Cernusco L.: tumore del seno, prevenzione, diagnosi, cura per la rassegna "Ipazia" con Carla Magni e Virgilio Sacchini
È stato accolto con grande partecipazione il terzo appuntamento della Rassegna “Ipazia”, il ciclo di incontri su scienza, medicina e tecnologia promosso dalla Biblioteca comunale di Cernusco Lombardone e dall'Assessorato alla cultura. Questa volta il tema proposto, che ha richiamato un numerosissimo pubblico ieri sera presso la scuola primaria “Gianni Rodari”, era “Cura dei tumori: a che punto siamo?”. Per rispondere a questo quesito sono saliti in cattedra tre esperti del settore: il presidente di Faresalute Giovanni Mandelli, la dottoressa Carla Magni (chirurgo senologo) e il professor Virgilio Sacchini, chirurgo presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York.
Sul fronte dell'assistenza ai malati oncologici nel territorio, l'associazione Faresalute gioca un ruolo fondamentale con i suoi 150 soci (di cui circa 40 volontari “fissi”), che, oltre a prestare un aiuto pratico ai totem per le prenotazioni presso l'ospedale di Merate, si occupano principalmente del supporto psicologico ai pazienti. Di questo ha parlato il signor Mandelli, tesoriere e presidente.
Ma non solo: dal 2020 si sono impegnati per finanziare totalmente un medico genetista per condurre gli studi sull'ereditarietà dei tumori presso l'ospedale di Lecco. Grazie alle donazioni di privati e aziende locali l'ente riesce a promuovere diverse attività, fra cui corsi di makeup specifici con estetisti qualificati rivolti soprattutto alle donne sottoposte a terapia antitumorale (per mitigare i segni estetici conseguenti alle cure) e corsi di yoga per garantire il benessere psicofisico all'ammalato.
Si è invece concentrata sul discorso della prevenzione la dottoressa Magni, già direttore scientifico di Faresalute ed insignita per il suo impegno nel sociale del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica: “la prima cura che noi dobbiamo fare per non avere il tumore è la prevenzione, è la cura più importante in assoluto”.
È ormai dimostrato che un grosso fattore di rischio rimane la familiarità con la malattia: in presenza di determinate caratteristiche il senologo o il ginecologo, se il paziente presenta nel proprio albero genealogico più casi di tumori, può ordinare tramite un medico genetista un esame del sangue per accertare la presenza di una variazione ereditaria nel DNA, che lo rende soggetto a rischio.
“Fortunatamente la sopravvivenza è molto migliorata” ha spiegato “e l'Italia è il paese in Europa che ha la sopravvivenza migliore, grazie proprio all'adesione agli screening e alle terapie innovative che abbiamo ”.
Già l'intelligenza artificiale si sta scoprendo un'importante alleata dei medici e, secondo il professor Sacchini “non è escluso che in un futuro anche breve sarà la macchina a fare diagnosi, ovviamente confortata poi da una valutazione del medico” assicurando che la macchina non potrà mai sostituirsi allo specialista.
“Adesso sappiamo dosare meglio i trattamenti e la genomica ci è molto d'aiuto perchè possiamo prevedere la risposta ai trattamenti”. La ricerca si sta anche muovendo per poter curare il tumore in modo selettivo, senza andare a danneggiare nel trattamento le cellule sane “se noi identifichiamo esattamente l'errore nel DNA di questi tumori, possiamo fabbricare un trattamento specifico per quell'errore che non è presente nelle altre cellule dell'organismo”.
Per il futuro il dottor Sacchini prevede diversi passi in avanti, come la possibilità di scoprire tramite un semplice esame del sangue il DNA mutato. Diagnosi sempre più precoci, quindi, e trattamenti ancora più specifici, ma con una grossa minaccia dietro l'angolo legato al prezzo elevato di queste tecnologie: “che si creino una sanità di tipo A, per chi potrà permettersi le cure, e una sanità di tipo B, per chi non potrà pagare”.
Il professore ha così concluso il proprio intervento citando Papa Francesco in una visita all'ospedale Bambino Gesù di Roma: “Le cure non siano un privilegio di pochi”.
Infine spazio alle domande dal pubblico. La rassegna tornerà ad aprile (in data ancora da definirsi) con un ultimo incontro per parlare di droni.
Sul fronte dell'assistenza ai malati oncologici nel territorio, l'associazione Faresalute gioca un ruolo fondamentale con i suoi 150 soci (di cui circa 40 volontari “fissi”), che, oltre a prestare un aiuto pratico ai totem per le prenotazioni presso l'ospedale di Merate, si occupano principalmente del supporto psicologico ai pazienti. Di questo ha parlato il signor Mandelli, tesoriere e presidente.
Ma non solo: dal 2020 si sono impegnati per finanziare totalmente un medico genetista per condurre gli studi sull'ereditarietà dei tumori presso l'ospedale di Lecco. Grazie alle donazioni di privati e aziende locali l'ente riesce a promuovere diverse attività, fra cui corsi di makeup specifici con estetisti qualificati rivolti soprattutto alle donne sottoposte a terapia antitumorale (per mitigare i segni estetici conseguenti alle cure) e corsi di yoga per garantire il benessere psicofisico all'ammalato.
