Caso Gilardi: nessuna parte civile al processo per la presunta circonvenzione di incapace. Testi, l'ex sindaco Gatti e gli amici

Nessun erede si è presentato quest'oggi a Palazzo di Giustizia per subentrare all'avvocato Elena Barra (ultimo amministratore di sostegno) e far valere la posizione di Carlo Gilardi nel procedimento per la presunta circonvenzione di incapace che sarebbe attuata a suo danno da cinque stranieri: con la morte del professore e l'estinzione della procedura di amministrazione di sostegno, la vicenda giudiziaria proseguirà dunque senza una parte civile.

All'apertura dell'udienza odierna è venuta meno una seconda posizione processuale: quella di uno dei cinque imputati, Abdellatif Ben Mustapha Hamrouni (tunisino classe 1969). Per lui, da poco deceduto, è stata richiesta dal suo difensore Andrea Artusi del foro di Lecco (e concessa dal Tribunale in composizione monocratica) sentenza di non doversi procedere.
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Il prof. Carlo Gilardi morto lo scorso 22 ottobre

L'istruttoria dibattimentale è quindi proseguita a carico dei restanti imputati Abdelmalak Rougui (marocchino, classe 1982, rappresentato dall'avvocato Chiara Brizzolari del foro di Lecco), Khalifa Mejbri (tunisino classe 1982, difeso dall'avvocato Pamela Nodari del foro di Bergamo), Nedal Abushunar (israeliano classe 1973, patrocinato dall'avvocato Agnese Cattaneo del foro di Monza) e Hichem Horroun (nato in Algeria nel 1977 e difeso dall'avvocato Andrea Artusi).

Sotto la lente dei difensori, che hanno oggi potuto condurre l'esame dei testimoni a discarico, la prodigalità del compianto Carlo Gilardi. Un atteggiamento che non aveva preoccupato la dottoressa Alessia Monti, psicologa che nel 2017 era stata chiamata dall'allora amministratore di sostegno a stilare una relazione sulle condizioni psichiche dell'anziano: “mi aveva anche mostrato un quadernetto in cui pianificava le proprie spese” ha ricordato la professionista, secondo cui il professore godeva di un'ottima “riserva cognitiva” ed era perfettamente conscio del valore del denaro. La dottoressa ha poi aggiunto che nel corso del colloquio tenuto con Gilardi quest'ultimo si era detto “annichilito” dall'amministrazione di sostegno richiesta della sorella e che le aveva confidato di aver anche pensato al suicidio.

È quindi stato sentito l'amico che aveva fatto conoscere a Carlo Gilardi l'odierno imputato Nedal Abushunar: “si era presentato al mio bed and breakfast come un praticante avvocato e cercava una stanza per quella notte, ma non ne avevamo”. Il teste si sarebbe fatto impietosire ed avrebbe quindi chiesto al professore di ospitare l'israeliano almeno per quella notte... “dopo due o tre giorni però ho incontrato Carlo e mi ha detto che era ancora lì a casa sua. Gli ho detto che l'avrei accompagnato dai Carabinieri ma mi ha detto di non preoccuparmi, che si sarebbe arrangiato. Tempo dopo mi ha raccontato che l'aveva spostato nella sua proprietà di via Pizzagalli perchè una volta si era ubriacato e gli aveva sporcato casa”.

Ancora è stata escussa come testimone l'ex sindaco di Airuno Adele Gatti (in carica dal 2009 al 2019). Al giudice ha parlato delle donazioni che Carlo ha fatto al Comune insieme alla sorella: un DAE per le scuole, la storica uniforme di uno zio che era stato in guerra ed un appezzamento di terreno che poi sarebbe diventato un parco comunale. 

“Elargiva in modo generoso a chi chiedeva e in paese si sapeva che era solito ospitare chi aveva bisogno” ha commentato l'ex primo cittadino a domanda dei difensori, aggiungendo che di presunte circuizioni o minacce ai suoi danni per ottenere denaro non avrebbe saputo riferire “Diceva che i soldi glieli chiedevano e lui si sentiva di darli. Solo ogni tanto magari si lamentava del fatto che lui prestava, aspettandosi che ogni tanto gli tornasse indietro qualcosa e invece così non era”.

Hanno infine testimoniato le figlie di due amici di vecchia data di Carlo Gilardi: a favore della prima risulta un'ingente donazione, di cui però la donna ha riferito di non aver mai beneficiato. La seconda ha invece descritto lo stile di vita e le abitudini dell'amico di famiglia: “viveva come un francescano laico, aiutava chiunque avesse bisogno e offriva un posto per dormire a chi era in difficoltà”. Anche quest'ultima testimone non ha saputo dire se Carlo avesse mai subito minacce o pressioni, non avendone mai avuto notizia. Ha invece dipinto i rapporti con le persone che il professor Gilardi aveva l'abitudine di aiutare come buoni, soprattutto con la famiglia di Brahim El Mazoury, il badante dell'anziano.

Il giudice Giulia Barazzetta ha disposto un rinvio al prossimo 18 dicembre per esaurire l'istruttoria, in quella data potrebbe già chiedere alla pubblica accusa di formulare le proprie conclusioni.
F.F.
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