Consapevolezza, conoscenza, responsabilità

Siamo tutti bombardati da una molteplicità di notizie su cui spesso ci formiamo opinioni che riteniamo per ciò stesso fondate. Nell'era della massima Informazione dovremmo invece diffidare quantomeno delle apparenze visti gli interessi dietrologici che spesso vi si celano. 

Almeno sulle questioni più importanti una ricerca più approfondita accompagnata da un raffronto di più fonti informative può ridurre i rischi manipolatori e magari consentire di scovare notizie che ad esempio i tg televisivi non danno, o relegano nei "titolo di coda". 

Ecco ad esempio in ciò che mi sono imbattuto riguardo la cosiddetta revisione del Patto di Stabilità europeo, materia apparentemente per "economisti" ma con immancabili pesanti ricadute sulla testa di tutti noi comuni mortali.
https://www.money.it/patto-stabilita-100-miliardi-tagli-sanita-istruzione-investimenti-meloni-tace-ue

Non che non se ne sia parlato nei salotti televisivi ma al cittadino comune, specie quello eufemisticamente definitivo " meno abbiente" e ciò povero, bisognava spiegare meglio che sarà lui, per l' ennesima volta, a pagare le conseguenze peggiori di questi tagli. Inutile soffermarsi sui motivi di tale apparente “destino” visti gli andazzi da sempre registrati sotto governi di vari colori, pur con qualche differenza.

La domanda che sorge spontanea è: ma se in Italia gli organismi competenti registrano circa 14 milioni di poveri ( quasi 6 in povertà assoluta e circa 8 in povertà relativa) perché i loro reali interessi non contano? E non è apparentemente contraddittorio che proprio coloro che numericamente potrebbero fare la differenza nelle urne di fatto sempre più le disertano, forse anche perché hanno perso la speranza che la loro situazione possa cambiare? 

Non sfugge ai più che quello che di buono può rappresentare un reale sistema democratico è che il voto del povero (oggi si potrebbe anche dire di chi vive una sempre più stridente precarietà di vita) “pesa” numericamente come quello di uno straricco?

E non sfugge pure che è proprio questa la differenza che oggi, almeno potenzialmente, potrebbe contribuire a non far prevalere la legge del più forte?

Quindi perché, pur avendone la possibilità, non sembra riuscire a imporsi la tutela degli interessi dei più deboli che sono sempre più tanti?

Forse perché chi è in posizioni di forza maggiore riesce a rendere digeribili le situazioni di ingiustizia e di sbilanciamento delle opportunità con un'abile azione di narrazione plasmando un immaginario collettivo che di fatto trasforma le vittime in coartefici del sistema.

Come dire che dirottando l'attenzione solo su presunti interessi opposti tra ultimi e penultimi si perdono di vista i veri interessi di chi gode di situazioni di predominanza.

Insomma i variamente “precari” si azzuffano tra di loro mentre gli straricchi ridono.

Ma allora occorre che questi stessi “precari”, facendo valere il proprio peso numerico in democrazia, contino non solo nelle urne ma anche nell'impegno partecipativo che consenta loro quantomeno di saper distinguere quelle forze politiche che effettivamente si battono per una riduzione delle disuguaglianze e per l'affermazione di diritti e doveri uguali per tutti.

Forse sono un po' controcorrente ma a me pare che la Politica, quella con la P maiuscola, fornisca di questi tempi in Italia alcuni espliciti indicatori di chi realmente si sforzi, pur tra mille resistenze e qualche contraddizione, di tradurre in scelte concrete questa visione “riequilibratrice”.

Ad ognuno individuare, senza acritiche adesioni ma semmai con costante oculatezza, in quali forze si concretizzino queste scelte.

Quello che mi sembra debba contare rimane una sincera e non aprioristica ricerca del Giusto e del Vero e una chiara visione di diritti e doveri che competono a tutti. In primis il dovere della Partecipazione, ben al di là di rigide appartenenze e interessi di bottega che sembrano oggi caratterizzare malamente questa nostra società.
Germano Bosisio
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