Brivio: il Paradiso di Dante nelle parole della professoressa Crevenna

Penultimo appuntamento del ciclo “Generare Dio”, organizzato dalla parrocchia di Brivio e Beverate, con Claudia Crevenna che nella serata di venerdì 8 dicembre ha analizzato il Canto XXXIII del Paradiso di Dante da lei denominato “Da Maria a Dio”.
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La professoressa ha guidato i presenti nel percorso di Dante dalla Selva Oscura all’Empireo, la realtà metafisica collocata dopo i nove cieli, dove risiedono Dio, la Madonna e i Santi nella Rosa dei Beati. È proprio in questa dimensione fuori dal tempo e dallo spazio che prende inizio l’ultimo Canto della Divina Commedia che porta l’autore alla presenza di Dio. Si tratta di uno dei più complicati ed enigmatici passi dell’intera opera in quanto Dante insiste ininterrottamente sulla volontà di spiegare e descrivere la visione di Dio, che però è un’esperienza indicibile: “Dante si trova in difficoltà a generare un discorso poetico su Dio che possa raccontare e riprodurre l’apparizione assoluta che ha avuto”.
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Per questo motivo tale Canto è stato definito un “monumento al paradosso, alla metafora e alla similitudine. Il tempo oscilla tra passato, presente futuro ed eternità, la distinzione tra l’inizio e la fine si dissolve, ci sono cerchi dappertutto e ci sono tre dappertutto”. Questo perché Dante punteggia il testo di riferimenti numerici alla trinità (3) e Dio (1), divinità che viene richiamata inoltre dalla ripetizione del cerchio, la figura perfetta. Nella sfera dell’Empireo Beatrice cede il passo all’ultima guida di Dante, Bernardo di Chiaravalle, mistico per definizione e devoto teologo mariano, personaggio quindi perfetto per mediare tra Dante e l’Onnipotente.

L’ultimo componimento del capolavoro dantesco può essere suddiviso in due parti: la prima, composta dai primi 45 versi, riflette la preghiera rivolta da Bernardo alla Vergine, mentre le ultime 33 terzine – più un verso finale – cercano di riportare l’immagine del Creatore. Le prime tre terzine presentano la figura storica di Maria, le successive quattro sono di elogio e le ultime sei di “supplicatio”, la richiesta a Maria di concedere la visione. La Madonna è dunque l'ultimo tramite per arrivare a Dio, questo perché lei “è la faccia che più a Cristo gli somiglia”, ma soprattutto perché è la più perfetta delle creature. La Vergine viene invocata tre volte per porsi come intermediario e lei lo concede, siccome è proprio da lei che è partito tutto il cammino di salvezza e redenzione di Dante: è la Madonna che è accorsa in suo aiuto, senza che lo chiedesse, in questa ascesa fino al divino. A seguito di una supplica per “dissolvere le nubi dell’imperfezione mortale” che finalmente permettono a Dante di vedere il Signore, inizia una fase di dilatazione con la quale il poeta cerca di dipanare con la parola il folgore che l’ha appena colpito. Si tratta di una confessione di ineffabilità da parte dello scrittore, al quale sono venute meno tutte le facoltà, e che dunque non è in grado né di dire né di ricordare. Dante si spende quindi in una serie di similitudini e paragoni per cercare di comunicare ciò che sembra essere stato un sogno, un’impressione, ciò che ha già dimenticato più di quanto l'impresa della nave Argo, la prima a solcare il mare, sia stata scordata per oltre venticinque secoli.
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Dante continua a mantenere lo sguardo fisso nell’infinito, usando formule di concretezza assoluta per cercare, senza successo, di indicare l'astrazione massima. La vista del poeta sembra però improvvisamente accrescersi e distinguere tre cerchi intersecati, delle stesse dimensioni e di colori diversi (la Trinità), di cui il secondo (il Figlio) sembra il riflesso del primo (il Padre), come un arcobaleno che crea il terzo (lo Spirito Santo) che è come una fiamma che spira ugualmente dai primi due. È proprio a questo punto che Dante scorge una figura umana nella luce. Si mette così nei panni di un geometra che cerca in ogni modo di risolvere il problema della quadratura del cerchio ma non ci riesce. Allo stesso, modo lo scrittore cerca di capire quale sia il rapporto tra l'immagine e il cerchio, scoprendo così la propria incapacità di comprendere il mistero dell'Incarnazione dell'umano nel divino, fino a quando la sua mente viene colpita da un altro fulgore che appaga il suo desiderio e gli fa capire tutto. Dopo tanti sforzi Dante raggiunge un annullamento nel Creatore, si trasforma in un mistico abbandonandosi in armonia agli angeli, con il movimento dei cieli, alla volontà di Dio. Al poeta ormai mancano le forze, tuttavia l'amore divino ha placato la sua volontà di conoscere, lasciando il ricordo di un dolce sogno e il sorriso dell’Onnipotente sul mondo. 

Claudia Crevenna ha concluso l’intervento con una lettura integrale del Canto e un ringraziamento al pubblico, a don Emilio Colombo e Ugo Panzeri per l’invito e a tutta la Parrocchia per averla accolta. Prima di chiudere la serata, don Emilio ha sottolineato la modernità del testo di Dante che presenta una perfetta rappresentazione della società attuale che vede tanti uomini e donne in preda allo smarrimento e in cerca della “retta via”, che il poeta dimostra essere disegnata e guidata dalla Madonna fino al momento del riscatto. Appuntamento dunque per venerdì 15 dicembre alle 20.45 all’oratorio di Beverate con la professoressa Moira Scimmi che concluderà il ciclo di eventi trattando la tematica “Generare Dio in una Chiesa di donne e uomini”.
I.Bi.
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