Articolo: Salvini e i suoi commenti
Ciao Direttore, potresti gentilmente far leggere al Sig. Nicola questa " precisazione" sul comportamento tenuto della SINISTRA nei confronti dell'ex ministro degli Interni Salvini e la ex ministra Lamorgese, nella speranza che si rischiari leggermente le idee a mio sommesso avviso abbastanza offuscate. L’ultimo rapporto dell’agenzia europea Frontex continua a stigmatizzarne il «ruolo vitale» nei flussi migratori del Mediterraneo centrale. E le Procure siciliane si sono rimesse in moto contro di loro. Di qua legalitarismo e realismo, di là umanitarismo e compassione, in mezzo accuse di interessi privati e speculazioni politiche: quella sulle navi Ong è una battaglia mai finita. Il bilancio Anzi, grafici alla mano, si scopre che è stata ingaggiata più da Luciana Lamorgese che da Matteo Salvini, sia pure con mezzi diversi. Stando ai dati del ricercatore Matteo Villa dell’Ispi, durante la permanenza al Viminale della ministra nel governo Conte 2, si è arrivati al blocco contemporaneo di sette battelli delle Organizzazioni non governative tra il 9 ottobre e il 21 dicembre 2020 (Jugend Rettet, Sea Watch3, Sea Watch4, Eleonore, Alan Kurdi, Ocean Viking e Louise Michel); mentre nell’estate 2019, periodo di massimo attivismo in materia del leader leghista all’Interno, non si è mai andati oltre le quattro navi Ong ferme. L’ammiraglio in congedo Vittorio Alessandro, portavoce della Guardia Costiera al tempo dell’operazione Mare Nostrum, sostiene che «la linea di Salvini, da lui soltanto declamata, è stata pressoché rispettata anche dopo la conclusione del suo mandato al ministero». Fermo amministrativo Giusto o sbagliato che sia, un elemento balza agli occhi. Fino a settembre 2019 (data di nascita del Conte 2 con l’avvicendamento tra Salvini e Lamorgese) contro le navi umanitarie si usava il sequestro penale, derivante dall’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (vigente il decreto Sicurezza 2). Dalla primavera 2020 in poi questa misura viene sostituita dal fermo amministrativo della nave, che tocca la Alan Kurdi e la Alta Mari a maggio-giugno, la Sea Watch3 e la Ocean Viking a luglio, la Sea Watch4 a settembre, di nuovo la Alan Kurdi e poi la Louise Michel a ottobre. È come se si passasse da una repressione politico-giudiziaria con Salvini a una dissuasione burocratica più serrata con Lamorgese. Un mutamento che potrebbe spiegarsi anche con i diversi profili: tutto mediatico Salvini, portato a enfatizzare a uso tv i blocchi in mare; tutta tecnica Lamorgese, incline alla sordina delle prefetture e delle capitanerie di porto. La ministra, rimasta al suo posto pure con Draghi anche grazie all’apprezzamento del Quirinale, da settembre 2019 si è trovata nella necessità di raffreddare un terreno arroventato. E, durante il Conte 2, di conciliare le istanze di una sinistra decisa a cancellare la policy leghista con quelle dei Cinque stelle assai riottosi a farlo, avendovi contribuito non poco da alleati. Con Salvini, inoltre, le Ong sono rimaste attive in mare 67 giorni e hanno atteso 263 giorni davanti alle coste italiane l’assegnazione di un Pos (un posto di sbarco sicuro); con Lamorgese sono state in mare 289 giorni e sono rimaste in attesa di Pos per 157 giorni. Non sarebbe onesto non marcare le differenze. I diritti Nonostante ciò, la ministra non è molto più amata del suo predecessore da chi si batte ogni giorno per strappare al mare i profughi. E l’uso del fermo amministrativo è molto controverso. Il provvedimento si regge di volta in volta sulla contestazione di irregolarità tecniche, trattando i battelli umanitari alla stregua di navi commerciali: «Come se il comandante di una nave impegnata in ricerca e soccorso potesse decidere a un certo punto di interrompere le attività di salvataggio perché a bordo non si trovano in misura adeguata giubbetti salvagente, servizi igienici con scarichi a norma o zattere preinstallate con gli attacchi omologati a un numero di persone corrispondente a quello dei naufraghi...», osserva l’avvocato Fulvio Vassallo Paleologo, di Adif (Associazione diritti e frontiere). Il Tar siciliano ha appena accolto l’istanza dei legali di un’altra associazione immigrazionista, l’Asgi, per la sospensiva cautelare del fermo amministrativo di Sea Watch4. Ma se vacilla la strategia burocratica, torna in auge quella giudiziaria. Le immagini allegate dalla Procura di Trapani al fascicolo di chiusura indagine sulla nave Vos Hestia, con scafisti che picchiano i migranti davanti ai volontari e poi se ne vanno tranquilli a spasso per il porto di Reggio Calabria, sembrano raccontare un rapporto di contiguità che può sconfinare nella sudditanza. Ed è inquietante l’accusa della Procura di Ragusa contro Mare Jonio: avere incassato soldi per prendere a bordo profughi dalla petroliera Etienne. Teste a Catania per il caso Gregoretti che vede Salvini imputato, la ministra Lamorgese ha spiegato come le navi umanitarie in acque libiche non tornino subito indietro a ogni soccorso, «a volte si fermano anche tre o quattro giorni per recuperare il più possibile quelli che sono in difficoltà».
Emilio