Asst Lecco: 100mila € lasciati per la Terapia del Dolore da un paziente
Era domenica 24 luglio 2011 quando Giovanni Cosco, vercuraghese all’epoca 32enne, uscì per un giro in moto e rimase vittima di un grave incidente stradale a Eupilio (Como) che lo rese tetraplegico. Lo scorso febbraio, a seguito di un’infezione, Giovanni è mancato. Dodici anni ha passato in sedia a rotelle, circondato dal sostegno della compagna Erica Scalzi e dei medici che l’hanno aiutato a vivere al meglio. Tra questi anche il dottor Paolo Maniglia, responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale di Terapia del Dolore della ASST di Lecco, reparto a cui Giovanni, come ultima volontà, ha voluto donare 100.000 euro.
“Ho conosciuto Giovanni e Erica all’inizio della mia carriera, mentre mi avvicinavo alla Terapia del Dolore” ha raccontato il dottor Maniglia durante una breve conferenza svoltasi all’Ospedale Mandic di Merate la mattina di martedì 19 dicembre. “Vedendo la situazione, all’inizio ho commesso un errore di valutazione. In realtà quelle che cercava Giovanni erano piccole cose, ma che pian piano hanno alleviato la sua sofferenza”. Tra medico e paziente si è creato con il tempo un rapporto speciale. “Era uno di quelle persone a cui ti affezioni. Quando arrivava in reparto sorrideva sempre, aveva un ghigno beffardo. È stato uno dei pochi a cui ho dato il mio numero di telefono personale, questo anche perché la sua situazione era piuttosto seria” ha continuato il dottore, raccontando poi di quando, a febbraio del 2023, ha ricevuto la telefonata di Erica che lo informava che Giovanni era mancato a seguito di un’importante infezione. “Erica mi ha chiesto di incontrarci. Quando ci siamo visti mi ha rivelato l’intenzione di fare una donazione per la Terapia del Dolore, così come era il volere di Giovanni”.
A distanza di mesi, la donazione è stata concretizzata e la cifra verrà utilizzata per sostenere un contratto di 12 ore settimanali per uno psicologo che si occupi dei pazienti della terapia del dolore e dei caregiver; per l’acquisizione di una cartella informatica e potenziamento degli strumenti di telemedicina per la gestione a domicilio dei pazienti con dolore cronico e sviluppo di un software capace di mantenere il monitoraggio sui pz da parte dell'equipe e per la raccolta dati; per l’allestimento avanzato di un ambulatorio di terapia del dolore a Merate che comporterà l'acquisto di un lettino automatizzato per visite e procedure mini-invasive, un ecografo, un monitor multipara-metrico; per l’acquisto di presidi specifici per il posizionamento dei pz in sala operatoria e angiografica e attrezzatura per gli impianti e per le procedure più avanzate; per la per la formazione (Master Universitari) sia medica che infermieristica al fine di promuovere la cultura della terapia del dolore sia benigno che maligno in ambito pediatrico e adulto.
Si tratta di importanti miglioramenti per un reparto che conta circa 5.000 accessi ambulatoriali ogni anno, 800 interventi di infiltrazioni a livello di colonna vertebrale, 350 procedure interventistiche e che vede ogni mese in media 24 nuovi pazienti in regime di non urgenza e 20 in regime di urgenza.
Erica, la compagna di Giovanni, non ha voluto aggiungere altro rispetto a un toccante testo che ripercorre quanto vissuto.
«Giovanni aveva una vita come tante, fatta di lavoro, qualche sacrificio, le passioni da vivere nel tempo libero e il desiderio di creare quel pezzettino di vita tutto suo, con una casa, una famiglia che lo aspetti quando rientra stanco la sera, senza troppe pretese ma che sono un dono prezioso, che fanno sentire parte di un disegno fatto con le proprie mani di cui essere orgogliosi.
Quel sogno si distrugge in un'anonima domenica di luglio, il 24 luglio del 2011, quando durante un giro sulla sua amatissima moto rimane vittima di un incidente che lo avrebbe reso tetraplegico, inchiodato per sempre su una carrozzina. La vita viene stravolta nel giro di poche ore.
