Osnago: Arché sogna una "Officina delle arti", accanto alla musica, teatro, danza e pittura. Il centro dedicato a Gioele

A dodici anni dall’inizio della sua attività l’associazione Arché di Osnago pensa in grande. Sogna un luogo dove si possa sperimentare il connubio tra le varie espressioni artistiche. La scuola Suzuki è specializzata nei corsi di musica, che accolgono i bambini fin dalle prime fasi di vita, quando vengono fatti ascoltare i suoni prodotti dai genitori. Un particolare metodo che accompagna i bambini man mano nel percorso di crescita, dall’ascolto all’imitazione fino all’apprendimento sempre più autonomo ma anche condiviso. Alcuni genitori hanno suggerito di ampliare la gamma di àmbiti artistici, come la pittura, il teatro, la danza. Arti che potrebbero poi fondersi in spettacoli multidisciplinari in cui la recitazione possa essere accompagnata da colonne sonore inedite, scenografie originali e da incursioni di ballo.
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La direttrice artistica di Arché Cecilia Musmeci (al centro) con i genitori di Gioele Petza

Un’accademia, che per umiltà è stata già ribattezzata Officina delle arti. La proposta, per quanto ben congegnata, abita però un luogo che ancora non c’è. L’associazione Arché al momento sfrutta ad Osnago una saletta che si trova nel seminterrato dell’edificio comunale che ospita la sala civica “Sandro Pertini”, in viale delle Rimembranze. Una sede già piccola per un sodalizio che ha superato i 100 allievi. “Il simbolo della nostra associazione – dichiara la direttrice artistica Cecilia Musmeci – è un albero. È diventata una pianta più rigogliosa di quanto ci aspettassimo. Siamo partiti in 10 e adesso siamo in più di 100. Alcuni ragazzi arrivano da fuori Provincia e ormai siamo costretti a chiudere le iscrizioni perché gli spazi sono insufficienti”.

L’associazione sta bussando alle porte dei Comuni del territorio per chiedere una sede più grande, anche perché – come detto – le ambizioni e gli obiettivi sono tanti. “Ci piacerebbe allargare gli orizzonti e fondare qualcosa di più ampio. Non solo il corso di musica con il metodo Suzuki, ci vorremmo aprire ad altre espressioni d’arte, una officina delle arti in cui la musica rappresenti un tassello”.
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L’intenzione è di dedicare il nuovo centro al piccolo Gioele Petza, investito tragicamente da un'auto a Merate nel maggio del 2021, all’età di 7 anni, mentre camminava sul marciapiede con la mamma e la sorella maggiore. La famiglia, residente a Cernusco Lombardone, è legata ad Arché. Da oltre 10 anni la sorella Giorgia segue il corso di violino, mentre Gioele a 5 anni aveva espresso il desiderio di suonare la batteria. Nel 2020 le percussioni non facevano parte degli strumenti insegnati dall’associazione osnaghese, specializzata fino a quel momento in violino, viola, violoncello, pianoforte e arpa. Era stata perciò aperta una classe apposta per Gioele, un corso che quest’anno conta 9 bambini dai 4 ai 9 anni. I giovanissimi percussionisti hanno già contribuito ad accompagnare l’orchestra d’archi e al saggio di giugno si esibiranno da soli.

Dopo la morte di Gioele, i suoi genitori hanno donato ad Arché la batteria del figlio. Un passaggio di testimone che si è poi manifestato in altre forme. È stato pubblicato nel 2022 un libro per imparare a suonare le percussioni richiamandosi al metodo Suzuki (mai prima era stato codificato l’insegnamento per questa famiglia di strumenti ispirandosi al modello Suzuki), scritto dal maestro di Gioele, Sebastiano de Gennaro. A pochi mesi dell’incidente era stata anche avviata una raccolta fondi per acquistare altre percussioni per l’associazione. E, in occasione del primo anniversario del triste evento, aveva debuttato la Junior Ensemble nella chiesina San Dionigi a Cernusco. L’intenzione di voler dedicare l’Officina delle arti a Gioele risulta quindi naturale.
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Gioele con il maestro Sebastiano de Gennaro

“I genitori che iscrivono i figli ai nostri corsi fin da piccolissimi – spiega Musmeci – assistono e sono pienamente coinvolti nel processo di apprendimento musicale dei loro bambini. Si applicano con loro durante le lezioni e poi si esercitano a casa ancora insieme. Questo rafforza i legami famigliari e aiuta a stringere delle relazioni sociali tra le famiglie. I genitori sono la vera forza della nostra associazione, si danno da fare e mettono a disposizione il proprio tempo, le proprie competenze e i propri mezzi per far funzionare tutto al meglio. Si è creata una rete di relazioni tale per cui non ci si sente soli nemmeno quando la vita non offre gioie”.

Per realizzare l’Officina delle arti ora manca solo una sede più grande. Accanto alla presidente di Arché, Elena Agrati, e alla sua direttrice artistica, Cecilia Musmeci, i primi sostenitori di questo sogno sono i genitori di Gioele.
M.P.
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