello Spigolo Ovest del Becco di Valsoera, anticipando di 20 anni il ritorno all’essenza dell’alpinismo: l’arrampicata libera.
Il prossimo appuntamento della rassegna del CAI sarà mercoledì 17 aprile. In area San Vigilio il climatologo professore Luca Mercalli parlerà di cambiamenti climatici.
E.Ma.