Dopo giorni col fiato sospeso e con la vita appesa a un filo arriva l'esito: vivo ma paralizzato fino al collo. Un anno di ospedale per tamponare le ferite più gravi e poi il rientro a casa.
Chi conosce veramente la quotidianità di una persona che deve essere assistita 24 ore su 24? Le difficoltà sono tantissime, è difficile persino andare in un bar a bere un caffè. Fare una doccia e sbarbarsi sembrano imprese titaniche, giorno dopo giorno, finché non arriva il momento in cui si deve prendere una decisione, quella di lottare, lottare per avere una vita migliore, perché ne abbiamo una sola, e va vissuta con passione, per quanto siano dure le prove da superare.
Giovanni col tempo e grazie a tanto lavoro riesce a recuperare l'uso del braccio e della mano sinistra, impara a scrivere, a mangiare, a gestire con un po' di autonomia piccole mansioni, poi, la vittoria più grande: prende la patente e ricomincia a guidare.
Giovanni è un lottatore, uno tosto, uno che non molla mai.
Nel corso degli anni non sono mancati gli spaventi, le emorragie cerebrali, le infezioni, chi più ne ha più ne metta. I ricoveri sono stati tanti, ha conosciuto tante tragiche realtà, ha toccato con mano la sofferenza degli altri, i visi stanchi di chi lotta da una vita contro la malattia, gli occhi spalancati dei bimbi ricoverati che ammiravano la sua futuristica carrozzina elettrica dimenticandosi per un attimo della terapia appena infusa nelle loro vene. Sono scenari che non si dimenticano.
Fortunatamente nelle tante "gite" negli ospedali non sono mancati gli incontri che gli sono entrati nel cuore, tra questi quello con il Dottor Paolo Maniglia che dirige il reparto della terapia del dolore presso l'Ospedale Manzoni di Lecco.
Il Dolore...compagno di viaggio instancabile di Giovanni, talmente presente e profondo da condizionare negativamente tante giornate. La lotta è quotidiana, la ricerca di un miglioramento è continua. Nonostante fosse spesso annientato dal dolore, non ha mai perso la speranza di trovare il rimedio giusto e grazie al cielo qualche attimo di sollievo gli è stato donato.
23 febbraio 2023 Giovanni non sta bene, qualcosa non va, stavolta è diverso, poche parole, un bacio e chiude gli occhi.
25 febbraio 2023 Gio non c'è più. Il gladiatore ha deposto la sua splendida armatura.
Si impara tanto da una storia come la sua, si impara ad amare, a tendere la mano, a buttarsi anche quando si ha pau-a, ad ascoltare, a sorridere e a non arrendersi mai, "mai mollare" come diceva lui.
Le persone come Giovanni sono quelle che in silenzio ci insegnano i valori più profondi, sono quelle che, senza tanti riflettori puntati, lasciano il segno.
Aveva sempre questa voglia di fare qualcosa per gli altri, lo faceva sentire vivo, mettersi a disposizione nel limite delle sue possibilità per sostenere chi è in difficoltà. Una lezione di vita esemplare pagata con la vita stessa. Chapeau grande guerriero.
Ma la sua battaglia non può fermarsi qui, il suo esempio non può e non deve essere dimenticato. La sua voglia di vivere deve essere trasmessa in modo tangibile, per questo motivo è nata l'esigenza di tendere la mano per poter dare la possibilità di chiedere aiuto e per dare aiuto.
Grazie al Dottor Paolo Maniglia si è aperto un varco importante che potrà permettere a chi, come é stato per Giovanni, ha bisogno di trovare supporto e sollievo, ai bambini che portano un peso che i lori corpi non dovrebbero portare, alle loro famiglie che ingoiano ogni giorno il sapore amaro del sentirsi impotenti, a tutte quelle persone che hanno il diritto di vivere una vita “normale".
Grazie al Dottor Maniglia che ha permesso di concretizzare questo desiderio.
Grazie Gio per avermi insegnato il valore della vita.»
