Osnago: "Liberi di scegliere" incontro sull'antimafia sociale con la pm Alessandra Cerreti

Violenza, onore, omertà sono i codici della 'ndrangheta. Lo sapeva bene Roberto Di Bella, giudice minorile a Reggio Calabria, che in venticinque anni di processi ha assistito alla perpetuazione dei codici all'interno delle famiglie: di padre in figlio. Questo perchè la 'ndrangheta non è una scelta, ma un obbligo ereditario, che spesso intrappola molti giovani nella costretta vita della criminalità. Risentito dell'esigenza di offrire a questi ragazzi una migliore possibilità, il giudice Di Bella ha scelto di allontanare molti di loro dalla propria terra e dal  nucleo famigliare malavitoso. Farli tornare liberi di scegliere e mostrare loro altri mondi, altre vite, un futuro ritagliato sui loro sogni era più importante che condannarli per una vita da loro non scelta. In "Liberi di segliere. La battaglia di un giudice minorile per liberare i ragazzi dalla 'ndrangheta", edito Rizzoli, le parole di Roberto Di Bella raccontano questo lungo e difficile percorso, che ha dato vita nel tempo al protocollo "Liberi di scegliere", oggi adottato  anche in realtà diverse dalla Calabria.
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Per promuovere la legalità democratica e sensibilizzare la cittadinanza alla lotta alla corruzione e alle mafie, il Comune di Osnago, nella serata di giovedì 22 febbraio, ha tenuto un incontro promosso da Avviso Pubblico e l'associazione Libera di presentazione del libro del giudice Di Bella, con l'intervento speciale del sostituto procuratore alla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano Alessandra Cerreti. "Noi ad Osnago per fortuna non abbiamo avuto, almeno sino ad oggi, fenomeni di infiltrazione mafiosa nel tessuto imprenditoriale o sociale del paese" ha introdotto la serata il sindaco Paolo Brivio, ringraziando gli ospiti per la presenza ed i promotori dell'evento. "Nel nostro piccolo cerchiamo di fare quanto è necessario affinchè la nostra comunità mantenga una sensibilità alta e non diventi indifferente ed incapace di cogliere i segnali di malavita che possano in qualche modo raggiungere anche i nostri territori".
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Alberto Bonacina, referente provinciale di Libera; Paolo Lanfranchi, sindaco di Dolzago e coordinatore di Avviso Pubblico; Alessandra Cerreti, sostituto procuratore alla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano; sindaco di Osnago Paolo Brivio; don Giorgio De Checchi, referente nazionale del progetto Liberi di Scegliere


