Paderno: la sfida della cooperativa "La Fratellanza" ai grandi centri. Un patrimonio che deve restare

Non sono anni facili per piccoli negozi e piccole attività, anche per quelle insediate da tempo nei paesi e con una lunga storia e tradizione alle spalle, portata avanti per decadi – a volte persino da un secolo – da generazioni. L’avvento dei grandi supermercati prima e dell’e-commerce poi, senza parlare del periodo Covid, ha messo a dura prova molti negozianti. Qualcuno non ce l’ha fatta e si è visto costretto ad abbassare la saracinesca per sempre, qualcuno invece continua a resistere nonostante il mondo attorno stia cambiando e nel tempo è riuscito persino a crescere ed espandersi. 
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Un esempio (a livello locale) di realtà che nonostante tutto porta avanti la propria attività è la Cooperativa Fratellanza di Consumo di Paderno d’Adda, che affonda le sue radici nel 1945, e più precisamente nel 5 agosto di quell’anno, quando prendeva vita in una piccola sede di Piazza Vittoria, trasferitasi poi negli anni al civico 42 di via Manzoni. Si tratta di un tipo di realtà molto diffusa in tutta la Lombardia a quei tempi. “Più o meno quarant’anni fa si contavano ben 227 punti come quello di Paderno” ricordano il presidente della Cooperativa e memoria storia del paese, Giuseppe Panzeri, e il vicepresidente  Pierangelo Spini. “Attualmente ne sono rimasti poco più di cinquanta, considerate anche le aggregazioni come quelle di Como e Mapello”. 
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Alcune immagini storiche: il cortile della Coop negli anni ’50/’60, all’epoca sala da ballo all’aperto

Ai tempi in cui sorse la Cooperativa – i primi anni del Dopoguerra – nacque anche un’altra realtà in passe che per un po’ viaggio parallela e poi divenne parte della Fratellanza. Si tratta del Circolo Familiare, il cosiddetto “Circulun”, dove la gente non andava a comprare alimenti naturalmente, ma a divertirsi dopo il periodo buio di guerra. Erano gli anni Cinquanta e le persone avevano voglia di uscire. A Paderno nacque la prima sala da ballo all’aperto – la cosiddetta “balera” – che vedeva giungere frequentatori non solo dal circondario Meratese, ma anche dalla Bergamasca. Da quel luogo, in cui la gente arrivava con biciclette e motocicli – l’arrivo delle prime Fiat Cinquecento e Seicento era ancora in divenire –, sono passati negli anni musicisti come i Pooh e Gian Pieretti. 
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Pierangelo Spini e Giuseppe Panzeri

L’evoluzione che correva veloce a quel tempo, e fu proprio questo fatto a mettere in crisi il Circulun. L’arrivo delle prime automobili era davvero dietro l’angolo e coincise anche con la nascita delle prime discoteche. Il risultato fu che la gente che poteva permetterselo abbandonò la bicicletta per l’auto e di conseguenza iniziò a spostarsi, raggiungendo anche locali più distanti. Ben presto il “Circulun” entrò in crisi finanziaria, come del resto accadde a quasi tutti i circoli della zona che poi chiusero i battenti. 

“Nel 1986 il circolo venne incorporato dalla Fratellanza, che ne sanò i debiti” ricordano il presidente e il vicepresidente, spiegando che proprio tre anni dopo vennero fatti anche importanti lavori di ampliamento ai locali della Cooperativa.
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Il fabbricato prima della ristrutturazione 

Iniziò così un nuovo periodo per il circolo, che venne gestito per alcuni anni da personale dipendente che si occupò anche di ristorazione. Dopo un passaggio ad affitto d’azienda, nel 2003 l’immobile e il giardino del circolo vennero richiesti per avviare un’attività di ristorazione. L’intuito e la lungimiranza di chi amministrava però portarono a non stipulare un semplice contratto d’affitto. “Venne concordato il non pagamento del canone per cinque anni a scomputo di importanti interventi di ristrutturazione di cui l’immobile necessitava” ha detto Panzeri, spiegando poi che, sempre in quegli anni, la Fratellanza decise di cedere al Comune di Paderno gratuitamente 1.500 mtq del giardino – cosiddetto “Giardino delle magnolie” – alla confinante scuola primaria per scopi didattici. 
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L'attuale cortile della cooperativa La Fratellanza

L’avventura dei ristoratori al circolo non durò molto. Il contratto venne ceduto nel 2006 a un nuovo imprenditore – nonché attuale gestore del ristorante divenuto “Il Beccofino” – che portò molte innovazioni al locale. A questo si aggiunse il fatto che nel 2013 la Fratellanza decise di investire risorse proprie sul fabbricato – allora fatiscente – presente nella parte di giardino delle magnolie rimasta annessa al locale. La struttura venne completamente demolita e ricostruita con la stessa volumetria e annessa al ristorante, offrendo così la possibilità di ampliarsi.  
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 Il fabbricato dopo la ristrutturazione

Negli anni a venire, nonostante la presenza sempre più massiccia di grandi supermercati, gli amministratori della Cooperativa decisero di mettere in cantiere altre opere migliorative. Nel 2019 vennero sostituite le parti d’arredo del cibo freddo e i banchi di servizio all’interno del negozio.

Lo stesso è accaduto all’allora “circulun” e ora ristorante “Il Beccofino”, che nella primavera del 2022 ha concluso importanti lavori di ampliamento e ristrutturazione.  

“Non abbiamo idea di quanto potrà sopravvivere ancora il nostro negozio” dicono rammaricati il presidente Panzeri e il vice Spini. “Tutto dipenderà principalmente dal non insediamento di supermercati troppo vicini a noi. È chiaro che la nostra clientela è principalmente anziana, ma proprio per questa ragione noi svolgiamo anche funzione sociale. Non solo portiamo spesa a domicilio, ma manteniamo ancora le vendite a credito come si faceva una volta, quando è nata la Coop, anche se le condizioni economiche dei clienti siano cambiate”. 
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Se, nonostante tutto, il negozio è ancora attivo, ciò può essere riconducibile alla giusta condotta mantenuta negli anni dall’amministrazione della Cooperativa. “C’è stata lungimiranza da parte degli amministratori che si sono succeduti, ed è solo grazie a questo se il patrimonio della Fratellanza, che era composto da fabbricati fatiscenti, è stato riqualificato, ampliato e il suo valore è incrementato”.

Attualmente il patrimonio immobiliare della Fratellanza conta, oltre al negozio con annesso magazzino, due uffici, tre appartamenti ristrutturati nel 2004 e dati in locazione, il ristorante con giardino annesso e due appartamenti sovrastanti e infine un altro appartamento attualmente sfitto poiché bisognoso di un intervento di ristrutturazione.

“Ripeto, non so per quanto proseguirà l’attività del negozio. Ma una cosa è certa, tutto questo patrimonio e le rendite che ne derivano devono rimanere ai cittadini di Paderno e non deve per nessun motivo essere disperso” ha concluso il presidente Panzeri.
E.Ma.
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