Oltre all’importante contributo economico, Erica ha donato alla Asst di Lecco anche una targa che commemora Giovanni, con una sua foto che ben ritrae – come segnalato dal dottor Maniglia – il suo sorriso. Insieme, una frase: “La vita… un dono prezioso. Abbine cura. Continua a lottare, mai mollare! Giovanni Cosco 1979-2023”.
“Ho conosciuto Giovanni e Erica all’inizio della mia carriera, mentre mi avvicinavo alla Terapia del Dolore” ha raccontato il dottor Maniglia durante una breve conferenza svoltasi all’Ospedale Mandic di Merate la mattina di martedì 19 dicembre. “Vedendo la situazione, all’inizio ho commesso un errore di valutazione. In realtà quelle che cercava Giovanni erano piccole cose, ma che pian piano hanno alleviato la sua sofferenza”. Tra medico e paziente si è creato con il tempo un rapporto speciale. “Era uno di quelle persone a cui ti affezioni. Quando arrivava in reparto sorrideva sempre, aveva un ghigno beffardo. È stato uno dei pochi a cui ho dato il mio numero di telefono personale, questo anche perché la sua situazione era piuttosto seria” ha continuato il dottore, raccontando poi di quando, a febbraio del 2023, ha ricevuto la telefonata di Erica che lo informava che Giovanni era mancato a seguito di un’importante infezione. “Erica mi ha chiesto di incontrarci. Quando ci siamo visti mi ha rivelato l’intenzione di fare una donazione per la Terapia del Dolore, così come era il volere di Giovanni”.
A distanza di mesi, la donazione è stata concretizzata e la cifra verrà utilizzata per sostenere un contratto di 12 ore settimanali per uno psicologo che si occupi dei pazienti della terapia del dolore e dei caregiver; per l’acquisizione di una cartella informatica e potenziamento degli strumenti di telemedicina per la gestione a domicilio dei pazienti con dolore cronico e sviluppo di un software capace di mantenere il monitoraggio sui pz da parte dell'equipe e per la raccolta dati; per l’allestimento avanzato di un ambulatorio di terapia del dolore a Merate che comporterà l'acquisto di un lettino automatizzato per visite e procedure mini-invasive, un ecografo, un monitor multipara-metrico; per l’acquisto di presidi specifici per il posizionamento dei pz in sala operatoria e angiografica e attrezzatura per gli impianti e per le procedure più avanzate; per la per la formazione (Master Universitari) sia medica che infermieristica al fine di promuovere la cultura della terapia del dolore sia benigno che maligno in ambito pediatrico e adulto.
Si tratta di importanti miglioramenti per un reparto che conta circa 5.000 accessi ambulatoriali ogni anno, 800 interventi di infiltrazioni a livello di colonna vertebrale, 350 procedure interventistiche e che vede ogni mese in media 24 nuovi pazienti in regime di non urgenza e 20 in regime di urgenza.
Erica, la compagna di Giovanni, non ha voluto aggiungere altro rispetto a un toccante testo che ripercorre quanto vissuto.
«Giovanni aveva una vita come tante, fatta di lavoro, qualche sacrificio, le passioni da vivere nel tempo libero e il desiderio di creare quel pezzettino di vita tutto suo, con una casa, una famiglia che lo aspetti quando rientra stanco la sera, senza troppe pretese ma che sono un dono prezioso, che fanno sentire parte di un disegno fatto con le proprie mani di cui essere orgogliosi.
Quel sogno si distrugge in un'anonima domenica di luglio, il 24 luglio del 2011, quando durante un giro sulla sua amatissima moto rimane vittima di un incidente che lo avrebbe reso tetraplegico, inchiodato per sempre su una carrozzina. La vita viene stravolta nel giro di poche ore.
Dopo giorni col fiato sospeso e con la vita appesa a un filo arriva l'esito: vivo ma paralizzato fino al collo. Un anno di ospedale per tamponare le ferite più gravi e poi il rientro a casa.
