Osnago: mostra di Freddi e il ricavato va a "Emergency"
Le tracce della guerra non si scrollano di dosso per chi l’ha affrontata, per chi ha assistito alla sua furia. Sono schegge conficcate nel profondo. Lasciano traumi, che si evolvono in interrogativi e in tentativi di dare risposte. Bruno Freddi ha toccato con mano uno scorcio della distruzione. Un ricordo di infanzia nella sua città natia, Mantova. Un istante di un bambino di sette, al massimo, otto anni. Un muro che crolla, un edificio sventrato di fronte alla sua casa. Una cascina troppo vicina alla caserma delle SS. Il bombardamento come danno collaterale. Accadeva nella Seconda guerra mondiale. Succede oggi negli ospedali e nei palazzi della Striscia di Gaza o nei paesi spettrali dell’Ucraina.
Quindi la decisione di offrire una vetrina ad Emergency e, soprattutto, la generosa scelta di donare alla ONG il ricavato delle vendite delle sue opere esposte alla mostra. Il prezzo è stato calibrato non per il valore artistico delle opere ma per agevolare le donazioni ad Emergency. “Anziché mettere i miei lavori in un cassetto o cederli ai collezionisti, cerco di fare in modo di supportare la nostra società in crisi attraverso le tele a cui tengo molto” ha detto l’artista, cittadino onorario di Osnago. Oltre alle opere di Freddi, erano presenti delle raccolte di testi del poeta e tipografo Alberto Casiraghy. In tutto la mostra ha permesso di incassare e devolvere ad Emergency ben 4.440 euro.
A dare il benvenuto all’inaugurazione della mostra è stato il sindaco Paolo Brivio, che ha riflettuto sul binomio arte e pace: “I popoli che vogliono la pace si educano con l’arte e la cultura”. Ha per questo ringraziato Bruno Freddi, La Voce del Corpo ed Emergency, che insieme riescono a rappresentare la migliore manifestazione dell’umano.
È seguito l’intervento del curatore della mostra, Michele Ciarla, presidente dell’associazione La Voce del Corpo, che ha ulteriormente declinato il significato dell’iniziativa artistica e ha così contestualizzato le opere esposte.
La parola è passata alla vice sindaca Maria Grazia Caglio, che è anche presidente del Comitato Lecchese per la Pace. Condannando l’aggressione all’Ucraina e l’atto terroristico del 7 ottobre in Israele, ha poi dichiarato: “Ad un atto efferato non si può rispondere con un atto efferato. Altrimenti si genera altra vendetta. È giusto che ognuno si faccia sentire. Noi possiamo dire di no e scendere in piazza”.
Un invito a smettere di delegare ad una politica internazionale, che ha rinunciato ad essere protagonista nella risoluzione degli scenari di guerra, è arrivato anche da Marco Molgora, ex sindaco di Osnago e socio de La Voce del Corpo. “Tutti noi possiamo fare la differenza, a partire dai discorsi quotidiani che facciamo. Lo sforzo può partire da noi cercando di cambiare il lessico. Non si può più sentire che se si vuole la pace bisogna preparare la guerra. Poi gli arsenali si riempiono e devono essere svuotati. Ci sono interessi diversi nelle guerre, mai si fanno quelli dei popoli”.
Con questa eredità, il Maestro Freddi ha elaborato negli anni una poetica attorno all’elemento-muro. Una parete che a tutti i costi cerca di trasformarsi in una porta, un viatico verso nuove sensazioni e prospettive. Più di recente, la sua ricerca artistica ha avuto un risvolto sociale. Un approdo anticipatore rispetto allo spirito del tempo che è ripiombato addosso all’Occidente, con due guerre su fronti non distanti dal Mediterraneo.
All’indomani della morte di Gino Strada, era l’agosto del 2021, Bruno Freddi ha realizzato una gigantesca tela dedicata al fondatore di Emergency. Un’opera che è stata esposta a pochi passi dall’atelier dell’artista, in pieno centro storico ad Osnago, per poi essere donata alla ONG che presta soccorso nelle periferie del mondo e nei teatri di guerra [clicca QUI]. La tela itinerante è stata poi esposta a Lecco, Muggiò e Usmate.
