CS CGIL Lecco - 12° anniversario della scomparsa di Pio Galli
Il 12 dicembre 2023 ricorre il dodicesimo anniversario della scomparsa di Pio Galli, operaio e sindacalista che, dopo aver partecipato alla Resistenza, ha dedicato tutta la sua vita all’impegno sindacale. L'Associazione “Pio Galli”, costituita nel 2012, e la CGIL Lecco intendono oggi ricordare il suo impegno, caratterizzato dalla dedizione assoluta alla difesa e alla promozione degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, richiamando all’attenzione alcuni interventi della sua attività sociale e politica che, ancora oggi, sono un insegnamento e un’esortazione a mantenere viva la nostra responsabilità civile.
Il primo riguarda la sua speciale attenzione alla difesa dei diritti e alla promozione della dignità sociale delle donne. Così, nel pieno delle lotte per la parità salariale di genere al cotonificio Cantoni di Bellano (LC), Pio scrive sul giornale Voce nel maggio 1957: “Noi diciamo che è giunto il momento di muoversi e la premessa per muoversi seriamente è il superamento di posizioni preconcette esistenti purtroppo ancora in fabbrica, dalle quali continua a trarne vantaggio solamente il padrone. Per cui è necessario che le lavoratrici della Cantoni di Bellano riescano a capire che, al di là delle opinioni politiche e religiose, hanno un comune interesse, quello di essere meno sfruttate e più pagate.” Sempre su la Voce, del giugno 1957, a distanza di un anno dall’entrata in vigore in Italia, ma non ancora applicata, della Convenzione internazionale sulla parità di retribuzione tra la mano d’opera maschile e femminile, Pio così si esprime: “Spetta perciò alle lavoratrici sollecitare la sua applicazione con un grande movimento di massa e opinione pubblica. (…) Le organizzazioni femminili democristiane e parte di quelle cattoliche hanno compreso che non vi possono essere per le donne italiane seri progressi verso la loro emancipazione senza la eliminazione della inferiorità economica. (…) Deve essere chiaro che la parità di salario alle lavoratrici non interessa solo le donne, poiché è noto che i bassi salari femminili nell’industria determinano anche bassi salari per gli uomini. Di fronte a tale questione di così grande importanza, necessita che le lavoratrici e i lavoratori portino avanti insieme la rivendicazione circa l’applicazione della Convenzione, certi di dare un contributo alla conquista di migliori condizioni di vita oltre che a far progredire la lotta per l’emancipazione della donna.”
Pio Galli era molto attento e preoccupato a che si mantenesse viva l’unità del mondo del lavoro, sia l’unità tra i sindacati come la composizione e il concerto tra le sue varie componenti sociali; le donne, come abbiamo visto, ma anche i giovani. Unità e coordinamento che, per lui, nascevano nella lotta per i diritti, nella mobilitazione e nella difesa del loro strumento principale, lo sciopero. In un articolo della Voce, luglio 1960, dal titolo “Sei mesi di lotte e di successi dell’organizzazione sindacale unitaria”, Pio scrive: “In queste lotte i lavoratori lecchesi, guidati unitariamente dai propri sindacati, hanno dimostrato quanto sia grande la loro carica combattiva quando tra gli stessi c’è coscienza della giustezza delle lotte da intraprendere; così dicasi per quanto concerne i giovani, i quali sono sempre stati in prima fila in tutte le lotte e ciò perché soprattutto loro, che hanno davanti una vita intera, si sono battuti e si batteranno nel futuro con sempre maggiore entusiasmo affinché le loro condizioni di lavoro e salariali siano migliorate e perché il ricatto del pane (contratto a termine) sia per sempre eliminato.” È per questa sicura convinzione che Pio non transigerà mai sul valore e la difesa del diritto di sciopero, e quando la CGIL sarà sola a manifestare nello sciopero dell’8 luglio 1960 “per il lavoro, per la libertà e per una politica economica, sociale e di elevazione culturale dei ceti popolari secondo la Costituzione”, di fronte a coloro che minacciano e accusano la CGIL di sciopero politico o di contrapposizione della “piazza” allo Stato, Pio reagirà così, con fermezza, sul bollettino Il Metallurgico di agosto 1960: “Ai dirigenti della CISL noi diciamo con franchezza e consapevolezza che quando si sciopera per la difesa della libertà non si politicizza il Sindacato, ma si lotta per salvaguardare al Sindacato stesso le sue possibilità di esistenza; quando invece non si ha il coraggio di riconoscere la giustezza di ciò significa negare al popolo e alla classe operaia la sua alta funzione che gli è riconosciuta dalla storia, in quanto elemento determinante nella lotta per il progresso, la civiltà ed il benessere generale.”
