Merate: sanità e territorio nel convegno a villa Confalonieri
Si è parlato del futuro della sanità in Lombardia e di Case di Comunità nel pomeriggio di sabato 2 dicembre in Villa Confalonieri a Merate, dove si è svolto il convegno organizzato da Italia Viva.
A dare il benvenuto agli ospiti è stato il referente locale del partito, Giacomo Ventrice, che insieme al segretario provinciale Marco Belladitta ha ricordato la fondamentale importanza del tema della sanità, soprattutto in questo periodo a Merate, e dell’intenzione di Italia Viva di tenere alta l’attenzione sulla questione.
Quattro gli ospiti. In primis la consigliera regionale Lisa Noja, accanto a lei il dottor Filippo Galbiati, medico di medicina d’urgenza e sindaco di Casatenovo, il dottor Dario Perego, medico di medicina generale e sindaco di Merate dal 1995 al 2004, e il dottor Alessandro Bertolini, medico oncologo a Sondrio e consigliere comunale di minoranza a Colico. Proprio il dottor Bertolini ha moderato l’evento e ha introdotto il tema della sanità, ricordandone l’estrema complessità.
Il primo intervento è stato del dottor Galbiati, che ripercorrendo la sua esperienza di amministratore e medico ha spiegato di aver visto succedere diversi eventi negli anni, soprattutto a livello di ospedali e rapporti con le comunità. “La riforma sulla sanità dice cose importanti. I sindaci non sono più in connessione con ATS, ora c’è un rapporto più stretto rispetto a quello inefficace che c’era, ed è con Asst, ovvero chi eroga davvero il servizio. È un cambiamento che dice che qualcosa abbiamo sbagliato negli ultimi anni, perché abbiamo dimenticato il rapporto tra la comunità e l’ospedale” ha spiegato il medico, focalizzandosi poi sull’ospedale di Merate, la cui crisi avrebbe una specificità intrinseca alla condizione della direzione, e va oltre ai problemi generali che affliggono gli ospedali lombardi. “È una dinamica che, da sindaco, riconosco esserci anche per altri temi”. Galbiati ha ricordato i comitati di gestione che esistevano un tempo e di come le cose nascessero dal bisogno del territorio. “Oggi la sanità è andata verso la specializzazione, un processo di ricerca e sviluppo che non può mancare, ma proprio nella misura in cui alcuni servizi vanno centralizzati non si può dimenticare il pezzo di sanità che fa un lavoro sulle comunità”. Importante quindi tornare a parlare a livello locale e definire gli “spoke” ospedali di distretto. “La sfida la vinciamo se la smettiamo di svilire il locale. Gli hub non ce la faranno senza una rete di specificità locale connessa”. E a tale proposito Galbiati ha parlato del futuro del Mandic: “Speriamo che la prossima dirigenza abbia questo approccio e si chieda qual’è il bisogno della comunità. Si chieda come orientare la specializzazione delle varie specialità. Serve un'idea di ospedale ben precisa anche per fare i modo che il personale scelga Merate”.
A offrire un altro punto di vista sulla questione è stato il dottor Dario Perego, che ha spiegato come le cose siano cambiate rispetto a quando è stato istituito il sistema sanitario in Italia. “È cambiata l’organizzazione nel tempo, si ha una percentuale più alta di sanità privata, è cambiato il numero di assistiti per medico e soprattutto è cambiata la popolazione. Se negli anni Ottanta l’aspettativa di vita era di 75 anni, oggi è di 83”. Questi cambiamenti, insieme all’aumento della qualità della vita e al fatto che in Italia si contano circa 3 milioni di anziani non autosufficienti, devono portare a farsi una domanda. “Quale deve essere la mission di un servizio sanitario? Garantire salute e benessere al cittadino, prevenire e curare”. Il dottor Perego ha spiegato che nella riforma sono citati elementi importanti, che – sulla carta – lavorano in questa direzione. Si tratta per esempio delle Case e degli Ospedali di Comunità e delle Centrali Operative Territoriali. Positivo, secondo il medico, che con il PNRR siano stati stanziati fondi per questo tipo di strutture, ma resta il problema del personale. “C’è il rischio che questo sia solo un luogo fisico. Serve una riorganizzazione completa di quello che è il servizio e lavorare per la domiciliazione del paziente e il rafforzamento della medicina generale”. A questo inoltre andrebbe aggiunto il diffondersi di una cultura che faccia comprendere come porsi davanti alle richieste di servizio dei pazienti, che frequentemente si presentano in ambulatorio con richieste di prescrizioni spesso non sostenute da reale bisogno. “Ognuno deve fare la sua parte. Lo Stato, la Regione, il Comune, i medici e i cittadini. Per usufruire bene di quello che abbiamo serve un senso di corresponsabilità e senso civico” ha detto, concludendo poi con una citazione del primo presidente di Regione Lombardia, Piero Bassetti: “Bisogna essere capaci di realizzare cose improbabili”.
