Il rischio spopolamento in provincia di Lecco
Sono 265 i comuni lombardi ad alto rischio di spopolamento, pari al 18% del totale dei comuni della Regione, ai quali si aggiungono ulteriori 255 comuni a rischio moderato (il 17%), per un totale del 35% dei comuni sul territorio lombardo che deve affrontare tale problema. A delineare la situazione, o studio di Polis-Lombardia intitolato “Il rischio di spopolamento nei comuni lombardi.”
In merito è intervenuto il Presidente della Commissione Montagna di Regione Lombardia, il Consigliere Regionale lecchese, Giacomo Zamperini.
«Il rischio di spopolamento, come dimostrato dallo studio di Polis-Lombardia, interessa anche la Provincia di Lecco, dove il 14% dei comuni è ad alto rischio, con una densità abitativa media nel decennio 1° gennaio 2014 – 1° gennaio 2023 pari a 51 abitanti per km2, mentre il 17% è a rischio moderato. Per analizzare e comprendere il quadro nella nostra provincia è imprescindibile, anzitutto, operare una differenziazione tra lo spopolamento delle aree montane e pedemontane con quello dei comuni rivieraschi. Nel primo caso il dato è preoccupante e dovuto all’abbandono del territorio da parte di coloro che preferiscono spostarsi in pianura o nelle grandi città alla ricerca di maggiori servizi, mentre nel secondo caso è dovuto alla deresidenzialità indotta dal fenomeno delle case vacanza: le persone sacrificano la residenza per dare in affitto “breve” la propria casa ai turisti. Si scommette, quindi, investendo tutto sul fenomeno delle case vacanza ma con la conseguenza di perdere abitanti radicati, dunque servizi e tessuto sociale.» Ha continuato Giacomo Zamperini. «Serve che sia fatto tutto il possibile per invertire la tendenza negativa e facilitare chi vive e lavora nelle terre alte, introducendo specifici incentivi per chi vive nei piccoli comuni di montagna come la misura per esentare i residenti dal bollo auto, come recentemente fatto dalla Regione Abruzzo, oppure criteri di premialità nei bandi regionali per i comuni montani, penso ad esempio all’importanza di sostenere le associazioni sportive che operano nelle nostre “terre alte”. Si tratta di alcuni articolari attenzioni necessarie a fare la differenza per davvero e contrastare il drammatico abbandono delle nostre aree interne. Un esempio virtuoso che dà segnali di speranza è quello del Comune di Morterone, il più piccolo d’Italia ma anche quello con la maggiore altitudine in Provincia di Lecco, dove proprio qualche giorno fa è nata Marta, la trentatreesima abitante. Le famiglie che decidono di restare a vivere e lavorare nelle aree montane e pedemontane devono essere sostenute e premiate, perché presidiano e si prendono cura di territori che altrimenti sarebbero abbandonati, questa deve essere una vera e propria sfida da vincere tutti assieme.» Ha concluso il Consigliere Regionale. «Al contrario, la parte bassa della Provincia sta assistendo ad un ripopolamento indotto dall’arrivo di nuovi residenti che, per via della forte attrattività dovuta alla vicinanza della città Metropolitana di Milano, decidono di abitare in questi comuni pur lavorando altrove, potendo contare su un’alta qualità della vita. Questi territori, dunque, rappresentano un’occasione di crescita per il territorio che dobbiamo sfruttare per creare offerte ed esperienze di qualità, affinché non siano delle semplici zone “dormitorio” ma comuni sempre più vivibili e godibili per chi cerca servizi efficienti pur restando fuori dal caos di Milano o delle province limitrofe.»
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In merito è intervenuto il Presidente della Commissione Montagna di Regione Lombardia, il Consigliere Regionale lecchese, Giacomo Zamperini.
«Il rischio di spopolamento, come dimostrato dallo studio di Polis-Lombardia, interessa anche la Provincia di Lecco, dove il 14% dei comuni è ad alto rischio, con una densità abitativa media nel decennio 1° gennaio 2014 – 1° gennaio 2023 pari a 51 abitanti per km2, mentre il 17% è a rischio moderato. Per analizzare e comprendere il quadro nella nostra provincia è imprescindibile, anzitutto, operare una differenziazione tra lo spopolamento delle aree montane e pedemontane con quello dei comuni rivieraschi. Nel primo caso il dato è preoccupante e dovuto all’abbandono del territorio da parte di coloro che preferiscono spostarsi in pianura o nelle grandi città alla ricerca di maggiori servizi, mentre nel secondo caso è dovuto alla deresidenzialità indotta dal fenomeno delle case vacanza: le persone sacrificano la residenza per dare in affitto “breve” la propria casa ai turisti. Si scommette, quindi, investendo tutto sul fenomeno delle case vacanza ma con la conseguenza di perdere abitanti radicati, dunque servizi e tessuto sociale.» Ha continuato Giacomo Zamperini. «Serve che sia fatto tutto il possibile per invertire la tendenza negativa e facilitare chi vive e lavora nelle terre alte, introducendo specifici incentivi per chi vive nei piccoli comuni di montagna come la misura per esentare i residenti dal bollo auto, come recentemente fatto dalla Regione Abruzzo, oppure criteri di premialità nei bandi regionali per i comuni montani, penso ad esempio all’importanza di sostenere le associazioni sportive che operano nelle nostre “terre alte”. Si tratta di alcuni articolari attenzioni necessarie a fare la differenza per davvero e contrastare il drammatico abbandono delle nostre aree interne. Un esempio virtuoso che dà segnali di speranza è quello del Comune di Morterone, il più piccolo d’Italia ma anche quello con la maggiore altitudine in Provincia di Lecco, dove proprio qualche giorno fa è nata Marta, la trentatreesima abitante. Le famiglie che decidono di restare a vivere e lavorare nelle aree montane e pedemontane devono essere sostenute e premiate, perché presidiano e si prendono cura di territori che altrimenti sarebbero abbandonati, questa deve essere una vera e propria sfida da vincere tutti assieme.» Ha concluso il Consigliere Regionale. «Al contrario, la parte bassa della Provincia sta assistendo ad un ripopolamento indotto dall’arrivo di nuovi residenti che, per via della forte attrattività dovuta alla vicinanza della città Metropolitana di Milano, decidono di abitare in questi comuni pur lavorando altrove, potendo contare su un’alta qualità della vita. Questi territori, dunque, rappresentano un’occasione di crescita per il territorio che dobbiamo sfruttare per creare offerte ed esperienze di qualità, affinché non siano delle semplici zone “dormitorio” ma comuni sempre più vivibili e godibili per chi cerca servizi efficienti pur restando fuori dal caos di Milano o delle province limitrofe.»
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S.V.