Con l’inizio di dicembre il maxi dipinto è tornato ad Osnago, installato all’ingresso dello Spazio Opera De André. La sala ha ospitato una mostra del Maestro Freddi in collaborazione con Emergency. “Per sostenere la pace cosa possiamo fare noi artisti?” si è domandato Freddi all’inaugurazione dell’esposizione, venerdì 1° dicembre. “Forse – ha proseguito l’artista – la bellezza non basta. Forse nel DNA umano c’è anche l’odio, ma in ogni caso io non voglio vivere con sentimenti cattivi. Mi è capitato di provarli. Pratico l’arte per un bisogno per me stesso. I racconti artistici possono cercare di escludere la violenza, per non fare l’abitudine alla guerra. Ma non sempre si può attraverso l’arte”.
Quindi la decisione di offrire una vetrina ad Emergency e, soprattutto, la generosa scelta di donare alla ONG il ricavato delle vendite delle sue opere esposte alla mostra. Il prezzo è stato calibrato non per il valore artistico delle opere ma per agevolare le donazioni ad Emergency. “Anziché mettere i miei lavori in un cassetto o cederli ai collezionisti, cerco di fare in modo di supportare la nostra società in crisi attraverso le tele a cui tengo molto” ha detto l’artista, cittadino onorario di Osnago. Oltre alle opere di Freddi, erano presenti delle raccolte di testi del poeta e tipografo Alberto Casiraghy. In tutto la mostra ha permesso di incassare e devolvere ad Emergency ben 4.440 euro.
Raccontando un aneddoto personale su una camminata in una località marina alla ricerca delle onde del mare, Freddi ha voluto instillare un tocco visionario di speranza: “Vorrei che tutti coltivassimo l’idea che il mare c’è. Quando lo troveremo, questa apertura davanti ai nostri occhi ci consolerà. Mi rende felice sapere che ci siano medici straordinari come gli eroi di Emergency”.
A dare il benvenuto all’inaugurazione della mostra è stato il sindaco Paolo Brivio, che ha riflettuto sul binomio arte e pace: “I popoli che vogliono la pace si educano con l’arte e la cultura”. Ha per questo ringraziato Bruno Freddi, La Voce del Corpo ed Emergency, che insieme riescono a rappresentare la migliore manifestazione dell’umano.
È seguito l’intervento del curatore della mostra, Michele Ciarla, presidente dell’associazione La Voce del Corpo, che ha ulteriormente declinato il significato dell’iniziativa artistica e ha così contestualizzato le opere esposte.
Per Emergency, oltre ai volontari locali che hanno gestito il banchetto, è stato invitato Massimo Malara, che fa parte del Direttivo della ONG riconosciuta dall’ONU e dall’Unione Europea. Malara ha riportato un’ovvia verità che poi tanto scontata non è: “Il dottor Strada usava dire che se c’è bisogno di fare serve qualcuno che lo faccia. Questa è la cifra di Emergency. E oggi il Maestro Freddi lo fa nel modo migliore che sa”.
La parola è passata alla vice sindaca Maria Grazia Caglio, che è anche presidente del Comitato Lecchese per la Pace. Condannando l’aggressione all’Ucraina e l’atto terroristico del 7 ottobre in Israele, ha poi dichiarato: “Ad un atto efferato non si può rispondere con un atto efferato. Altrimenti si genera altra vendetta. È giusto che ognuno si faccia sentire. Noi possiamo dire di no e scendere in piazza”.
Un invito a smettere di delegare ad una politica internazionale, che ha rinunciato ad essere protagonista nella risoluzione degli scenari di guerra, è arrivato anche da Marco Molgora, ex sindaco di Osnago e socio de La Voce del Corpo. “Tutti noi possiamo fare la differenza, a partire dai discorsi quotidiani che facciamo. Lo sforzo può partire da noi cercando di cambiare il lessico. Non si può più sentire che se si vuole la pace bisogna preparare la guerra. Poi gli arsenali si riempiono e devono essere svuotati. Ci sono interessi diversi nelle guerre, mai si fanno quelli dei popoli”.
M.P.