Ha parlato infine la consigliera regionale Noja, secondo cui la politica in questo momento ha il compito di chiarire un concetto. “Si deve rispondere a questa domanda: crediamo nel sistema sanitario universalistico? È un concetto che va chiarito e a cui deve rispondere chi ha governato la regione”. Noja ha poi parlato di PNRR e di come si sarebbe dovuto riflettere nell’impiegare risorse per la sanità. “Sarebbe stato importante capire l’effettivo bisogno. Si può investire nelle Case di Comunità, ma poi bisogna tenere conto di non avere medici da inserirci” ha detto, spiegando che sarebbe stato meglio investire nell'industria farmaceutica e avere soldi tra qualche anno da investire in parte corrente per medici e personale. “Ormai la frittata è fatta e bisogna dirlo ai cittadini che avremo un periodo non brevissimo di crisi. Mancano le risorse umane”.
A tal proposito la consigliera ha fornito un dato riguardo l’ultima candidatura di giovani alle borse di studio di medicina generale messe a disposizione. “Per 416 borse di studio si sono registrate solamente 344 adesioni. Abbiamo più borse a disposizione che giovani che decidono di intraprendere questa carriera”. Il dato porta a riflettere sul fatto che non sia necessario aumentare il numero di borse a disposizione, quanto più mettere in campo azioni che portino i giovani a intraprendere questa professione”. Ma sono diverse le cose a cui bisogna ripensare secondo la consigliera. “Più che parlare di chi dovrebbe stare nelle Case di Comunità, dovremmo definire cosa devono fare le Case di Comunità. Ha senso pensarle come un luogo di medicina generale per tutti? No, devono essere il presidio della medicina generale complessa, per pazienti che hanno bisogno di costante consulto, magari anche attraverso la telemedicina”.
La consigliera ha citato infine il tema del Centro Unico di Prenotazione, una proposta che vedrebbe allineare tutte le agende degli ospedali e di conseguenza permetterebbe di avere una visione più ampia di quelle che sono le prenotazioni e eventuali criticità. “Bertolaso aveva promesso che sarebbe stato approvato entro il 2024, ora ha detto che se ne parlerà alla fine del 2025” ha detto Noja, spiegando che la questione starebbe nel fatto che ogni ATS ha stipulato dei contratti con gestori informatici e di conseguenza se si recede si pagano delle penali. “Ci hanno detto che se procedono prima del 2026 si va incontro a un danno economico. Mi chiedo perché nessuno abbia pensato a delle clausole di recesso”.
Non sono mancati interventi e discussioni al termine. Il sindaco di Calco, Stefano Motta, ha detto di aver apprezzato l’intervento del dottor Galbiati. “In 25 anni di esperienza amministrativa anche io mi sono accorto che molti settori sono migliorati, in due però non siamo riusciti a incidere: trasporto e sanità” ha detto Motta, ottenendo come risposta da Galbiati: “E chi li gestisce quei servizi?”. “Mi sono chiesto cosa sia mancato. La risposta è che è mancata la politica – ha proseguito Motta. – I politici si sono trasformati in sindacalisti del territorio. Manca la rappresentanza degli interessi dei cittadini”.
È intervenuto poi il segretario del circolo PD di Merate, Mattia Salvioni, lanciando un appello: “I sindaci devono richiedere dati per comprendere il reale bisogno del territorio”.
Tra gli altri interventi, quello di un operatore sanitario che ha sostenuto che vada abolita la figura del medico di medicina generale e reintrodotto il medico di famiglia, e poi quello del dottor Galbiati sulle Case di Comunità che ha portato l’esempio di Casatenovo, dove nessuno dei sanitari presenti sul territorio sembrano intenzionati a spostarsi nella nuova struttura avendo già una palazzina funzionante da 50 anni. “Non c’è stata alcuna interlocuzione con il territorio” ha detto Galbiati, commentando poi il fatto che nelle Case è prevista la figura dell’assistente sociale.