Prima dell'intervento della magistrata Cerreti, hanno preso parola il sindaco di Dolzago e coordinatore di Avviso Pubblico, Paolo Lanfranchi, ed il refer
ente provinciale di Libera, Alberto Bonacina, per raccontare come l'attenzione a questo tema non debba essere mai sottovalutata. I casi di organizzazioni malavitose accertate sono ormai numerose anche nei piccoli paesi lombardi ed è quindi necessario cancellare il pensiero annebbiante collettivo che si tratti di un fenomeno strettamente correlato al sud Italia. "Abbiamo deciso di collaborare, come Avviso Pubblico e Libera, alla diffusione sempre maggiore di queste tematiche per cercare di convincere tutti, soprattutto le persone all'interno degli enti locali. Molte volte, purtroppo, ci si ricorda della legalità solo in campagna elettorale" ha spiegato Lanfranchi.
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La parola è poi passata alla PM Alessandra Cerreti, che ha offerto uno sguardo approfondito sul protocollo, da lei definito come "atto finale di un percorso nato dall'idea del magistrato Di Bella". "In quegli anni, in cui ero presente anch'io presso la Direzione Distretto Antimafia di Reggio Calabria, nacque l'esigenza concreta di intervenire, dopo la drammatica vicenda che colpì una giovane donna di nome Maria Concetta Cacciola. Pur cercando di allontanarsi dalla famiglia 'ndranghetista, la Cacciola abbandonò la protezione per tornare nel proprio paese di origine, Rosarno, poichè i famigliari le utilizzarono contro i bambini minori. Qui venne obbligata a registrare dichiarazioni in accusa dei magistrati e fu trovata uccisa, in una condizione di simulazione di suicidio. Questa vicenda portò i capi degli uffici di Reggio Calabria e Provincia a dar vita al protocollo 'Liberi di Scegliere', per assicurare alle donne e ai minori abusati una concreta e diversa scelta di vita".
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La necessità stringente di salvare delle vite destinate alla criminalità, si è così sviluppato prima in modo artigianale, poi sempre più organizzato. L'incipit è stato il rapporto instaurato con le madri dei minori presi in carico dal Tribunale. "L’allontanamento del minore richiedeva cautela, un approfondimento della sua storia attento e meticoloso. E un’assunzione di responsabilità che non doveva mai
diventare routine, gesto meccanico", raccontava Di Bella. "Quando si fanno i provvedimenti di allontamento dei minori bisogna sentire i genitori. Parlando con le madri, abbiamo cominciato a percepire la loro sofferenza: in poco tempo si è aperta davanti a noi una voragine inaspettata. Piangevano, mostravano segni di cedimento. Alcune iniziavano a esprimere il desiderio, che allora pareva inesaudibile, di andare via. Di fronte a queste richieste ci siamo accorti che il Tribunale era troppo piccolo e non avevamo risorse sufficienti per aiutarle". Il coinvolgimento progressivo delle istituzioni, con la partecipazione attiva della Direzione nazionale antimafia, della Chiesa, degli enti e delle associazioni, nonché delle famiglie affidatarie, ha contribuito alla creazione di una solida rete di sostegno per il lavoro dei giudici minorili. Questa collaborazione ampia è stata essenziale per il successo del protocollo, il quale dal 2013 fornisce alloggi, opportunità di lavoro e facilità di iscrizione e frequenza scolastica per circa ottanta minori e trenta nuclei familiari.
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Nonostante le iniziali numerose difficoltà riscontrate, il protocollo è stato applicato con successo anche in altre regioni, dimostrando la sua efficacia nel garantire un futuro libero e sicuro per le vittime della 'ndrangheta. A marzo di quest'anno il protocollo verrà aggiornato e molti altri tribunali aderiranno ad esso. Solo al Nord la finalità del protocollo è meno nota, proprio perchè in generale si parla meno di mafia. "Bisogna smettere di dire che la mafia al nord non esiste, perchè implica un comportamento in malafede. Da vent'anni ci sono casi che attestano forti radicamenti delle organizzazioni mafiose nel territorio milanese e nelle provincie circostanti. Bisogna accettare e contrastarla questa situazione e, ripeto, se non lo si vuole fare è perchè si è in malafede" ha fermamente dichiarato la pm Cerreti.

La serata si è poi conclusa con l'intervento di don Giorgio De Checchi, referente nazionale del progetto Liberi di Scegliere, offrendo un'importante prospettiva complementare a quella della pm Cerreti. Don Giorgio rappresenta, infatti, il versante della collaborazione sociale e della tutela delle persone coinvolte in questo percorso di cambiamento. 

"E' necessario affrontare le radici profonde della criminalità organizzata non solo come istituzioni, ma anche come cittadini impegnati. I piccoli gesti di attenzione e responsabilità possono fare la differenza nella vita delle persone coinvolte, sia in termini di protezione che di offerta di nuove opportunità. Non restiamo bloccati nel nostro dovere minimo, ma sfruttiamo il nostro sapere ed il nostro lavoro per aiutare chi cerca di ricostruirsi una vita al di fuori della criminalità organizzata". In conclusione don Giorgio ha invitato i presenti a riflettere, oltre che sulla responsabilità collettiva nel sostenere chi vuole intraprendere un percorso di cambiamento, sulla necessità di una cultura che vada oltre il mero perseguimento punitivo nei confronti della criminalità.

"Non si trattava di rieducare nessuno. Non avremmo mai chiesto di rinnegare i padri e le madri, ma solo di domandarsi se veramente volevano per il loro futuro la strada che quelle famiglie avevano scelto per loro" Roberto Di Bella
M.Pen.
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