Osnago: corsi in lingua araba Così si migliora l'integrazione
La campagna elettorale a Osnago passa anche dall’aula consiliare. Nella seduta del 29 novembre il gruppo di minoranza di centro-destra ha chiesto conto di un corso in lingua araba che da 19 anni l’associazione Ale G. propone sul territorio. Il testo dell’interpellanza chiedeva come si pensi di favorire l’integrazione “impartendo” agli stranieri lezioni sulla loro lingua e cultura d’origine “anziché trasmettere loro i valori, le radici e la cultura del paese che ha offerto piena accoglienza”. Orgoglio Osnago ha lamentato l’uso gratuito della sala comunale. Poi ha domandato se il corso arabo non sia discriminatorio nei confronti delle altre comunità straniere. Infine la proposta di organizzare corsi aperti a tutti sulle tradizioni locali.
A rispondere in prima battuta è stata la vice sindaca Maria Grazia Caglio: “Il corso rientra nelle finalità istituzionali del Comune in quanto il mantenimento della lingua madre e della cultura d’origine anche nelle seconde generazioni è base fondamentale per il ritrovamento delle proprie radici e, di conseguenza, per la definizione dell’identità personale, indispensabili dal punto di vista psicologico, per l’integrazione socio-culturale nel paese d’accoglienza, oltre che per la promozione della pace e della convivenza tra i popoli nel rispetto delle diversità”.
In base alla convenzione, Ale G. collabora nella traduzione in lingua araba di volantini rivolti alla cittadinanza e garantisce la disponibilità di un interprete in occasione dei matrimoni civili tra cittadini italiani e arabi. “Noi come amministrazione riteniamo importante che i bambini emigrati non dimentichino la propria cultura” ha proseguito Caglio. “La lingua che imparano fin dalla culla, la lingua degli affetti, dei genitori è importante tanto quanto quella italiana. È un sostegno alla costruzione della propria identità nel momento cruciale della crescita. Identità che ha a che fare con la condizione dell’“essere tra”. Tra due culture e due mondi, tra due lingue e riferimenti, tra le aspettative delle famiglie e i messaggi della scuola”.
La vice sindaca ha puntualizzato che la scuola è il luogo dove si apprende l’italiano. “Non sono rari i casi in cui i bambini di seconda generazione fanno fatica a parlare o scrivere correttamente la lingua dei genitori” ha analizzato. “È il modo migliore per evitare fenomeni e circuiti di esclusione culturale sui quali possono innestarsi dinamiche di conflitto e integralismo. A Osnago l’alta percentuale di stranieri non genera gravi fenomeni di ghettizzazione”.
Il corso si svolge di domenica mattina ed è frequentato da 15 bambini attualmente, che sono iscritti anche alle elementari. Per gli adulti invece esiste da più di 30 anni un corso di italiano per stranieri, che ha visto la partecipazione in questo trentennio di circa un migliaio di persone. Una proposta retta da volontari fino a cinque anni, quando è stata inserita nel circuito del CPIA, quindi sostenuta dal Ministero. Attualmente è frequentato da 27 persone di nazionalità diverse, per lo più di età giovane.
“Siamo disponibili a qualsiasi esigenza che provenga dalle comunità straniere, come in passato con quella senegalese e con la comunità evangelica filippina alla quale per diversi anni abbiamo concesso in uso degli spazi per le funzioni religiose della domenica” ha concluso Caglio per rispondere all’interpellanza.
La minoranza ha chiesto più dettagli sul personale che insegna al corso di arabo e su chi controlla. Una volontaria che è riconosciuta come mediatrice culturale, la risposta. A cui ha fatto seguito l’invito a far visita in una domenica mattina per constatare come tutto avvenga alla luce del sole. In 19 anni – hanno voluto chiarire il sindaco Paolo Brivio e la vice Caglio – non ci sono mai state avvisaglie di fenomeni di integralismo e di pericolo.