Si è invece concentrata sul discorso della prevenzione la dottoressa Magni, già direttore scientifico di Faresalute ed insignita per il suo impegno nel sociale del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica: “la prima cura che noi dobbiamo fare per non avere il tumore è la prevenzione, è la cura più importante in assoluto”.
Centrale rimane, dunque, la cosiddetta “prevenzione primaria”, ovvero quella che grazie ad uno stile di vita sano evita l'insorgere della malattia: come ha spiegato la dottoressa si tratta di seguire una dieta sana (ottimale quella mediterranea, prediligendo quindi frutta e verdura ed evitando grassi e cibi raffinati), ricordarsi di bere molta acqua e non eccedere nel consumo di alcolici (al massimo un bicchiere di vino al giorno), fare attività fisica, non fumare (studi dimostrano che il fumo fa aumentare del 30% il rischio di ammalarsi di tumore, non solo ai polmoni) e prestare attenzione all'esposizione ai raggi solari.
Una diagnosi precoce, in via secondaria, porta ad una più alta possibilità di guarigione: “dobbiamo noi fare prevenzione secondaria guardandoci, toccandoci, conoscendoci e valutare i nostri comportamenti a rischio”. Inoltre altamente raccomandata rimane l'adesione ai programmi di screening resi disponibili da Regione Lombardia. L'esperta si è quindi soffermata sul tumore alla mammella: “è il tumore più diffuso al mondo fra le donne, con un milione di casi all'anno: in Italia lo scorso anno abbiamo registrato 55.900 casi”. Peraltro esprimendo la propria soddisfazione nel vedere fra il pubblico anche una forte presenza maschile, ha sottolineato: “di questi casi 500 sono uomini”.
È ormai dimostrato che un grosso fattore di rischio rimane la familiarità con la malattia: in presenza di determinate caratteristiche il senologo o il ginecologo, se il paziente presenta nel proprio albero genealogico più casi di tumori, può ordinare tramite un medico genetista un esame del sangue per accertare la presenza di una variazione ereditaria nel DNA, che lo rende soggetto a rischio.
“Fortunatamente la sopravvivenza è molto migliorata” ha spiegato “e l'Italia è il paese in Europa che ha la sopravvivenza migliore, grazie proprio all'adesione agli screening e alle terapie innovative che abbiamo ”.
Fondamentale, poi, che il programma di screening sia collegato ad un centro di senologia, la cosiddetta “breast unit” (di cui la dottoressa Magni è direttore per l'ASST lecchese). Un team di specialisti (non solo medici, ma anche infermieri, psicologi, volontari etc.) pronti a cooperare fra loro per passare subito al percorso di approfondimento diagnostico e quindi alle cure: “fa guadagnare tempo e soprattutto fa in modo che ci sia una qualità di servizio notevole”.
Infine il dottor Virgilio Sacchini, meratese fra i primi collaboratori del luminare professor Umberto Veronesi nonchè, a sua volta, professore ordinario di chirurgia generale presso l'Università Statale di Milano, ha presentato le ultime innovazioni nel campo delle cure tumorali: “tecnologie sempre più sofisticate ci fanno scoprire tumori sempre più piccoli e ci danno sempre più certezza nella diagnosi”.
Già l'intelligenza artificiale si sta scoprendo un'importante alleata dei medici e, secondo il professor Sacchini “non è escluso che in un futuro anche breve sarà la macchina a fare diagnosi, ovviamente confortata poi da una valutazione del medico” assicurando che la macchina non potrà mai sostituirsi allo specialista.
“Adesso sappiamo dosare meglio i trattamenti e la genomica ci è molto d'aiuto perchè possiamo prevedere la risposta ai trattamenti”. La ricerca si sta anche muovendo per poter curare il tumore in modo selettivo, senza andare a danneggiare nel trattamento le cellule sane “se noi identifichiamo esattamente l'errore nel DNA di questi tumori, possiamo fabbricare un trattamento specifico per quell'errore che non è presente nelle altre cellule dell'organismo”.
Per il futuro il dottor Sacchini prevede diversi passi in avanti, come la possibilità di scoprire tramite un semplice esame del sangue il DNA mutato. Diagnosi sempre più precoci, quindi, e trattamenti ancora più specifici, ma con una grossa minaccia dietro l'angolo legato al prezzo elevato di queste tecnologie: “che si creino una sanità di tipo A, per chi potrà permettersi le cure, e una sanità di tipo B, per chi non potrà pagare”.
Il professore ha così concluso il proprio intervento citando Papa Francesco in una visita all'ospedale Bambino Gesù di Roma: “Le cure non siano un privilegio di pochi”.
Infine spazio alle domande dal pubblico. La rassegna tornerà ad aprile (in data ancora da definirsi) con un ultimo incontro per parlare di droni.
Federica Frigerio