Cernusco: un boato terrificante e dopo il silenzio, rotto solo dalle sirene. La tragedia al Catenificio. Era il 28 dicembre ‘83

Un boato terrificante, la cui eco sinistra è arrivata fino a Robbiate, Montevecchia, Lomagna, in tutto il meratese nel raggio di chilometri e chilometri. Un botto immane che pure arrivato smorzato ai confini della provincia non lasciava presagire nulla di buono. Nulla che avesse a che vedere con la fine dell’anno. Tutti gli orologi del Catenificio Regina sono rimasti bloccati sulle 8.40. Dopo, solo il silenzio, rotto dall’ululato lontano di ambulanze e vigili del fuoco che si stavano precipitando verso l’importante azienda di Cernusco Lombardone. Giunti sul posto agli occhi dei soccorritori una scena allucinante, quasi apocalittica: un capannone semidistrutto, il tetto sfondato, l’interno squassato e sul pavimento almeno sei corpi che non davano segni di vita.
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Purtroppo Giancarlo Cogliati era in fin di vita. Gli altri più o meno in gravi condizioni venivano caricati sulle tante ambulanze giunte dagli ospedali di Merate, Lecco, Vimercate e Monza: Angelo Zuccolo, Giuseppe Ghezzi, Sergio Magni, Maurizio Panzeri, Giampiero Valtolina, Pietro Ghezzi.
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Si salvarono tutti nonostante le ferite. Una fuga di gas che serve per i forni la probabile causa dell’esplosione. I “coperchi” della vasca di raffreddamento delle catene appena uscite dai forni sarebbero letteralmente “volati” bucando la soletta e poi la copertura del capannone. Una lastra del peso di diversi quintali aveva colpito l’operaio Cogliati. Nonostante l’evidente gravità del quadro clinico l’uomo veniva sottoposto a un intervento chirurgico. Purtroppo con esito negativo.
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Il drammatico incidente accaduto quel 28 dicembre 1983 è rimasto nella memoria di tanti come uno dei più gravi mai successi nella nostra zona.

E è giusto ricordarlo oggi, assieme ai parenti degli operai coinvolti nella tragedia.
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