Ma per la minoranza “insistere sull’apprendere le proprie origini e cultura si è rivelato un fallimento in mezza Europa”. E ancora: “Lasciamo perdere Osnago che è una comunità piccola e non c’è ancora un numero rilevante per creare problemi, ma oggi vediamo cosa sta succedendo in città come Parigi, Bruxelles, Stoccolma, dove proprio questa impostazione ha finito per creare comunità spaccate con veri e propri ghetti con problematiche legate al terrorismo internazionale”. È stato implicitamente citato il caso degli scorsi anni di uno straniero arrestato a Lomagna per sospetti di integralismo.
Poi anche un riferimento alla condizione femminile nella cultura araba: “Avete fatto delle manifestazioni giustissime per le donne. Sapete benissimo qual è nella cultura araba la condizione della donna, è una cosa deplorevole, non può essere accettata dalla nostra cultura, nel nostro Paese”. Il sindaco ha fatto notare che anche l’Occidente e l’Italia hanno un nervo scoperto sui diritti delle donne e sulla violenza di genere.
Sempre Paolo Brivio ha riportato che il 16-17% della popolazione osnaghese è straniera. A cui si aggiungono i cittadini italiani che sono di origine straniera. “Un residente su sei è nato da un’altra parte del mondo. Questo è generatore di problemi, come ogni fenomeno di convivenza e di incontro, ma è anche generatore di opportunità e ricchezze. Se continuiamo a lavorare così, non sarà generatore di fratture tra comunità” ha spiegato il primo cittadino.
È intervenuta anche l’assessore all’Istruzione Tullia Ascari, docente alla scuola pubblica e insegnante di italiano Livello 2, di fatto per stranieri. “Il modello italiano è integrazionista, è un modello che funziona. Non è un caso che non abbiamo le banlieue messe a ferro e fuoco nelle nostre città. Nel mondo francofono c’è un modello diverso, assimilazionista, che separa e induce il migrante ad acquisire la lingua e la cultura del luogo, negando e deculturando il migrante stesso”. Ascari ha rivendicato le azioni messe in campo ad Osnago, in linea con le direttive del Ministero.
Il capogruppo di minoranza Marco Riva ha suggerito di organizzare corsi di italiano per donne straniere, per una maggior integrazione. Il sindaco ha accolto lo stimolo, riconoscendo che si potrebbe fare di più da questo punto di vista. Ha tuttavia ricordato che i corsi per adulti ci sono sia con il CPIA sia con alcune attività promosse da Retesalute.
A rispondere in prima battuta è stata la vice sindaca Maria Grazia Caglio: “Il corso rientra nelle finalità istituzionali del Comune in quanto il mantenimento della lingua madre e della cultura d’origine anche nelle seconde generazioni è base fondamentale per il ritrovamento delle proprie radici e, di conseguenza, per la definizione dell’identità personale, indispensabili dal punto di vista psicologico, per l’integrazione socio-culturale nel paese d’accoglienza, oltre che per la promozione della pace e della convivenza tra i popoli nel rispetto delle diversità”.
In base alla convenzione, Ale G. collabora nella traduzione in lingua araba di volantini rivolti alla cittadinanza e garantisce la disponibilità di un interprete in occasione dei matrimoni civili tra cittadini italiani e arabi. “Noi come amministrazione riteniamo importante che i bambini emigrati non dimentichino la propria cultura” ha proseguito Caglio. “La lingua che imparano fin dalla culla, la lingua degli affetti, dei genitori è importante tanto quanto quella italiana. È un sostegno alla costruzione della propria identità nel momento cruciale della crescita. Identità che ha a che fare con la condizione dell’“essere tra”. Tra due culture e due mondi, tra due lingue e riferimenti, tra le aspettative delle famiglie e i messaggi della scuola”.
La vice sindaca ha puntualizzato che la scuola è il luogo dove si apprende l’italiano. “Non sono rari i casi in cui i bambini di seconda generazione fanno fatica a parlare o scrivere correttamente la lingua dei genitori” ha analizzato. “È il modo migliore per evitare fenomeni e circuiti di esclusione culturale sui quali possono innestarsi dinamiche di conflitto e integralismo. A Osnago l’alta percentuale di stranieri non genera gravi fenomeni di ghettizzazione”.
