Merate, da paese di contadini a città/9: dal ricovero Cerri di via Sant’Ambrogio la crescita dell’ospedale dal 1834 a oggi

La puntata numero 9 del nostro viaggio nella Merate da paese a città è monotematica: parleremo solo del nostro ospedale. Da anni denunciamo il progressivo ridimensionamento del presidio, elevato a ospedale di circolo e, ai tempi, più importante del vecchio nosocomio di via Ghislanzoni a Lecco. Da qualche mese l’attenzione si è alzata e anche chi non voleva vedere per ragioni politiche ora è costretto a prendere atto della situazione. L’ospedale è diventato grande grazie a due pilastri portanti: i benefattori e tanti illustri medici.
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 Giovanni Battista Cerri e il figlio Felice Cerri
La storia inizia il 25 gennaio 1834 quando Giovanni Battista Cerri, benestante, con casa in via Sant’Ambrogio lascia diversi alloggi e un fondo di 33 pertiche (poco meno di 22mila mq.) al Comune con l’annotazione che se il figlio Felice morisse senza prole il Comune erigesse un piccolo ospedale per i poveri. Felice muore nel 1842 senza prole e nel testamento del 18 marzo 1841 lascia al piccolo ospedale tutti i suoi mobili e 30mila lire. L’edificio di via Sant’Ambrogio, che ancora oggi mostra in rilievo l’effige del Cerri, diventa così il primo presidio ospedaliero meratese, arricchito anni dopo dai lasciti di Marianna Bosisio ved. Repossi, Rosa Fumagalli e Angela Panzeri ved. Rossi.
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Nel 1850 l’ospedale viene trasferito nella sede attuale. Per mezzo secolo funziona come ricovero per anziani e cronici mentre le cure mediche vengno gestite a domicilio e quelle chirurgiche presso l’ospedale Maggiore di Milano dove i pazienti sono trasportati in carrette ambulanza. L’attività vera e propria inizia nel 1901 con l’inaugurazione del padiglione “Elena Baslini Gnecchi”, dovuto alla generosità dell’avv. Antonio Baslini in memoria della “diletta moglie”. Tra il 1902 e il 1903 avviene l’installazione di un primo impianto radiologico. Nel 1910 il dottor Gerolamo “Momolo” Bonfanti (autore anche di un bel libro su Merate) assume la direzione dell’ospedale con accanto come collaboratore il dottor Carlo Baslini, noto oculista, fratello di Antonio. L’11 gennaio 1914 viene inaugurato il padiglione Terzaghi (voluto da donna Giulia Terzaghi per volontà testamentaria nel 1887 come ricovero di bambini affetti da rachitismo). Nel 1924 un regio decreto stabilisce  l’importanza dell’ospedale di Merate “.. a capo circolo di imprescindibile necessità. . .” per i mandamenti di Missaglia e Brivio e il 2 agosto 1929 un secondo regio decreto “….erige ufficialmente in Ente Morale l’ospedale di circolo di Merate “Fondazione Cerri” con un proprio statuto e un Consiglio di Amministrazione. Nello stesso anno viene inaugurato il padiglione a nord del vecchio edificio con settanta posti letto e con l’inclusione anche dell’edificio Pio istituto Terzaghi.
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Antonio e Carlo Baslini

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Villa Baslini in una foto del 1910

Da allora grazie a continue donazioni di illustri meratesi, aziende e banche, in primis la Banca Briantea, l’ospedale è cresciuto col padiglione “Maria e Giuseppe Villa” realizzato grazie alla donazione del Grand. Uff. Giuseppe Villa e poi col padiglione Rusca, fino al “quinto piano” voluto dal Dg Pietro Caltagirone.
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Istituto Terzaghi - 1910

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Palazzina Fondazione Cerri e Pio Istituto Terzaghi - 1920
 Tra i grandi benefattori il maestro Arturo Toscanini che donò una modernissima attrezzatura diagnostica radiologica di fabbricazione americana.
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Arturo Toscanini, Angelo Belloni, Gianbattista Galimberti e Luigi Airoldi

