Comodamente sedute/108: c’è ancora domani, ma anche dopodomani
Mi sono talmente ubriacata di recensioni di questo film, che andare al cinema a vederlo era diventata un’urgenza.
“Andate con le vostre figlie” ho letto più volte.
E allora andarci con Susanna mi è sembrata la cosa più giusta da fare.
Ma ancora più bella è stata l’idea di invitare altre due mamme, le mie amiche da sempre Annalisa e Luisa, con le loro figlie Letizia e Maria, amiche da sempre di Susi.
Questa foto racconta di quanto sia semplice e al tempo stesso potente riuscire ogni tanto a ritagliare momenti che in un attimo diventano ricordi e fanno tanto bene al cuore.
La trama di “C’è ancora domani” è conosciuta.
“Siamo nella Roma del dopoguerra, i soldati americani regalano la cioccolata e gli italiani faticano a riprendersi e ad arrivare a fine mese. Delia è una mamma tuttofare: abita in un seminterrato con il marito, autoritario e violento, i tre figli e il suocero, ignorante e incattivito. Tra un lavoretto e l’altro cerca di tenere in piedi tutto, la casa, la famiglia, il rapporto malato con il marito violento, un amore platonico e i sogni di un domani migliore”.
Non aggiungo altro perché ogni parola in più toglie sorpresa alla sua visione che va assaporata dalla prima all’ultima scena.
All’uscita dal cinema mi sono portata a casa figure di donne che non dimenticherò facilmente.
Delia che ha permesso a un uomo di calpestare la sua dignità come fosse una zolla di terra, ma che dentro il cuore non ha mai smesso di credere alla possibilità di un cambiamento.
Marisa, amica che conforta, incoraggia, si indigna e porta in salvo, come solo un’anima bella sa fare sospendendo il giudizio per sempre.
Marcella che ha creduto in un sogno sbagliato convinta che fosse l’unica strada per raggiungere la felicità, ma che avrà tutto il tempo per imparare che l’amore vero non tarpa le ali, non colpisce in faccia, e non decide il tuo futuro.
A tutte le Delia, le Marisa, le Marcella che hanno camminato e continuano a camminare lungo la storia contribuendo a cambiarla almeno un poco,
che non hanno combattuto al fronte, ma dentro case piccole, anguste, soffocanti, dove mancavano zucchero, sale, rispetto e amore, dove l’imperativo assordante era quello di tenere la bocca cucita,
che ci hanno consegnato una libertà che è nostro dovere difendere a qualunque costo,
io mi sento profondamente grata.
E’ necessario portare le nostre figlie a vedere questo film, perché si facciano custodi di una memoria che altrimenti andrebbe inesorabilmente perduta.
Ma è doveroso anche portarci i nostri figli, perché comprendano quanto sia spaventosamente sottile il confine tra amore e possesso, tra rispetto e prepotenza, tra una mano aperta e una chiusa.
Amiche care, aspetto le vostre recensioni e vi dedico una delle canzoni che hanno fatto la colonna sonora di questo film, che io amo particolarmente, perché quando certi giorni Susanna la canta suonandola al pianoforte, a me viene da pensare che per fortuna c’è ancora domani, ma anche dopodomani.
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