Il corso si svolge di domenica mattina ed è frequentato da 15 bambini attualmente, che sono iscritti anche alle elementari. Per gli adulti invece esiste da più di 30 anni un corso di italiano per stranieri, che ha visto la partecipazione in questo trentennio di circa un migliaio di persone. Una proposta retta da volontari fino a cinque anni, quando è stata inserita nel circuito del CPIA, quindi sostenuta dal Ministero. Attualmente è frequentato da 27 persone di nazionalità diverse, per lo più di età giovane.
“Siamo disponibili a qualsiasi esigenza che provenga dalle comunità straniere, come in passato con quella senegalese e con la comunità evangelica filippina alla quale per diversi anni abbiamo concesso in uso degli spazi per le funzioni religiose della domenica” ha concluso Caglio per rispondere all’interpellanza.
La minoranza ha chiesto più dettagli sul personale che insegna al corso di arabo e su chi controlla. Una volontaria che è riconosciuta come mediatrice culturale, la risposta. A cui ha fatto seguito l’invito a far visita in una domenica mattina per constatare come tutto avvenga alla luce del sole. In 19 anni – hanno voluto chiarire il sindaco Paolo Brivio e la vice Caglio – non ci sono mai state avvisaglie di fenomeni di integralismo e di pericolo.
Ma per la minoranza “insistere sull’apprendere le proprie origini e cultura si è rivelato un fallimento in mezza Europa”. E ancora: “Lasciamo perdere Osnago che è una comunità piccola e non c’è ancora un numero rilevante per creare problemi, ma oggi vediamo cosa sta succedendo in città come Parigi, Bruxelles, Stoccolma, dove proprio questa impostazione ha finito per creare comunità spaccate con veri e propri ghetti con problematiche legate al terrorismo internazionale”. È stato implicitamente citato il caso degli scorsi anni di uno straniero arrestato a Lomagna per sospetti di integralismo.
Poi anche un riferimento alla condizione femminile nella cultura araba: “Avete fatto delle manifestazioni giustissime per le donne. Sapete benissimo qual è nella cultura araba la condizione della donna, è una cosa deplorevole, non può essere accettata dalla nostra cultura, nel nostro Paese”. Il sindaco ha fatto notare che anche l’Occidente e l’Italia hanno un nervo scoperto sui diritti delle donne e sulla violenza di genere.
Sempre Paolo Brivio ha riportato che il 16-17% della popolazione osnaghese è straniera. A cui si aggiungono i cittadini italiani che sono di origine straniera. “Un residente su sei è nato da un’altra parte del mondo. Questo è generatore di problemi, come ogni fenomeno di convivenza e di incontro, ma è anche generatore di opportunità e ricchezze. Se continuiamo a lavorare così, non sarà generatore di fratture tra comunità” ha spiegato il primo cittadino.
È intervenuta anche l’assessore all’Istruzione Tullia Ascari, docente alla scuola pubblica e insegnante di italiano Livello 2, di fatto per stranieri. “Il modello italiano è integrazionista, è un modello che funziona. Non è un caso che non abbiamo le banlieue messe a ferro e fuoco nelle nostre città. Nel mondo francofono c’è un modello diverso, assimilazionista, che separa e induce il migrante ad acquisire la lingua e la cultura del luogo, negando e deculturando il migrante stesso”. Ascari ha rivendicato le azioni messe in campo ad Osnago, in linea con le direttive del Ministero.
Il capogruppo di minoranza Marco Riva ha suggerito di organizzare corsi di italiano per donne straniere, per una maggior integrazione. Il sindaco ha accolto lo stimolo, riconoscendo che si potrebbe fare di più da questo punto di vista. Ha tuttavia ricordato che i corsi per adulti ci sono sia con il CPIA sia con alcune attività promosse da Retesalute.
M.P.