Silea, Osnago e il greenwashing, ovvero il benaltrismo
Paolo Trezzi, nell’articolo sulla piantumazione di settecento nuovi alberi a Osnago, si impegna in un’opera di demistificazione. Si pone tre domande (la notizia del nuovo bosco di Osnago è completa? È eclatante? Merita di essere pubblicata?) cui risponde con un diluvio di calcoli e numeri grazie ai quali rivela a noi poveri lettori l’inganno teso a nostro danno dal Comune di Osnago e da Silea: la notizia non è eclatante, è incompleta e non meritava affatto di essere pubblicata.
C’è di peggio: volevano farci credere che la messa a dimora di settecento alberi in un terreno residuale, posto tra la provinciale e la ferrovia, potesse compensare, con l’ossigeno prodotto dalle piante, le emissioni degli impianti di Silea, ma non è mica vero! Il bosco di Osnago in cinquant’anni assorbirebbe la quantità di anidride carbonica prodotta in due giorni dall’inceneritore di Valmadrera: roba da matti, chi lo avrebbe mai immaginato?
Il Comune di Osnago e Silea volevano farsi belli coi cittadini attraverso dichiarazioni roboanti ma prive di sostanza, si tratterebbe insomma di disinformazione propinata agli ingenui lettori e agli onesti cittadini.
Dato che vivo a Osnago, ho deciso di leggere l’articolo incriminato (si trova qui) e sono rimasto spiazzato: non mi pare che la notizia sia presentata come eclatante, né che vi si leggano dichiarazioni roboanti, e la piantumazione di settecento nuovi alberi in quella landa abbandonata mi pare proprio una notizia, di più: una bella notizia.
Ho avuto un momento di perplessità, mi sono domandato se fossi uno dei tontoloni che si fanno turlupinare dalle notizie-che-non-lo-sono, ma non credo di esserlo. Torniamo all’accusa principale di Trezzi: l’inceneritore di Valmadrera produce una quantità di anidride carbonica tale da rendere ridicolo, se non in malafede, il paragone con quanta ne potrebbero assorbire gli alberi piantati a Osnago: Silea, spalleggiata dal Comune, vuole solo fare greenwashing.
Il fatto è però che il paragone tra le emissioni del forno di Valmadrera e la capacità di assorbire anidride carbonica degli alberi che verranno piantati, nell’articolo di Merateonline non c’è da nessuna parte, e si capisce perché: è un paragone completamente privo di senso, a meno che non si voglia attribuire a Trezzi un’intenzione maliziosa e fuorviante, e cioè quella di confondere il lettore e di gettare discredito sugli enti che hanno promosso la realizzazione dell’area verde.
Io non credo però che ci sia malizia: nessuna cattiva intenzione. Si tratta soltanto di quell’antico atteggiamento, così diffuso e radicato anche a causa del dilagare di antipolitica e populismo, che una volta veniva chiamato benaltrismo: «Altro che settecento nuovi alberi! Ci vuole ben altro!». Il benaltrista ha un irresistibile impulso a spiegare al prossimo come stanno le cose e a metterlo in guarda contro qualunque tentativo di fare qualcosa di buono.
Sicuramente la nuova area verde di Osnago non risolverà le criticità dello smaltimento dei rifiuti né la questione delle emissioni dell’inceneritore di Silea, d’altronde sarebbe ingenuo pensare il contrario. Quella piccola macchia di verde a me pare comunque una felice compensazione. Al di là delle linee di tendenza dell’urbanistica, che da decenni ormai suggeriscono di piantare alberi dentro e in prossimità delle aree urbane per abbassare le temperature e favorire il ricambio dell’aria, io credo che passando in auto e in treno farebbe piacere a molti sbirciare, al posto di una landa desolata di gramigne, quelle formidabili architetture naturali che sono le piante ad alto fusto.
C’è di peggio: volevano farci credere che la messa a dimora di settecento alberi in un terreno residuale, posto tra la provinciale e la ferrovia, potesse compensare, con l’ossigeno prodotto dalle piante, le emissioni degli impianti di Silea, ma non è mica vero! Il bosco di Osnago in cinquant’anni assorbirebbe la quantità di anidride carbonica prodotta in due giorni dall’inceneritore di Valmadrera: roba da matti, chi lo avrebbe mai immaginato?
Il Comune di Osnago e Silea volevano farsi belli coi cittadini attraverso dichiarazioni roboanti ma prive di sostanza, si tratterebbe insomma di disinformazione propinata agli ingenui lettori e agli onesti cittadini.
Dato che vivo a Osnago, ho deciso di leggere l’articolo incriminato (si trova qui) e sono rimasto spiazzato: non mi pare che la notizia sia presentata come eclatante, né che vi si leggano dichiarazioni roboanti, e la piantumazione di settecento nuovi alberi in quella landa abbandonata mi pare proprio una notizia, di più: una bella notizia.
Ho avuto un momento di perplessità, mi sono domandato se fossi uno dei tontoloni che si fanno turlupinare dalle notizie-che-non-lo-sono, ma non credo di esserlo. Torniamo all’accusa principale di Trezzi: l’inceneritore di Valmadrera produce una quantità di anidride carbonica tale da rendere ridicolo, se non in malafede, il paragone con quanta ne potrebbero assorbire gli alberi piantati a Osnago: Silea, spalleggiata dal Comune, vuole solo fare greenwashing.
Il fatto è però che il paragone tra le emissioni del forno di Valmadrera e la capacità di assorbire anidride carbonica degli alberi che verranno piantati, nell’articolo di Merateonline non c’è da nessuna parte, e si capisce perché: è un paragone completamente privo di senso, a meno che non si voglia attribuire a Trezzi un’intenzione maliziosa e fuorviante, e cioè quella di confondere il lettore e di gettare discredito sugli enti che hanno promosso la realizzazione dell’area verde.
Io non credo però che ci sia malizia: nessuna cattiva intenzione. Si tratta soltanto di quell’antico atteggiamento, così diffuso e radicato anche a causa del dilagare di antipolitica e populismo, che una volta veniva chiamato benaltrismo: «Altro che settecento nuovi alberi! Ci vuole ben altro!». Il benaltrista ha un irresistibile impulso a spiegare al prossimo come stanno le cose e a metterlo in guarda contro qualunque tentativo di fare qualcosa di buono.
Sicuramente la nuova area verde di Osnago non risolverà le criticità dello smaltimento dei rifiuti né la questione delle emissioni dell’inceneritore di Silea, d’altronde sarebbe ingenuo pensare il contrario. Quella piccola macchia di verde a me pare comunque una felice compensazione. Al di là delle linee di tendenza dell’urbanistica, che da decenni ormai suggeriscono di piantare alberi dentro e in prossimità delle aree urbane per abbassare le temperature e favorire il ricambio dell’aria, io credo che passando in auto e in treno farebbe piacere a molti sbirciare, al posto di una landa desolata di gramigne, quelle formidabili architetture naturali che sono le piante ad alto fusto.
Francesco Bonfanti