Merate, Paolo Mauri: ‘le nobili istanze della Lega Nord sono state stravolte dall’ambizione di una singola persona’
La Lega Lombarda fa la sua prima comparsa a Merate una sera piovosa di aprile del 1987, nella sala ex macello allestita appositamente tra il disinteresse dell’Amministrazione comunale e la curiosità dei cittadini che riempiono l’edificio di via Turati. Umberto Bossi aveva già fatto tappa in Brianza, prima a Monticello poi a Casatenovo. Al tavolo Stefano Galli, Ivana Arosio, Roberto Castelli e l'eurodeputato Luigi Moretti. E' la Lega versione 1.0, senza eccessi ma con una visione chiara. Giova a 37 anni di distanza leggere cosa disse Moretti, già sindaco di Nembro dal 1994 al 2002: "La Lombardia deve poter decidere nei settori dell'istruzione, della formazione del personale, della gestione delle risorse finanziarie (mal)gestite altrove. Noi non vogliamo dimenticare le zone depresse del sud, ma pretendiamo che gli aiuti diano frutti e non si traducano in semplice assistenzialismo. Altrimenti anche la locomotiva Lombarda prima o poi non ce la farà più a trascinare un carro tanto pesante. La Lega non è contro i meridionali ma contro il meridionalismo che ci allontana dall'Europa. Non vuole il "capitale" al centro ma l'uomo. Per realizzare una "comunità di popoli" prima che una "comunità economica".
Un seme che al Nord e a Merate germoglia rapidamente. Alle comunali del 6 e 7 maggio 1990 la Lega Lombarda ottiene il 17.9% dei consensi. Vince ancora la Dc ma per la prima volta dal dopoguerra è costretta ad allearsi con socialisti e repubblicani perché i suoi 15 consiglieri su 30 non garantiscono la stabilità.
La Lega porta in Aula, a Villa Confalonieri ben sei consiglieri: Amedeo Rigamonti (127 preferenze) Bruno Mauri (114), Mario Crippa (54), Vito Bresciani (25), Ruggero Bonfanti (21), Sonia Besana (19).
Alle regionali dello stesso anno la Lega Lombarda a Merate ottiene il 20.66% mentre alle politiche del 5 aprile 1992 balza al 25.44%.
Nella consigliatura 1990-1995 emergono due figure, Amedeo Rigamonti di Cernusco e Bruno Mauri di Merate. Quest’ultimo si ricandida nel 1995 quando con la riforma Segni è scattata l’elezione diretta del sindaco e la riduzione da trenta a venti consiglieri. Alla guida della Lega, diventata nel frattempo Nord, il segretario Federico Vanelli. Il partito ottiene il 18.1%, il più votato è Bruno Mauri con 45 preferenze personali.
Le elezioni le vince Dario Perego con “Merate al Centro”, e come era stato nel quinquennio precedente, l’osso duro dell’opposizione è proprio il capo del Carroccio, Bruno Mauri che ingaggerà dure battaglie come nella consigliatura precedente sul piano regolatore generale. Un combattente preparato, dialetticamente forte ma sempre con misura e dai modi gentili.
Negli anni anche i figli Matteo e Paolo aderiranno al movimento, soprattutto Matteo prima al seguito di Roberto Castelli e poi di Roberto Maroni. La figlia Giulia ha sposato Andrea Robbiani, un militante storico della Lega, trent’anni nel partito, ex camicia verde, un lavoro incessante fino alla vittoria elettorale del 2009 e la conquista del Municipio alla testa di una coalizione a trazione leghista.
Poi il sogno del grande partito del Nord è via via tramontato con Matteo Salvini che prima ha tentato l’affondo al sud, poi dopo la stagione del Papeete e dei pieni poteri col partito ben oltre il 30% si è spostato su posizioni sempre più vicine all’estrema destra xenofoba ripiegando il consenso fino all’attuale 8%.
Alle regionali Paolo Mauri, sostenuto dalla famiglia ha appoggiato la candidata centrista Letizia Moratti. E, come il cognato Andrea Robbiani, non ha più rinnovato la tessera della Lega.