Il ruolo storico del mondo del lavoro e del movimento operaio per la libertà e la democrazia è una profonda convinzione che in Pio Galli nasce dalla sua esperienza nelle fabbriche lecchesi e ha la sua radice negli scioperi del 1943/44, dei quali ricorre l’80° anniversario e che ricordiamo con le parole di Pio in un’assemblea pubblica a Rancio del 19 aprile 1973: “Con quello sciopero generale la classe operaia italiana si è posta come forza motrice e dirigente per la liberazione e l’indipendenza del nostro paese. Gli scioperi del ‘43-‘44, la guerra partigiana, la guerra di liberazione non sono che una tappa della lotta del popolo italiano, della classe operaia, per la conquista di una società più giusta, civile e democratica. Ma i fatti pregnanti di questa tappa rappresentano un patrimonio per le nuove generazioni, patrimonio che non può essere cancellato.”
Diego Riva, Segretario generale della CGIL Lecco: “I problemi del mondo del lavoro di 50 e 60 anni fa, denunciati con acutezza e lungimiranza da Pio Galli, sono in larga parte sovrapponibili con quelli attuali, si pensi per esempio al gap salariale tra uomini e donne o a quello che lui chiamava “ricatto del pane”, ossia il precariato. Come sindacato ci impegnamo a portare avanti il pensiero e le opere di Pio, a cui è dedicata la Camera del Lavoro di Lecco, nella costante promozione degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori.”
Il primo riguarda la sua speciale attenzione alla difesa dei diritti e alla promozione della dignità sociale delle donne. Così, nel pieno delle lotte per la parità salariale di genere al cotonificio Cantoni di Bellano (LC), Pio scrive sul giornale Voce nel maggio 1957: “Noi diciamo che è giunto il momento di muoversi e la premessa per muoversi seriamente è il superamento di posizioni preconcette esistenti purtroppo ancora in fabbrica, dalle quali continua a trarne vantaggio solamente il padrone. Per cui è necessario che le lavoratrici della Cantoni di Bellano riescano a capire che, al di là delle opinioni politiche e religiose, hanno un comune interesse, quello di essere meno sfruttate e più pagate.” Sempre su la Voce, del giugno 1957, a distanza di un anno dall’entrata in vigore in Italia, ma non ancora applicata, della Convenzione internazionale sulla parità di retribuzione tra la mano d’opera maschile e femminile, Pio così si esprime: “Spetta perciò alle lavoratrici sollecitare la sua applicazione con un grande movimento di massa e opinione pubblica. (…) Le organizzazioni femminili democristiane e parte di quelle cattoliche hanno compreso che non vi possono essere per le donne italiane seri progressi verso la loro emancipazione senza la eliminazione della inferiorità economica. (…) Deve essere chiaro che la parità di salario alle lavoratrici non interessa solo le donne, poiché è noto che i bassi salari femminili nell’industria determinano anche bassi salari per gli uomini. Di fronte a tale questione di così grande importanza, necessita che le lavoratrici e i lavoratori portino avanti insieme la rivendicazione circa l’applicazione della Convenzione, certi di dare un contributo alla conquista di migliori condizioni di vita oltre che a far progredire la lotta per l’emancipazione della donna.”