“Bisogna dare la governance ai sindaci se si vogliono gli assistenti sociali a disposizione”.
A dare il benvenuto agli ospiti è stato il referente locale del partito, Giacomo Ventrice, che insieme al segretario provinciale Marco Belladitta ha ricordato la fondamentale importanza del tema della sanità, soprattutto in questo periodo a Merate, e dell’intenzione di Italia Viva di tenere alta l’attenzione sulla questione.
Quattro gli ospiti. In primis la consigliera regionale Lisa Noja, accanto a lei il dottor Filippo Galbiati, medico di medicina d’urgenza e sindaco di Casatenovo, il dottor Dario Perego, medico di medicina generale e sindaco di Merate dal 1995 al 2004, e il dottor Alessandro Bertolini, medico oncologo a Sondrio e consigliere comunale di minoranza a Colico. Proprio il dottor Bertolini ha moderato l’evento e ha introdotto il tema della sanità, ricordandone l’estrema complessità.
Il primo intervento è stato del dottor Galbiati, che ripercorrendo la sua esperienza di amministratore e medico ha spiegato di aver visto succedere diversi eventi negli anni, soprattutto a livello di ospedali e rapporti con le comunità. “La riforma sulla sanità dice cose importanti. I sindaci non sono più in connessione con ATS, ora c’è un rapporto più stretto rispetto a quello inefficace che c’era, ed è con Asst, ovvero chi eroga davvero il servizio. È un cambiamento che dice che qualcosa abbiamo sbagliato negli ultimi anni, perché abbiamo dimenticato il rapporto tra la comunità e l’ospedale” ha spiegato il medico, focalizzandosi poi sull’ospedale di Merate, la cui crisi avrebbe una specificità intrinseca alla condizione della direzione, e va oltre ai problemi generali che affliggono gli ospedali lombardi. “È una dinamica che, da sindaco, riconosco esserci anche per altri temi”. Galbiati ha ricordato i comitati di gestione che esistevano un tempo e di come le cose nascessero dal bisogno del territorio. “Oggi la sanità è andata verso la specializzazione, un processo di ricerca e sviluppo che non può mancare, ma proprio nella misura in cui alcuni servizi vanno centralizzati non si può dimenticare il pezzo di sanità che fa un lavoro sulle comunità”. Importante quindi tornare a parlare a livello locale e definire gli “spoke” ospedali di distretto. “La sfida la vinciamo se la smettiamo di svilire il locale. Gli hub non ce la faranno senza una rete di specificità locale connessa”. E a tale proposito Galbiati ha parlato del futuro del Mandic: “Speriamo che la prossima dirigenza abbia questo approccio e si chieda qual’è il bisogno della comunità. Si chieda come orientare la specializzazione delle varie specialità. Serve un'idea di ospedale ben precisa anche per fare i modo che il personale scelga Merate”.
A offrire un altro punto di vista sulla questione è stato il dottor Dario Perego, che ha spiegato come le cose siano cambiate rispetto a quando è stato istituito il sistema sanitario in Italia. “È cambiata l’organizzazione nel tempo, si ha una percentuale più alta di sanità privata, è cambiato il numero di assistiti per medico e soprattutto è cambiata la popolazione. Se negli anni Ottanta l’aspettativa di vita era di 75 anni, oggi è di 83”. Questi cambiamenti, insieme all’aumento della qualità della vita e al fatto che in Italia si contano circa 3 milioni di anziani non autosufficienti, devono portare a farsi una domanda. “Quale deve essere la mission di un servizio sanitario? Garantire salute e benessere al cittadino, prevenire e curare”. Il dottor Perego ha spiegato che nella riforma sono citati elementi importanti, che – sulla carta – lavorano in questa direzione. Si tratta per esempio delle Case e degli Ospedali di Comunità e delle Centrali Operative Territoriali. Positivo, secondo il medico, che con il PNRR siano stati stanziati fondi per questo tipo di strutture, ma resta il problema del personale. “C’è il rischio che questo sia solo un luogo fisico. Serve una riorganizzazione completa di quello che è il servizio e lavorare per la domiciliazione del paziente e il rafforzamento della medicina generale”. A questo inoltre andrebbe aggiunto il diffondersi di una cultura che faccia comprendere come porsi davanti alle richieste di servizio dei pazienti, che frequentemente si presentano in ambulatorio con richieste di prescrizioni spesso non sostenute da reale bisogno. “Ognuno deve fare la sua parte. Lo Stato, la Regione, il Comune, i medici e i cittadini. Per usufruire bene di quello che abbiamo serve un senso di corresponsabilità e senso civico” ha detto, concludendo poi con una citazione del primo presidente di Regione Lombardia, Piero Bassetti: “Bisogna essere capaci di realizzare cose improbabili”.
