Caso Gilardi: chiesti 3 anni per i 4 imputati per 'circonvenzione'
Tre anni e 300 euro di multa, ciascuno. Questa la richiesta di condanna - non motivata in Aula - avanzata dalla Procura di Lecco, nella persona del viceprocuratore onorario Mattia Mascaro, nei confronti dei quattro soggetti di origini straniere chiamati a rispondere del reato di "circonvenzione di incapace" nell'ambito del fascicolo "madre" di quel "caso Gilardi" divenuto tale dopo il polverone mediatico sollevato dalla trasmissione televisiva "Le Iene" a seguito del ricovero dell'anziano professore in una Rsa, disposto (anche) a tutela della sua incolumità e del suo patrimonio stante l'emergere di presunte pressioni subite dall'airunese da soggetti a lui vicini che - stando all'impianto accusatorio - approfittando delle sue fragilità avrebbero beneficiato di dazioni di denaro e/o di ospitalità presso le dimore del novantenne, recentemente venuto a mancare.
Dopo la condanna del "badante" briviese (con la pena irrogata in primo grado già confermata a Milano), l'assoluzione in udienza preliminare di un secondo indagato (con la pronuncia non appellata dal PM) e la morte di altro originale imputato, quattro sono gli stranieri per i quali il prossimo 20 febbraio arriverà il verdetto del giudice monocratico Giulia Barazzatta. Si tratta di Hichem Horroun (avvocato Andrea Artusi), Khalifa Mejbri (avvocato Pamela Nodari), Abdelmalak Rougui (avvocato Chiara Brizzolari) e Nedal Abushunar (avvocato Agnese Cattaneo), unico presente quest'oggi alla discussione finale, tradotto a Lecco dal carcere di Monza dove sta scontando una condanna per altra vicenda. Deserta, al netto delle parti e della stampa, l'aula.
L'udienza odierna si è aperta con l'escussione dell'ultimo consulente introdotto proprio dalle difese. Al microfono si è seduta la dottoressa Maria Grazia Calzolari, psicologa e psicoterapeuta, che, nel rispondere alle domande poste dai legali, ha riferito di aver partecipato all'incidente probatorio a cui è stato sottoposto Carlo Gilardi, avendo l'impressione di trovarsi di fronte a un anziano con funzioni cognitive "integre", in grado - nella sua lunga audizione - di "esprimere valutazioni critiche, anche articolate", senza far emergere dubbi "sulla sua capacità di autodeterminarsi" ma, di contro, "lasciando intendere di avere consapevolezza dell'importanza dei soldi".
Affermazioni, quelle della professionista, è stato comunque precisato, frutto del mero ascolto, non di una valutazione psico-diagnostica completa.
Congedata la consulente, il giudice Barazzetta, quale ultimo atto, ha chiesto alle parti se fossero intenzionate a reiterare la richiesta di perizia sulla capacità di intendere e volere di Gilardi al momento dei fatti oggetto del procedimento avanzata in sede di udienza di ammissione prove nel marzo 2022. Al "sì" dei legali, è seguito il rigetto dell'istanza, ritenendo l'istruttoria svolta già completa.
Venendo dunque alle conclusioni, didascalica la requisitoria della pubblica accusa, limitata alla richiesta di condanna comune per tutti gli imputati. Tecnica, invece, l'arringa dell'avvocato Artusi per Hichem Horroun, tacciato di aver ottenuto in comodato d'uso gratuito un immobile e di aver beneficiato di importanti prestiti, con i soldi poi non restituiti a Gilardi. La toga lecchese ha esaminato le caratteristiche fondanti del reato ascritto al proprio assistito, a cominciare dalla condizione di vulnerabilità della presunta vittima, ritenendo le stesse del tutto mancanti o non provate nel caso specifico, spingendosi poi a chiedere, in subordine all'assoluzione perché il fatto non sussiste, al giudice di valutare anche l'eventuale intervenuta prescrizione.
Più "passionale" il monologo dell'avvocato Nodari, già dalle prime battute, ricordando come, a suo tempo, anche San Francesco venne considerato matto per aver voluto donare tutti i suoi beni ai meno abbienti, senza interesse personale. "Cosa differenza gli odierni imputati dagli altri beneficiari delle donazioni del professor Gilardi?" questa la domanda di fondo posta dal legale bergamasco a perno della propria arringa, evidenziando come per sua stessa ammissione Khalifa Mejbri abbia avuto del denaro, in più occasioni, dall'airunese, con le dazioni in contestazione avvenute però con l'autorizzazione dell'amministratore di sostegno e dunque del giudice tutelare. Citate poi le parole stesse spese dal novantenne per rimarcare come fosse realmente affezionato al giovane tunisino, descritto come "una persona onesta, che mi vuole bene". "Molto volentieri ho dato loro un alloggio, nessuno mi ha costretto, è un mio modo di pensare" avrebbe altresì aggiunto l'anziano, non più rappresentato a giudizio essendo venuta meno la costituzione di parte civile, nel suo interesse, dell'ultimo amministratore di sostegno, l'avvocato Elena Barra assistita dall'avvocato Stefano Pelizzari, uscito dal processo dopo il decesso dello stesso Gilardi.
