Parco Curone: Sartirana e Plis, al voto i nuovi confini
L’ampliamento del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone, con l’incorporazione di una parte importante del PLIS Monte di Brianza e l’ingresso della Riserva del Lago di Sartirana, oggi – giovedì 21 marzo – verrà approvato nella Commissione regionale preposta. Circa un paio di settimane fa lo stesso organismo si era riunito per prepararsi al voto atteso. Poi il faldone dovrà avere il definitivo via libera del Consiglio regionale. I tempi della calendarizzazione non sono noti. L’Ente Parco, da parte sua, auspica che si proceda in tempi celeri. Il presidente Marco Molgora, alla Comunità di lunedì 18 marzo, ha chiesto agli amministratori locali dei Comuni soci che compongono l’assemblea di esercitare pressione sui consiglieri regionali di riferimento per il territorio nelle varie forze politiche in campo per accorciare i tempi, magari già nel prossimo mese.
Con l’approvazione consigliare in Regione, infatti, non si potrà dire concluso effettivamente tutto l’iter burocratico. Servirà modificare lo statuto, almeno nella parte che riguarda la ridefinizione delle quote di partecipazione dei singoli Enti locali soci. In base ai criteri adottati, più o meno confacenti alle linee guida regionali, l’approvazione del nuovo statuto potrà rimanere di esclusiva competenza del Parco o, in caso di maggiore differenziazione dai parametri prediletti dalla Regione, dovrà passare anche dalla Giunta regionale. Per evitare che le tempistiche si dilatino fino anche a tre mesi, il Parco potrebbe indirizzarsi verso la modifica dello statuto più snella possibile. A quel punto si potrà dire finalmente fatto quell’accorpamento di cui si parla dal 2016, otto anni orsono, quando è stata approvato la Legge regionale n. 28. L’impegno amministrativo, superato lo scoglio formale dell’ampiamento, sarà quello di adeguare il Piano Territoriale di Coordinamento, che pianifica le aree protette dal punto di vista della tutela ambientale.
La Comunità del Parco si è riunita lunedì principalmente per approvare il bilancio di previsione, da cui non emergono novità significative rispetto al passato. Il presidente Molgora ha informato che l’Ente ha aperto la partita IVA per fatturare tutte quelle attività che forzatamente potevano rientrare in quelle istituzionali. Ad esempio i corsi di eduzione ambientale nelle scuole dei Comuni non soci, i campi estivi, la cessione alle aziende dei crediti di carbonio, la vendita della legna a fronte degli interventi di manutenzione del patrimonio arboreo. Fino ad ora queste attività venivano erogate in cambio di un contributo al Parco.
È stato evidenziato un focus sul servizio civile. A maggio comincerà il percorso annuale per due giovani che saranno disponibile per 25 ore settimanali (5 giorni alla settimana), per un totale di 1.145 ore complessive a testa. Si occuperanno di educazione ambientale e di conservazione della natura. Per i due posti erano state presentate quattro candidature, ma due ragazzi si sono ritirati dopo il colloquio conoscitivo. Il direttore Michele Cereda ha offerto uno spaccato sulla tendenza delle giovani leve a non interessarsi al servizio civile. Nel 2013 il Parco metteva a disposizione quattro posti e arrivava una quarantina di domande. Ora pari numero si ricava per sommatoria per tutti i Parchi lombardi. Una decina di anni fa le richieste pervenivano per lo più da giovani universitari che contemperavano il servizio civile allo studio per approfondire una tematica di interesse anche come forma di orientamento al mondo del lavoro. Negli ultimi anni invece l’età media si è ridotta e spesso l’apporto motivazionale è diminuito.
Con l’approvazione consigliare in Regione, infatti, non si potrà dire concluso effettivamente tutto l’iter burocratico. Servirà modificare lo statuto, almeno nella parte che riguarda la ridefinizione delle quote di partecipazione dei singoli Enti locali soci. In base ai criteri adottati, più o meno confacenti alle linee guida regionali, l’approvazione del nuovo statuto potrà rimanere di esclusiva competenza del Parco o, in caso di maggiore differenziazione dai parametri prediletti dalla Regione, dovrà passare anche dalla Giunta regionale. Per evitare che le tempistiche si dilatino fino anche a tre mesi, il Parco potrebbe indirizzarsi verso la modifica dello statuto più snella possibile. A quel punto si potrà dire finalmente fatto quell’accorpamento di cui si parla dal 2016, otto anni orsono, quando è stata approvato la Legge regionale n. 28. L’impegno amministrativo, superato lo scoglio formale dell’ampiamento, sarà quello di adeguare il Piano Territoriale di Coordinamento, che pianifica le aree protette dal punto di vista della tutela ambientale.
La Comunità del Parco si è riunita lunedì principalmente per approvare il bilancio di previsione, da cui non emergono novità significative rispetto al passato. Il presidente Molgora ha informato che l’Ente ha aperto la partita IVA per fatturare tutte quelle attività che forzatamente potevano rientrare in quelle istituzionali. Ad esempio i corsi di eduzione ambientale nelle scuole dei Comuni non soci, i campi estivi, la cessione alle aziende dei crediti di carbonio, la vendita della legna a fronte degli interventi di manutenzione del patrimonio arboreo. Fino ad ora queste attività venivano erogate in cambio di un contributo al Parco.
È stato evidenziato un focus sul servizio civile. A maggio comincerà il percorso annuale per due giovani che saranno disponibile per 25 ore settimanali (5 giorni alla settimana), per un totale di 1.145 ore complessive a testa. Si occuperanno di educazione ambientale e di conservazione della natura. Per i due posti erano state presentate quattro candidature, ma due ragazzi si sono ritirati dopo il colloquio conoscitivo. Il direttore Michele Cereda ha offerto uno spaccato sulla tendenza delle giovani leve a non interessarsi al servizio civile. Nel 2013 il Parco metteva a disposizione quattro posti e arrivava una quarantina di domande. Ora pari numero si ricava per sommatoria per tutti i Parchi lombardi. Una decina di anni fa le richieste pervenivano per lo più da giovani universitari che contemperavano il servizio civile allo studio per approfondire una tematica di interesse anche come forma di orientamento al mondo del lavoro. Negli ultimi anni invece l’età media si è ridotta e spesso l’apporto motivazionale è diminuito.
M.P.