Lomagna: medaglia d'onore per Giulio Fumagalli, IMI, grazie alla ricerca storica compiuta dalla nipote Beatrice

Il prossimo 30 gennaio Giulio Fumagalli avrebbe compiuto 100 anni.

Il regalo più bello, anche se lui non c'è più, glielo farà la nipote Beatrice che, appassionata di storia, ha ricostruito gli anni della sua deportazione come IMI (Internato Militare Italiano) nei campi della Germania occidentale, sino al suo ritorno a Lomagna, suo paese natale.
LomagnaGiulioFumagalli7.jpg (88 KB)
Le ricerche tra archivi di Stato e del Vaticano, siti online di conservazione della memoria, hanno portato ad avere un quadro dei suoi spostamenti, con tanto di lettere spedite alla famiglia con le sofferenze patite e le paure sopportate, e ora per lui arriva la medaglia d'onore.

Ad attribuirla proprio nella giornata del 30 gennaio sarà il prefetto Sergio Pomponio che ad altri 11 italiani che rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò, decretando la loro condanna nei campi di lavoro tedeschi, conferirà questo riconoscimento che arriva direttamente dalla Presidenza del Consiglio.

Il merito per Giulio Fumagalli, operaio, da tutti conosciuto come Ugo, va appunto a Beatrice, la nipote che, pur avendolo conosciuto per pochi anni da bambina, ne ha mantenuto un ricordo affettuoso. Insegnante di storia, italiano e geografia, desiderosa di approfondire e ridare valore al sacrificio di tanti che come il nonno decisero di opporsi a quel sistema che si andava creando, per un anno si è dedicata in tutto a questa ricerca.
LomagnaGiulioFumagalli1.jpg (335 KB)
“Il nonno era una persona che non parlava molto, come tanti che hanno vissuto l'esperienza traumatizzante della guerra e delle sue atrocità si è tenuto tutto dentro” ha spiegato “e poi va detto che gli IMI inizialmente, al ritorno in patria, erano additati da alcuni come dei traditori e quindi per loro era meglio non parlare. Questa cosa mi ha sempre fatto soffrire perchè il nonno ha patito tanto: sulla schiena aveva ancora i segni delle frustate, gli hanno spezzato le mani, ogni giorno camminava due ore per arrivare al campo dove si fermava a lavorare per 12 ore e poi rientrava, ma non era libero. Doveva stare dove lo avevano confinato. Eppure era un IMI e per questo mal visto”.
LomagnaGiulioFumagalli5.jpg (121 KB)
Beatrice ha iniziato così a fare ricerche negli archivi online italiani (LeBi) e tedeschi (Arolsen archives), passando per quello di Stato a Como e quello vaticano.
LomagnaGiulioFumagalli3.jpg (301 KB)
"Il nonno aveva fatto la leva obbligatoria ed era stato chiamato alle armi il 18 maggio 1943. Quando c'è stato l'armistizio è scappato e poi è stato catturato, fino a essere deportato subito dopo nei campi di lavoro in Germania. Ho cercato di ricostruire gli spostamenti e ho scoperto che inizialmente era stato nello Stalag VI C e poi spostato in altro campo sempre della Germania dell'ovest, dove c'erano le miniere in cui venivano mandati a lavorare.
Ho trovato alcune lettere che aveva spedito alla famiglia e che erano conservate all'archivio di Como, senza mai arrivare a casa. In una dell'estate del 1944 raccontava di avere paura dei bombardamenti e poi un po' della sua vita, dove lavorava praticamente tutto il giorno".
LomagnaGiulioFumagalli2.jpg (222 KB)
Nell'aprile del 1945 era arrivata la Liberazione ma prima di tornare a casa, a Lomagna, Giulio Fumagalli aveva trascorso un po' di tempo a Como. Quando era ritornato, finalmente, aveva mostrato i documenti che gli avevano dato per poter circolare senza rischi.
LomagnaGiulioFumagalli8.jpg (82 KB)
Nonno Giulio con la piccola Beatrice

"Ogni volta che sento parlare del nonno mi emoziono e mi vengono gli occhi lucidi" ha proseguito Beatrice "la ricerca sulla sua persona e su quello che sono stati gli anni da deportato mi hanno toccato in profondità. Ho lavorato un anno intero, anche con tanta rabbia e tanta voglia di dare a lui, come a molti altri, il giusto riconoscimento per le pene patite. Il nonno aveva chiesto anche un risarcimento per i due anni trascorsi al lavoro forzato ma gli era stato risposto che non si trattava di campi di concentramento e quindi non ne aveva diritto. Ma lui ha subito angherie e soprusi, tanti. Dal giorno della cattura, per un anno intero, non era riuscito a dare notizie di sè a casa, glielo impedivano. Negli archivi vaticani ho trovato anche una lettera del parroco di Lomagna che chiedeva informazioni sui soldati e c'era anche il nome di nonno Giulio”.
LomagnaGiulioFumagalli4.jpg (832 KB)
Un anno di lavoro intenso, emozionante, che ha coinvolto tutta la famiglia nel sostenere e nello spronare Beatrice ad andare avanti caparbia per raccogliere il più possibile su quei due anni del nonno, di cui poco si era riusciti a sapere.
LomagnaGiulioFumagalli9.jpg (187 KB)
La medaglia che il Prefetto consegnerà martedì alla famiglia Fumagalli è un riconoscimento al deportato Giulio ma anche un merito alla nipote a cui si deve tutto questo.
S.V.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.