Depositate in forma scritta - stante l'assenza dell'avvocato Brizzolari - le conclusioni relative alla posizione di Abdelmalak Rougui mentre per Nedal Abushunar la collega Cattaneo ha sottolineato come a condurre il 50enne di origini israeliane a Airuno sia stato il titolare di un B&B che non avendo una stanza a disposizione, lo ha presentato a quell'anima buona che già ospitava altri stranieri, senza dunque dubitare sulle capacità cognitive dell'anziano. L'assoluzione perché il fatto non sussiste, la sua richiesta, al pari di quelle degli altri difensori. Tra meno di un mese la sentenza.
Dopo la condanna del "badante" briviese (con la pena irrogata in primo grado già confermata a Milano), l'assoluzione in udienza preliminare di un secondo indagato (con la pronuncia non appellata dal PM) e la morte di altro originale imputato, quattro sono gli stranieri per i quali il prossimo 20 febbraio arriverà il verdetto del giudice monocratico Giulia Barazzatta. Si tratta di Hichem Horroun (avvocato Andrea Artusi), Khalifa Mejbri (avvocato Pamela Nodari), Abdelmalak Rougui (avvocato Chiara Brizzolari) e Nedal Abushunar (avvocato Agnese Cattaneo), unico presente quest'oggi alla discussione finale, tradotto a Lecco dal carcere di Monza dove sta scontando una condanna per altra vicenda. Deserta, al netto delle parti e della stampa, l'aula.
L'udienza odierna si è aperta con l'escussione dell'ultimo consulente introdotto proprio dalle difese. Al microfono si è seduta la dottoressa Maria Grazia Calzolari, psicologa e psicoterapeuta, che, nel rispondere alle domande poste dai legali, ha riferito di aver partecipato all'incidente probatorio a cui è stato sottoposto Carlo Gilardi, avendo l'impressione di trovarsi di fronte a un anziano con funzioni cognitive "integre", in grado - nella sua lunga audizione - di "esprimere valutazioni critiche, anche articolate", senza far emergere dubbi "sulla sua capacità di autodeterminarsi" ma, di contro, "lasciando intendere di avere consapevolezza dell'importanza dei soldi".
Affermazioni, quelle della professionista, è stato comunque precisato, frutto del mero ascolto, non di una valutazione psico-diagnostica completa.
Congedata la consulente, il giudice Barazzetta, quale ultimo atto, ha chiesto alle parti se fossero intenzionate a reiterare la richiesta di perizia sulla capacità di intendere e volere di Gilardi al momento dei fatti oggetto del procedimento avanzata in sede di udienza di ammissione prove nel marzo 2022. Al "sì" dei legali, è seguito il rigetto dell'istanza, ritenendo l'istruttoria svolta già completa.
Venendo dunque alle conclusioni, didascalica la requisitoria della pubblica accusa, limitata alla richiesta di condanna comune per tutti gli imputati. Tecnica, invece, l'arringa dell'avvocato Artusi per Hichem Horroun, tacciato di aver ottenuto in comodato d'uso gratuito un immobile e di aver beneficiato di importanti prestiti, con i soldi poi non restituiti a Gilardi. La toga lecchese ha esaminato le caratteristiche fondanti del reato ascritto al proprio assistito, a cominciare dalla condizione di vulnerabilità della presunta vittima, ritenendo le stesse del tutto mancanti o non provate nel caso specifico, spingendosi poi a chiedere, in subordine all'assoluzione perché il fatto non sussiste, al giudice di valutare anche l'eventuale intervenuta prescrizione.
Più "passionale" il monologo dell'avvocato Nodari, già dalle prime battute, ricordando come, a suo tempo, anche San Francesco venne considerato matto per aver voluto donare tutti i suoi beni ai meno abbienti, senza interesse personale. "Cosa differenza gli odierni imputati dagli altri beneficiari delle donazioni del professor Gilardi?" questa la domanda di fondo posta dal legale bergamasco a perno della propria arringa, evidenziando come per sua stessa ammissione Khalifa Mejbri abbia avuto del denaro, in più occasioni, dall'airunese, con le dazioni in contestazione avvenute però con l'autorizzazione dell'amministratore di sostegno e dunque del giudice tutelare. Citate poi le parole stesse spese dal novantenne per rimarcare come fosse realmente affezionato al giovane tunisino, descritto come "una persona onesta, che mi vuole bene". "Molto volentieri ho dato loro un alloggio, nessuno mi ha costretto, è un mio modo di pensare" avrebbe altresì aggiunto l'anziano, non più rappresentato a giudizio essendo venuta meno la costituzione di parte civile, nel suo interesse, dell'ultimo amministratore di sostegno, l'avvocato Elena Barra assistita dall'avvocato Stefano Pelizzari, uscito dal processo dopo il decesso dello stesso Gilardi.
Depositate in forma scritta - stante l'assenza dell'avvocato Brizzolari - le conclusioni relative alla posizione di Abdelmalak Rougui mentre per Nedal Abushunar la collega Cattaneo ha sottolineato come a condurre il 50enne di origini israeliane a Airuno sia stato il titolare di un B&B che non avendo una stanza a disposizione, lo ha presentato a quell'anima buona che già ospitava altri stranieri, senza dunque dubitare sulle capacità cognitive dell'anziano. L'assoluzione perché il fatto non sussiste, la sua richiesta, al pari di quelle degli altri difensori. Tra meno di un mese la sentenza.
A.M.