E, tra i tanti, una citazione particolare va al dottor Luigi Rusca, presidente dell’ospedale dal 1946 vero artefice dello sviluppo umano e tecnologico del presidio ospedaliero che oggi lo ricorda con il padiglione che porta il suo nome e quello della moglie Padovani.
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Luigi Zappa con le figlie e Luigi Rusca 
Il 14 aprile 1966 viene inaugurato il padiglione Giuseppe e Maria Villa, frutto della donazione del cav. Giuseppe Villa. Si tratta di un edificio di 4 piani di circa mille metri quadrati per piano con soprastante un ampio attico che, all’atto dell’inaugurazione era destinato al reparto di Pediatria dotato di 70 posti letto con camere singole, comparti immaturi, lactarium; reparto di Maternità con 40 posti letto dotato di due sale parto e nido; Laboratorio analisi con annesse sezioni di elettrocardiografia e metabolismo basale; Palestra per la Fisitoterapia; poliambulatorio con Convenzionato con l’Inam e la sezione di Merate dell’Inam. Con la disponibilità del padiglione Villa e posti letto salgono a 420.
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L'inaugurazione del padiglione Villa

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 Negli anni settanta il presidio raggiunge l’apice dell’importanza arrivando a ospitare fino a 500 posti letto. Nel 1975 la presidenza passa all’ing. Luigi Zappa. Poi con la soppressione delle Ussl e la centralizzazione della sanità in capo alla regione il territorio è stato esautorato e è iniziato il declino.

I nomi di coloro che hanno fatto grande l’ospedale, dedicato a Leopoldo Mandic il 20 dicembre 1983, sono scolpiti sulle tante tavole di marmo affisse nella palazzina direzionale “Cerri”.

Qui ci piace ricordare qualche nome affinché chi oggi determina il destino del presidio sappia che la regione ha fatto ben poco per il Mandic e che il Mandic è l’ospedale dei meratesi.

Giovanni Battista e Felice Cerri, Donna Giulia Terzaghi, on. Antonio Baslini, principi Luigi e Lena Trivulzio, Gianbattista Galimberti, Luigi Airoldi, Artuto Toscanini, Angelo Belloni, don Alfonso e donna Sveva Falcò principe Pio Falcò, Aldo Crespi, Alessandro Torri, conte Piero Prinetti, Paolo Romerio, Bellani Miriam, Giuseppe Villa, Luigi Rusca, Cariplo, banca Briantea.

Ai lettori offriamo una rarità: il libretto di istruzioni risalente a metà degli anni cinquanta che veniva dato a pazienti e parenti per informarli sul personale medico, le prestazioni sanitarie, i costi, gli orari e così via. Un libretto ormai introvabile.
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Dicevamo dei due pilastri. Uno i benefattori, il secondo i medici. Qui possiamo solo offrire uno spaccato dei grandi professionisti che nei decenni hanno operato nelle corsie del nostro presidio. Nomi presi dalla memoria in modo del tutto casuale: Italo Della Rocca, il primo primario di Ostetricia-Ginecologia, Vincenzo Saputo, primario di Pediatria, Arturo Sartori, primario di chirurgia, Giuseppe Montanari, primario di Rianimazione-Anestesia, Bruno Guareschi, primario di Radiologia, e poi, sempre pescati a caso, Gianni Orsolini (chirurgia), Marco Zocchi (radiologia, il primo a utilizzare un ecografo), Umberto Bonaldi (chirurgia), Mauro Marinari (anestesia e rianimazione), Mario Mancosu (anatomia patologica), Mario Manganini (ortopedia), Giovanni Manara (otorinolaringoiatria), Francesco Mauri (cardiologia) Giuseppe Pino Bollini (medicina d’urgenza). E tanti altri professionisti.
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Il corpo medico in servizio alla fine degli anni Sessanta

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Gianfranco Montanari, Vincenzo Saputo, Arturo Sartori, Umberto Bonaldi, Gianni Orsolini

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 Bruno Guareschi, Marco Zocchi, Ezio Sacchi, Ferdinando Schieroni, Mario Mancosu
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Mario Manganini, Mauro Marinari, Patrizia Monti, Francesco Mauri, Giovanni Manara
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Dino Felisati, Mario Chirico, Aldo Pisani, Italo Della Rocca, Carlo Cribioli
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Walter Manenti, Fernando Valli, Angelo Zanzola, Francesco Galloro, Ettore Sindoni
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Giuliano Pozzi, Ezio Villa, Mario Baragetti, Massimo Ribera e Pierluigi Carzaniga


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Sala parto e sala operatoria otorinolaringoiatria

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Impianto di sterilizzazione
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Apparecchiatura radiologica
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Corridoio di un reparto ospedaliero

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Inalatorio

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Una culla termostatica e servizi di radiologia

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Laboratorio analisi

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Camera operatoria principale

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Rianimazione

Infine l’ospedale ieri e oggi, dalla casa di via Sant’Ambrogio al presidio di I° livello attuale. Le immagini di una crescita che ora sembra lontana, tanto ci contano le riduzioni di prestazioni e servizi.


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1925

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9/continua
Claudio Brambilla
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