Chi conosce veramente la quotidianità di una persona che deve essere assistita 24 ore su 24? Le difficoltà sono tantissime, è difficile persino andare in un bar a bere un caffè. Fare una doccia e sbarbarsi sembrano imprese titaniche, giorno dopo giorno, finché non arriva il momento in cui si deve prendere una decisione, quella di lottare, lottare per avere una vita migliore, perché ne abbiamo una sola, e va vissuta con passione, per quanto siano dure le prove da superare.
Giovanni col tempo e grazie a tanto lavoro riesce a recuperare l'uso del braccio e della mano sinistra, impara a scrivere, a mangiare, a gestire con un po' di autonomia piccole mansioni, poi, la vittoria più grande: prende la patente e ricomincia a guidare.
Giovanni è un lottatore, uno tosto, uno che non molla mai.
Nel corso degli anni non sono mancati gli spaventi, le emorragie cerebrali, le infezioni, chi più ne ha più ne metta. I ricoveri sono stati tanti, ha conosciuto tante tragiche realtà, ha toccato con mano la sofferenza degli altri, i visi stanchi di chi lotta da una vita contro la malattia, gli occhi spalancati dei bimbi ricoverati che ammiravano la sua futuristica carrozzina elettrica dimenticandosi per un attimo della terapia appena infusa nelle loro vene. Sono scenari che non si dimenticano.
Fortunatamente nelle tante "gite" negli ospedali non sono mancati gli incontri che gli sono entrati nel cuore, tra questi quello con il Dottor Paolo Maniglia che dirige il reparto della terapia del dolore presso l'Ospedale Manzoni di Lecco.
Il Dolore...compagno di viaggio instancabile di Giovanni, talmente presente e profondo da condizionare negativamente tante giornate. La lotta è quotidiana, la ricerca di un miglioramento è continua. Nonostante fosse spesso annientato dal dolore, non ha mai perso la speranza di trovare il rimedio giusto e grazie al cielo qualche attimo di sollievo gli è stato donato.
23 febbraio 2023 Giovanni non sta bene, qualcosa non va, stavolta è diverso, poche parole, un bacio e chiude gli occhi.
25 febbraio 2023 Gio non c'è più. Il gladiatore ha deposto la sua splendida armatura.
Si impara tanto da una storia come la sua, si impara ad amare, a tendere la mano, a buttarsi anche quando si ha pau-a, ad ascoltare, a sorridere e a non arrendersi mai, "mai mollare" come diceva lui.
Le persone come Giovanni sono quelle che in silenzio ci insegnano i valori più profondi, sono quelle che, senza tanti riflettori puntati, lasciano il segno.
Aveva sempre questa voglia di fare qualcosa per gli altri, lo faceva sentire vivo, mettersi a disposizione nel limite delle sue possibilità per sostenere chi è in difficoltà. Una lezione di vita esemplare pagata con la vita stessa. Chapeau grande guerriero.
Ma la sua battaglia non può fermarsi qui, il suo esempio non può e non deve essere dimenticato. La sua voglia di vivere deve essere trasmessa in modo tangibile, per questo motivo è nata l'esigenza di tendere la mano per poter dare la possibilità di chiedere aiuto e per dare aiuto.
Grazie al Dottor Paolo Maniglia si è aperto un varco importante che potrà permettere a chi, come é stato per Giovanni, ha bisogno di trovare supporto e sollievo, ai bambini che portano un peso che i lori corpi non dovrebbero portare, alle loro famiglie che ingoiano ogni giorno il sapore amaro del sentirsi impotenti, a tutte quelle persone che hanno il diritto di vivere una vita “normale".
Grazie al Dottor Maniglia che ha permesso di concretizzare questo desiderio.
Grazie Gio per avermi insegnato il valore della vita.»
Oltre all’importante contributo economico, Erica ha donato alla Asst di Lecco anche una targa che commemora Giovanni, con una sua foto che ben ritrae – come segnalato dal dottor Maniglia – il suo sorriso. Insieme, una frase: “La vita… un dono prezioso. Abbine cura. Continua a lottare, mai mollare! Giovanni Cosco 1979-2023”.
Edoardo Mazzilli