I ragazzi di oggi, ma anche e soprattutto gli adulti

I ragazzi di oggi sono più sofferenti di quello che eravamo noi?

E' questo uno dei più significativi interrogativi posti da Corrado Augias a Michele Serra nel corso dell'interessante trasmissione di “La torre di Babele” dall'intrigante titolo “Quando eravamo giovani”. Un spazio di riflessione dove si è cercato di  analizzare la condizione dei giovani, a cui toccherebbe costruire il nuovo mondo in un’Italia che il Censis racconta annichilita dalle paure. 

https://www.la7.it/la-torre-di-babele/rivedila7/la-torre-di-babele-puntata-del-11122023-11-12-2023-518186

Un tema assai impegnativo, pur trattato anche con qualche simpatica autoironia tra i due, che interpella non solo i giovani ma anche e soprattutto gli adulti e le spesso contraddittorie “eredità” lasciate loro.

All'interrogativo posto all'inizio di questo mio scritto Serra rispondeva con un sofferto ma al contempo compartecipato “Non lo so, ma forse più soli”.

Ognuno, su questo come sugli altri aspetti trattati, avrà sicuramente delle opinioni più o meno articolate. Io, senza pretesa alcuna, ne ho delle mie che cerco di esprimere qui di seguito, ben disponibile a condividerle con quelle di altri.

Penso che la solitudine non solo dei giovani sia uno degli indicatori di un disagio diffuso in questa società sempre più, non casualmente, disgregata.

E la principale causa mi sembra proprio dovuta ai suoi strutturali paradigmi.

L'individualismo esasperato, il materialismo miope, il consumismo compulsivo, l'apparire invece che l'essere, il parossismo tecnologico, l'io predominante invece che il noi e quant'altro spesso caratterizza il cosiddetto “vivere moderno” mi sembrano aspetti che hanno prodotto e continuano gradualmente a produrre un rovesciamento di quei sani valori che dovrebbero essere alla base di una libera ed umana Convivenza degna di tal nome.

Ma forse ed ancor più in modo incisivo e pregnante l'elemento che meglio può rappresentare l'essenza di questo processo degenerativo è la divinizzazione del denaro e l'Uomo subordinato ad un'economia che da mezzo è diventata fine o, per dirla come Papa Francesco, “la dittatura di una economia senza volto e senza scopo veramente umano” (p.to 55 dell'Evangelii Gaudium).

Da questo strutturale modello e dai suoi sottoprodotti a cascata penso derivino i mali di questa società sia nazionale ( occhio ai falsi nazionalismi) che europea oltre che planetaria.

E le sempre più drammatiche conseguenze di questo inumano modello valoriale (di “sviluppo” ?), di cui i media si fanno spesso ossequienti veicoli diffusivi, appaiono ormai evidenti agli occhi di tutti. Basti pensare ai sempre più crescenti livelli di disuguaglianza sia interni che esterni agli Stati o alla ormai ineludibile questione climatica.

Occorre un nuovo modello di riferimento che riporti effettivamente l'Uomo al centro di tutti i sistemi e non, invece, ne sia schiavo.

Sapremo costruirlo assieme ai giovani che spesso subiscono più direttamente gli effetti deleteri di questi sempre più distorsivi processi?

Sapremo incidere sia a livello dei macro sistemi che governano il mondo ma anche agendo sui nostri comportamenti quotidiani di vita?

Potremmo riuscirci sforzandoci, ognuno di noi ma assieme ad altri, di coniugare gli innegabili aspetti positivi del cosiddetto Progresso ( eliminandone le componenti di Regresso) con alcuni valori di una passata convivenza più attenta all'umano e alla condivisione?

La fiducia nel futuro, nonostante la situazione a volte angosciante come quella delle guerre in corso, sta forse nel far crescere in ognuno la consapevolezza critica e al contempo responsabilizzante nei confronti di questo sistema sbagliato in origine perché intriso di principi e strutture votate ad assecondare individualismo e competizione invece che Comunità e collaborazione.

E forse sta nel riscoprire una cultura che unisca la tutela dei diritti a quella dei doveri e soprattutto nel riscoprire la forza del Noi e una rinnovata fiducia nell'azione comune. Sta a tutti e ad ognuno provarci, quantomeno non lasciando soli coloro che si battono per questo.
Germano Bosisio
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