Ha parlato infine la consigliera regionale Noja, secondo cui la politica in questo momento ha il compito di chiarire un concetto. “Si deve rispondere a questa domanda: crediamo nel sistema sanitario universalistico? È un concetto che va chiarito e a cui deve rispondere chi ha governato la regione”. Noja ha poi parlato di PNRR e di come si sarebbe dovuto riflettere nell’impiegare risorse per la sanità. “Sarebbe stato importante capire l’effettivo bisogno. Si può investire nelle Case di Comunità, ma poi bisogna tenere conto di non avere medici da inserirci” ha detto, spiegando che sarebbe stato meglio investire nell'industria farmaceutica e avere soldi tra qualche anno da investire in parte corrente per medici e personale. “Ormai la frittata è fatta e bisogna dirlo ai cittadini che avremo un periodo non brevissimo di crisi. Mancano le risorse umane”.
A tal proposito la consigliera ha fornito un dato riguardo l’ultima candidatura di giovani alle borse di studio di medicina generale messe a disposizione. “Per 416 borse di studio si sono registrate solamente 344 adesioni. Abbiamo più borse a disposizione che giovani che decidono di intraprendere questa carriera”. Il dato porta a riflettere sul fatto che non sia necessario aumentare il numero di borse a disposizione, quanto più mettere in campo azioni che portino i giovani a intraprendere questa professione”. Ma sono diverse le cose a cui bisogna ripensare secondo la consigliera. “Più che parlare di chi dovrebbe stare nelle Case di Comunità, dovremmo definire cosa devono fare le Case di Comunità. Ha senso pensarle come un luogo di medicina generale per tutti? No, devono essere il presidio della medicina generale complessa, per pazienti che hanno bisogno di costante consulto, magari anche attraverso la telemedicina”.
La consigliera ha citato infine il tema del Centro Unico di Prenotazione, una proposta che vedrebbe allineare tutte le agende degli ospedali e di conseguenza permetterebbe di avere una visione più ampia di quelle che sono le prenotazioni e eventuali criticità. “Bertolaso aveva promesso che sarebbe stato approvato entro il 2024, ora ha detto che se ne parlerà alla fine del 2025” ha detto Noja, spiegando che la questione starebbe nel fatto che ogni ATS ha stipulato dei contratti con gestori informatici e di conseguenza se si recede si pagano delle penali. “Ci hanno detto che se procedono prima del 2026 si va incontro a un danno economico. Mi chiedo perché nessuno abbia pensato a delle clausole di recesso”.
Non sono mancati interventi e discussioni al termine. Il sindaco di Calco, Stefano Motta, ha detto di aver apprezzato l’intervento del dottor Galbiati. “In 25 anni di esperienza amministrativa anche io mi sono accorto che molti settori sono migliorati, in due però non siamo riusciti a incidere: trasporto e sanità” ha detto Motta, ottenendo come risposta da Galbiati: “E chi li gestisce quei servizi?”. “Mi sono chiesto cosa sia mancato. La risposta è che è mancata la politica – ha proseguito Motta. – I politici si sono trasformati in sindacalisti del territorio. Manca la rappresentanza degli interessi dei cittadini”.
È intervenuto poi il segretario del circolo PD di Merate, Mattia Salvioni, lanciando un appello: “I sindaci devono richiedere dati per comprendere il reale bisogno del territorio”.
Tra gli altri interventi, quello di un operatore sanitario che ha sostenuto che vada abolita la figura del medico di medicina generale e reintrodotto il medico di famiglia, e poi quello del dottor Galbiati sulle Case di Comunità che ha portato l’esempio di Casatenovo, dove nessuno dei sanitari presenti sul territorio sembrano intenzionati a spostarsi nella nuova struttura avendo già una palazzina funzionante da 50 anni. “Non c’è stata alcuna interlocuzione con il territorio” ha detto Galbiati, commentando poi il fatto che nelle Case è prevista la figura dell’assistente sociale.
“Bisogna dare la governance ai sindaci se si vogliono gli assistenti sociali a disposizione”.
E.Ma.