Montevecchia: fotovoltaico bene ma il colore "stona"

Due macchie di blu in mezzo al rosso del tetto. L’armocromia non c’entra, il tema ruota attorno al rispetto dei vincoli paesaggistici. Il nuovo impianto di pannelli fotovoltaici sul palazzo municipale di Montevecchia rischia di diventare una faccenda che genera imbarazzo istituzionale. Da una quindicina di giorni sono in funzione i pannelli fotovoltaici, che consentono al Comune di consumare energia rinnovabile autoprodotta e ridurranno le bollette riferite al Municipio.
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Un risultato annunciato con soddisfazione dal sindaco Ivan Pendeggia nel recente Consiglio comunale del 12 febbraio: “L’impianto fotovoltaico ormai in funzione sta coprendo il 30% dei consumi elettrici di questo palazzo. Siamo in una fase sperimentale e per questo stiamo sfruttando l’impianto al 30% delle potenzialità. Quindi, una volta a regime, potremo sostanzialmente raggiungere l’autosufficienza elettrica del Municipio. È stato uno di quegli investimenti importanti che d’ora in avanti ci farà risparmiare sulla spesa corrente”.

Scelta nobile da un punto di vista etico e utile sotto il profilo pragmatico. Il progetto era ed è condizionato dall’autorizzazione paesaggistica del Parco del Curone. Che ci risulta essere stata concessa il 6 settembre ad un patto. Il colore dei pannelli avrebbe dovuto essere rosso. Si tratta di una soluzione di compromesso. I pannelli di questo tipo hanno infatti una minore resa energetica rispetto a quelli standard. Un escamotage però che serve a mimetizzare visivamente l’opera a tutela del panorama caratteristico del borgo.

Basta tuttavia fare una passeggiata lungo via Belvedere per rendersi conto che l’impatto visivo c’è eccome. Il blu intenso dei pannelli fotovoltaici stona rispetto al tegolato rossiccio. Pur non essendo dei tecnici, esperti nella produzione e nella vendita di questa gamma di articoli, appare del tutto evidente che le lastre non sono rosse. Non è nemmeno un effetto del riflesso o della rifrazione della luce. Anche da diverse angolature e ad orari diversi del giorno i pannelli sono tutto fuorché rossi.
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A stonare è però (e soprattutto) il mancato rispetto di una prescrizione di un Ente istituzionale di cui Montevecchia è socio fondatore e da sempre ne rappresenta il cuore territoriale. È l’unico Comune a comparire nella denominazione completa: “Parco di Montevecchia e della Valle del Curone”. L’inosservanza è avvenuta sotto al naso del Parco, la cui sede principale di Cascina Butto si trova pochi passi sopra al Municipio di via Donzelli. Tanto che la corrispondenza tra i due Enti potrebbe avvenire con gli aeroplanini di carta, ma d’ora in avanti forse sarebbe il caso di usare cartelli giganti.

L’impianto fotovoltaico è costato 103.968 euro (di cui 50 mila da fondi statali), comprensivi dei lavori edili di installazione. L’incarico prevedeva la posa di un sistema da 19,2 KWp con una batteria di accumulo da 10 KWh. Era stato affidato il 14 settembre alla ditta Eltech Srl di Calvisano (Brescia), con la consegna dei lavori avvenuta il giorno successivo. A distanza di appena cinque giorni, il 20 settembre, è stata comunicata la sospensione. La situazione si è sbloccata a inizio gennaio, quando è arrivata al Comune la richiesta di subappalto per le opere edili e di approntamento del ponteggio all’azienda montevecchina Conti Costruzioni Srl. L’Ente comunale ha quindi concesso il via libera al subappalto da 44.057 euro. I lavori sono stati considerati conclusi a fine gennaio.

Abbiamo tentato più volte di contattare telefonicamente il sindaco Ivan Pendeggia, che non ha però mai risposto. Andrebbe chiarita la posizione dell’amministrazione comunale che – appare superfluo rammentarlo – dovrebbe essere la prima a dare il buon esempio ed a vigilare che ogni intervento avvenga a regola d’arte. Altrimenti qualsiasi cittadino si sentirebbe legittimato a comportarsi come ha fatto in questo caso il Comune, bypassando nei fatti una prescrizione paesaggistica del Parco. Lo spazio è a disposizione.
M.P.
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