Paolo Mauri, ci sta fin qui la sintetica ricostruzione?
La ricostruzione, obbligatoriamente sintetica, è sicuramente veritiera e ben rappresenta la nascita di un movimento che rappresentava un vero e proprio “sindacato del territorio”. E leggere a distanza di anni le parole di Moretti, rende bene l’idea di un movimento capace di guardare avanti e sperare in un assetto statale differente.
Come ha vissuto la trasformazione del Carroccio da partito popolare, né di destra né di sinistra, a simpatizzante di Putin, Trump, Bolsonaro, Orban?
Purtroppo inizialmente male. Ho sempre vissuto la politica come passione, e vedere che le nobili istanze di un movimento radicato sul territorio siano state stravolte dalle ambizioni di una singola persona, che arriva a mettere il suo ruolo (auspicato) nel nome del partito (e non solo nel simbolo), mi dispiace molto. Non ho potuto fare altro che non partecipare a questo partito che non ha alcuna progettualità ma ha sempre cercato esclusivamente spot dal facile consenso, come nel caso di quota 100 (durata 2 anni) o del reddito di cittadinanza, approvato con i voti della Lega Salvini (salvo poi, nei gazebi al nord, dire di volerlo togliere)
Alle regionali cosa l’ha indotto a schierarsi con la Moratti mentre molti leghisti sostenevano Mauro Piazza, approdato in tempi recenti nella Lega?
Sono stato contattato da Gianni Fava, persona seria e con grande passione per la politica e per il territorio, già assessore regionale alle politiche agricole in Regione Lombardia con Maroni e ancor prima sindaco di Pomponesco e onorevole per la Lega Nord. Gianni Fava durante l’ultimo congresso della Lega Nord si propose come candidato, unico avversario di Salvini, ovviamente a quel tempo ne è uscito sconfitto. Io lo avevo sostenuto. E proprio Gianni mi ha detto dell’idea di presentare, in ogni collegio, un rappresentante espressione di un’area autonomista-indipendentista da inserire all’interno della lista civica di Letizia Moratti. Pur sapendo che non avevo alcuna chance di vincere, dopo aver avuto l’opportunità di conoscere la signora Moratti, per la quale nutro grande stima, ho accettato con molto entusiasmo, sia per la validità della candidata, sia per l’idea di provare ad avere una rappresentanza di area all’interno del consiglio regionale (magari in uno dei grandi collegi dove avvengono i “riparti”)
Suo padre Bruno, capo storico del Carroccio cittadino, come sta vivendo questa trasformazione?
Mio papà è sempre stato un convinto federalista e autonomista, non lo convinceva la svolta separatista, ma tantomeno quella nazionalista e di ultradestra di Salvini. Mio papà, come del resto noi, non siamo mai stati fascisti e crediamo fortemente nella democrazia.
Come Andrea Robbiani anche lei non ha più rinnovato la tessera. Un dispiacere?
Grazie per la domanda, che mi serve a chiarire un tecnicismo grazie al quale Salvini e i suoi seguaci continuano ad andare avanti con un grosso equivoco. Né io né Andrea Robbiani abbiamo rinnovato la tessera della Lega Salvini Premier, che è cosa ben diversa dalla Lega Nord. Sono due partiti diversi. La Lega Nord è commissariata da anni, e non fa più attività politica attiva, in virtù di questo commissariamento (di fatto la Lega Nord è “congelata”). Prima del commissariamento, con un congresso fatto sui generis, la Lega Nord ha prestato il proprio simbolo alla Lega Salvini Premier. Qualcuno della Salvini Premier pensava che non rinnovando più il tesseramento, la Lega Nord sarebbe sparita…. Ma ahi loro io, Gianni Fava e altri 5 militanti, ai sensi dello statuto, abbiamo rinnovato la tessera entro il 31 marzo (era il 2020). Questa mossa ha fatto sì che, a posteriori, il consiglio federale decidesse di “omaggiare” i militanti della Lega Nord con una tessera gratuita. E da qui è in corso una battaglia legale per il simbolo. Vedremo cosa succederà. Ma ritornando alla sua domanda, sia io sia Andrea Robbiani siamo ancora orgogliosamente iscritti alla Lega Nord ma non alla lega di Salvini Premier.
