83 e 90, due numeri che potrebbero dare speranza!
Sto aspettando il mio turno presso un ufficio pubblico.
Davanti a me una coda ben nutrita di persone con in mano un numeretto d'attesa procuratosi dall'apposito erogatore.
Passa il tempo e la fila umana si va assottigliando quando un signore che mi siede accanto attira la mia attenzione perché sta armeggiando con 2 bigliettini all'interno della custodia del suo smartphone.
Scorgendo non uno ma due numeri d'attesa: l'83 e il 90 non riesco a trattenermi dal domandargli il perché, visto peraltro che l'83 era già uscito sul display e che lui evidentemente non aveva usato per presentarsi allo sportello a tempo debito.
Con un sorriso candidamente mi confessa che il suo numero effettivo d'attesa era il 90 e che l'83 gliel'aveva passato un suo conoscente che, un po' indispettito dal prolungarsi dell'attesa ed avendo altre più urgenti incombenze, se n'era andato via.
A lui però non era parso giusto approfittare di quell'inaspettato “vantaggio” temporale per quella che riteneva una forma di rispetto nei confronti degli altri che effettivamente erano arrivati prima di lui e che ancora stavano aspettando il proprio turno.
In altri termini avevo di fronte una persona che, senza alcuna ostentata e compiaciuta vanteria, mi presentava un'altra logica rispetto a quella che quasi normalmente sembra predominare in questa nostra troppo individualistica società.
Una cultura che ritiene “normale”approfittarsi delle situazioni, non solo occasionali, che ci avvantaggiano ma che poi, a parti invertite, condanna il “passare avanti” e le “scorciatoie” se praticate da altri.
Mi fa girare un po' la testa e al contempo mi conforta questa dimostrazione disinteressata di altruismo e non posso che congratularmi con questo occasionale “collega” praticante un'etica che mi sforzo anch'io, con molti limiti e come spero molti altri, di far sopravvivere.
Un'etica di una consapevole e pur accorta attenzione verso non solo le proprie “esigenze” ma anche, reciprocamente, quelle degli altri. Come anche quella di contribuire a non misurare tutto secondo il proprio esclusivo tornaconto che sembra purtroppo permeare il vivere d'oggi.
Andando, come in questo caso, addirittura oltre praticando reciprocamente quella che veniva giustamente definita la “regola d'oro” del “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”.
Una regola che non pochi potrebbero addirittura considerare , perlomeno con questo banale quanto significativo esempio, come una sorta di ingenuità un po' stupida.
Invece io me ne torno a casa con la mente e il cuore un po' più caldo: Che l'83 e il 90 (quest'ultimo al contrario riferibile, secondo la cabala, alla “Paura”) siano numeri che possono dare speranza e contribuire a cambiare il mondo?
Davanti a me una coda ben nutrita di persone con in mano un numeretto d'attesa procuratosi dall'apposito erogatore.
Passa il tempo e la fila umana si va assottigliando quando un signore che mi siede accanto attira la mia attenzione perché sta armeggiando con 2 bigliettini all'interno della custodia del suo smartphone.
Scorgendo non uno ma due numeri d'attesa: l'83 e il 90 non riesco a trattenermi dal domandargli il perché, visto peraltro che l'83 era già uscito sul display e che lui evidentemente non aveva usato per presentarsi allo sportello a tempo debito.
Con un sorriso candidamente mi confessa che il suo numero effettivo d'attesa era il 90 e che l'83 gliel'aveva passato un suo conoscente che, un po' indispettito dal prolungarsi dell'attesa ed avendo altre più urgenti incombenze, se n'era andato via.
A lui però non era parso giusto approfittare di quell'inaspettato “vantaggio” temporale per quella che riteneva una forma di rispetto nei confronti degli altri che effettivamente erano arrivati prima di lui e che ancora stavano aspettando il proprio turno.
In altri termini avevo di fronte una persona che, senza alcuna ostentata e compiaciuta vanteria, mi presentava un'altra logica rispetto a quella che quasi normalmente sembra predominare in questa nostra troppo individualistica società.
Una cultura che ritiene “normale”approfittarsi delle situazioni, non solo occasionali, che ci avvantaggiano ma che poi, a parti invertite, condanna il “passare avanti” e le “scorciatoie” se praticate da altri.
Mi fa girare un po' la testa e al contempo mi conforta questa dimostrazione disinteressata di altruismo e non posso che congratularmi con questo occasionale “collega” praticante un'etica che mi sforzo anch'io, con molti limiti e come spero molti altri, di far sopravvivere.
Un'etica di una consapevole e pur accorta attenzione verso non solo le proprie “esigenze” ma anche, reciprocamente, quelle degli altri. Come anche quella di contribuire a non misurare tutto secondo il proprio esclusivo tornaconto che sembra purtroppo permeare il vivere d'oggi.
Andando, come in questo caso, addirittura oltre praticando reciprocamente quella che veniva giustamente definita la “regola d'oro” del “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”.
Una regola che non pochi potrebbero addirittura considerare , perlomeno con questo banale quanto significativo esempio, come una sorta di ingenuità un po' stupida.
Invece io me ne torno a casa con la mente e il cuore un po' più caldo: Che l'83 e il 90 (quest'ultimo al contrario riferibile, secondo la cabala, alla “Paura”) siano numeri che possono dare speranza e contribuire a cambiare il mondo?
Germano Bosisio