Pio Galli era molto attento e preoccupato a che si mantenesse viva l’unità del mondo del lavoro, sia l’unità tra i sindacati come la composizione e il concerto tra le sue varie componenti sociali; le donne, come abbiamo visto, ma anche i giovani. Unità e coordinamento che, per lui, nascevano nella lotta per i diritti, nella mobilitazione e nella difesa del loro strumento principale, lo sciopero. In un articolo della Voce, luglio 1960, dal titolo “Sei mesi di lotte e di successi dell’organizzazione sindacale unitaria”, Pio scrive: “In queste lotte i lavoratori lecchesi, guidati unitariamente dai propri sindacati, hanno dimostrato quanto sia grande la loro carica combattiva quando tra gli stessi c’è coscienza della giustezza delle lotte da intraprendere; così dicasi per quanto concerne i giovani, i quali sono sempre stati in prima fila in tutte le lotte e ciò perché soprattutto loro, che hanno davanti una vita intera, si sono battuti e si batteranno nel futuro con sempre maggiore entusiasmo affinché le loro condizioni di lavoro e salariali siano migliorate e perché il ricatto del pane (contratto a termine) sia per sempre eliminato.” È per questa sicura convinzione che Pio non transigerà mai sul valore e la difesa del diritto di sciopero, e quando la CGIL sarà sola a manifestare nello sciopero dell’8 luglio 1960 “per il lavoro, per la libertà e per una politica economica, sociale e di elevazione culturale dei ceti popolari secondo la Costituzione”, di fronte a coloro che minacciano e accusano la CGIL di sciopero politico o di contrapposizione della “piazza” allo Stato, Pio reagirà così, con fermezza, sul bollettino Il Metallurgico di agosto 1960: “Ai dirigenti della CISL noi diciamo con franchezza e consapevolezza che quando si sciopera per la difesa della libertà non si politicizza il Sindacato, ma si lotta per salvaguardare al Sindacato stesso le sue possibilità di esistenza; quando invece non si ha il coraggio di riconoscere la giustezza di ciò significa negare al popolo e alla classe operaia la sua alta funzione che gli è riconosciuta dalla storia, in quanto elemento determinante nella lotta per il progresso, la civiltà ed il benessere generale.”
Il ruolo storico del mondo del lavoro e del movimento operaio per la libertà e la democrazia è una profonda convinzione che in Pio Galli nasce dalla sua esperienza nelle fabbriche lecchesi e ha la sua radice negli scioperi del 1943/44, dei quali ricorre l’80° anniversario e che ricordiamo con le parole di Pio in un’assemblea pubblica a Rancio del 19 aprile 1973: “Con quello sciopero generale la classe operaia italiana si è posta come forza motrice e dirigente per la liberazione e l’indipendenza del nostro paese. Gli scioperi del ‘43-‘44, la guerra partigiana, la guerra di liberazione non sono che una tappa della lotta del popolo italiano, della classe operaia, per la conquista di una società più giusta, civile e democratica. Ma i fatti pregnanti di questa tappa rappresentano un patrimonio per le nuove generazioni, patrimonio che non può essere cancellato.”
Diego Riva, Segretario generale della CGIL Lecco: “I problemi del mondo del lavoro di 50 e 60 anni fa, denunciati con acutezza e lungimiranza da Pio Galli, sono in larga parte sovrapponibili con quelli attuali, si pensi per esempio al gap salariale tra uomini e donne o a quello che lui chiamava “ricatto del pane”, ossia il precariato. Come sindacato ci impegnamo a portare avanti il pensiero e le opere di Pio, a cui è dedicata la Camera del Lavoro di Lecco, nella costante promozione degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori.”
Comunicato Stampa