E' davvero una buona notizia?

Cortese Direttore

anch'io, come vedo altri, sono rimasto stupito dalla frase di chiusura di un vostro articolo relativa all'ipotesi a breve di una nuova dirigenza generale dell'Asst di Lecco nella figura del meratese dr. Luca Stucchi in sostituzione dell'attuale d.g. Paolo Favini.

Quel "Finalmente una buona notizia" mi è sembrato quantomeno un po' azzardato avendo letto alcune notizie mediatiche sul passato di Stucchi, facilmente reperibili sul Web, ad integrazione di quelle relative al breve "curriculum" riportato da Merateonline.

Soprattutto quel suo trascorso di vicinanza e stima nei confronti di Formigoni mai smentito pubblicamente, a quanto apparentemente sembrerebbe risultare, non fa certo presagire un'approccio "culturale" differente.

Certo sarebbe sbagliato e pure ingiusto trinciare un giudizio preventivo prima di vederlo in azione (se confermata la sua scelta) ma mi permetta quantomeno di avanzare dubbi, vista anche l'azione di "coordinamento" rispetto all'annosa questione del Mandic , che da sempre vede a difesa il suo prezioso giornaleonline, affidata recentemente al Consigliere Piazza dall'ass. regionale Bertolaso. Una scelta anche da voi evidenziata con scetticismo, usando un eufemismo, visti i suoi trascorsi passati in termini di negazione della lenta opera d'impoverimento delle dotazioni del nosocomio meratese.

https://www.casateonline.it/notizie/132770/quali-i-veri-fondamenti-del-sistema-sanitario

Remember Formigoni, che peraltro sembrerebbe, a quanto riportato dai media, orientato, senza "pentimento" alcuno, a ritornare in pista alle prossime elezioni europee?

Sono però certo, ben conoscendo la vostra meritoria  e pur anche producente resistenza a difesa dello stesso (con anche qualche mio piccolo contributo a sostegno), che non farete sconti a nessuno ne tantomeno alle forze politiche che si muovono, di qualunque colore siano, dietro alle nomine, misurando sui fatti e sui risultati concreti l'operato di tutti.

E non solo rispetto alla specifica questione territoriale, pur molto importante, ma anche alla questione più generale delle condizioni sempre più critiche della nostra Sanità  Pubblica gradualmente e non certo casualmente impoverita, da molti anni e sotto varie forme, a vantaggio dei privati .

Pur nella consapevolezza della pluralità di fattori concomitanti che vi hanno concorso che non rendono riducibili a semplici e facili slogans le soluzioni di questa importantissima materia per la Collettività non posso non esporre alla fine questo semplice ragionamento che mi sembra consenta di andare alla base del problema:

Se ci si volesse limitare solo alla questione dei costi del sistema (come fanno "gli esperti", a mio parere in modo perlomeno parziale visto che la Sanità e la Salute non sono, per motivi evidenti, da trattare come una merce) allora si dovrebbe riconoscere che, a parità di efficienza ed efficacia, l'economicità della scelta "pubblica" sarebbe ben più risparmiosa di quella "privata" perché non gravata dalla strutturale ricerca di utili ma solo dalla copertura dei costi e soprattutto coerentemente improntata, come in origine, all'attuazione della sua peculiare funzione sociale. 

Perchè un semplice ragionamento come questo non si sente mai fare nei grandi dibattiti mediatici? perchè non si riconosce l'importanza semmai di perseguire un'effettiva efficienza ed efficacia del "pubblico", pur certamente da ulteriormente concretizzare?

Su questa premessa, se si fosse intellettualmente e politicamente onesti, si dovrebbe innestare un cambiamento strategico a favore di un "Pubblico" sempre più qualificato e quantomeno un riequilibrio rispetto al sempre più evidente tendenziale a favore del "privato" o privatistico. 

Tutto il resto e le varie conseguenti scelte operative verrebbero gradualmente di conseguenza, compresa l'assegnazione di coerenti risorse economiche perlomeno corrispondenti a quelle attuate da altri Stati ben più lungimiranti.

L'alternativa non potrà che essere una Sanità sempre più esclusiva per coloro che possiedono sufficienti redditi: un arretramento indegno di una Società che si dice progredita.
Germano Bosisio
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