A giugno si vota anche a Merate, di certo in campo ci sono Massimo Panzeri e Mattia Salvioni. E da pochi giorni ha sciolto le riserve anche Dario Perego. In estrema sintesi che giudizio esprime sul primo mandato Panzeri?
Penso che Panzeri abbia ben governato la città nei primi 3-4 anni, passando un momento drammatico come quello del covid, gestendo grosse difficoltà con grande impegno.
Poi cosa è successo?
Da osservatore esterno, la chiave di volta sono state a mio modo di vedere, le elezioni regionali. In quell’occasione il Vicesindaco Procopio si è candidato con il suo partito di riferimento, che sosteneva comunque Fontana Presidente. Massimo Panzeri, un buon pezzo di giunta e di consiglio comunale, hanno visto negativamente questa scelta, a mio parere legittima e naturale, visto il rapporto che lega Procopio a Lupi. Evidentemente quella reazione, a mio giudizio scomposta, era dettata dal tentativo di compiacere Mauro Piazza, candidato questo ultimo giro per la Lega Salvini Premier, che evidentemente non gradiva una concorrenza scomoda nel meratese. Il risultato è stato quanto meno disastroso. Piazza, che ha raddoppiato i voti nella provincia di Lecco, a Merate ha preso meno preferenze delle precedenti elezioni regionali (pur essendo sostenuto dal Sindaco, da buona parte della giunta e dei consiglieri di maggioranza). Procopio ha ottenuto un ottimo risultato personale, e da lì è cambiato tutto. Giunta spaccata, consiglieri in ordine sparso, riposizionamenti politici da parte di Alfredo Casaletto, Fiorenza Albani e Norma Maggioni che sono passati a Fratelli di Italia. Ed è partita una corsa interna per il ruolo di vicesindaco e di assessore. Questa battaglia interna, a mio modo di vedere, ha logorato la giunta.
E adesso?
Adesso è tutto aperto. Diciamo che a settembre scorso la partita sembrava chiusa a favore della giunta uscente. Adesso invece i giochi sono riaperti, anche alla luce delle defezioni all’interno della maggioranza.
All’interno della giunta chi ritiene aver lavorato meglio?
Ho in mente 3 membri della giunta che hanno lavorato a mio giudizio assolutamente bene. Ma se devo indicare un nome dei tre, senza dubbio penso a Franca Maggioni. Ha svolto un grande lavoro in un settore molto delicato. La persona giusta nel posto giusto. Il fatto che Franca abbia detto di non essere più nella squadra di Panzeri rappresenta una grande perdita per il Sindaco uscente.
E sulla coraggiosa scelta di Salvioni di candidarsi, trentenne e senza trascorsi in Consiglio, già a sindaco della città?
Non lo conosco, non appartengo certo alla sua area politica, ma vedo di buon occhio la partecipazione di un giovane alla vita politica della propria città. Non ci vedo nulla di male, anzi.
Dario Perego ha da poco sciolto le riserve e scenderà nuovamente in campo. Come vede questa formazione?
Dario Perego è uomo di grande esperienza e di grande passione politica. Penso che se scende in campo lo fa per vincere e per ritornare alla guida della città. Vedremo la composizione della lista come sarà. È lì che a Merate si vince o si perde. Inserendo persone valide e conosciute nelle varie frazioni. Vedremo se lui e il suo entourage hanno mantenuto la capacità di attrarre persone valide intorno a sé, come già fatto in passato.
Lavoro e famiglia rendono difficile un impegno amministrativo, tuttavia se glielo dovessero chiedere sarebbe disponibile a candidarsi?
Ho troppo rispetto per la politica, anche quella locale, per accettare di scendere in campo a mezzo servizio, non potendo garantire una presenza costante. In questa fase della mia vita mi dedico esclusivamente alla mia famiglia e al lavoro.
Claudio Brambilla