Osnago: al "Lazzati" don Lorenzo parla di ecologia, evitiamo il punto di rottura

A un mese e mezzo dall’esortazione apostolica Laudate Deum di papa Francesco, il Centro Sociale e Culturale Giuseppe Lazzati di Osnago si è interrogato sull’impegno ecologico richiesto a tutti per evitare di raggiungere quel “punto di rottura” di cui parla anche il pontefice nel documento di inizio ottobre. Per approfondire l’argomento è stato invitato don Lorenzo Maggioni, docente di Teologia delle Religioni e dell’Ecumenismo al seminario di Milano e vecchia conoscenza a Osnago. Per un quinquennio, fino a un anno fa, ha collaborato con la parrocchia S. Stefano, accompagnando il compianto don Costantino Prina nell’ultimo periodo e accogliendo poi il suo successore don Alessandro Fusetti.
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Don Lorenzo Maggioni

Il parroco, assente alla conferenza per un malanno di stagione, ha tenuto ad inviare un saluto per iscritto, letto all’inizio della serata da Canzio Dusi del Centro Lazzati. Don Alessandro ha ringraziato il relatore, lodato per la sua competenza: “voce autorevole e amico affidabile”.

Entrando nel vivo del discorso, don Lorenzo ha ammesso che la Chiesa cattolica negli ultimi decenni ha assunto il tema ecologico con meno forza rispetto ad altre compagini ecclesiali, come i protestanti e gli ortodossi. Congregazioni che potrebbero essere da stimolo anche per i cattolici. “È stato predicato tanto Dio senza il mondo, per evitare l’idolatria, che abbiamo finito per avere un mondo senza Dio” ha dichiarato il sacerdote originario di Ronco Briantino.
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Eppure, ha osservato don Lorenzo, la questione ecologica è di profonda attualità ed è stata di portata ecumenica fin dall’inizio. È stato poi sviscerato il concetto di “casa comune”, non da intendere come un luogo da abitare pieno di oggetti, ma come una pluralità di dimensioni da riconoscere ed onorare.

Il docente del seminario di Milano ha poi ripercorso i momenti salienti del pontificato di Francesco incentrati sulla tutela dell’ambiente. A partire dalla Laudato si’, la seconda enciclica di Bergoglio dopo quella scritta a quattro mani con Benedetto XVI. “I cattolici hanno fatto fatica a comprendere la Laudato Si’. Alcuni hanno criticato il papa domandandosi se il suo compito sia di parlare della raccolta differenziata anziché di Cristo. Ma non possiamo mettere da parte i problemi di una parte del mondo”. Nell’enciclica il pontefice parla di “ecologia integrale”, l’obiettivo secondo cui la presenza dell’uomo debba essere ben integrata col resto della natura. “Preservare ogni forma della natura, animale e vegetale, costituisce un sistema di senso e di valore che va riconosciuto” ha osservato don Lorenzo.
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Canzio Dusi

Il sacerdote ha citato anche la Querida Amazonia, l’esortazione apostolica post-sinodale della Regione panamazzonica. “È stato un sinodo che ha suscitato interesse non tanto nel Nord del mondo, ma nel resto del mondo” ha detto don Lorenzo. “Il papa riconosce che la distruzione di quella foresta, oltre ad essere pericolosa per il futuro di noi esseri umani, mette a repentaglio il patrimonio culturale di popolazioni tribali che hanno saputo riconoscere e dialogare con i segni delle altre creature. Sono conoscenze ataviche che hanno comportato l’instaurazione di un rapporto corretto con la natura, più corale e sistemico, e non così tanto antropocentrico come il nostro. La Querida Amazonia di papa Francesco prende la sapienza di questi popoli tribali e la fa sua come l’abbraccio del colonnato di San Pietro”.

L’oggetto della conferenza si è quindi spostato sull’esortazione apostolica Laudate Deum. Un testo che si concentra sui cambiamenti climatici con un alto grado di realismo e che può trasmettere pure una certa ansia. “L’esortazione torna sulla questione ambientale. Le cose vanno ripetute quando non vengono ascoltate la prima volta oppure perché il contesto è talmente cambiato nel frattempo che serve aggiungere qualche parola ulteriore” ha commentato don Lorenzo. Che ha aggiunto: “L’esortazione assume una prospettiva quasi apocalittica. Se non sarà la fine del mondo, sarà la fine di un mondo”.
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Sono stati proiettati e letti diversi stralci del documento papale. Si parla di cambiamento climatico in rapporto a migrazioni, salute, lavoro, accesso alle risorse e alle abitazioni. L’esortazione fa un implicito riferimento alle fake news dei negazionisti del cambiamento climatico o delle concause di origine antropica. Vengono esposti i danni e i rischi dei cambiamenti climatici e si menziona il paradigma tecnocratica che accelera il degrado ambientale.

La Laudate Deum tira in ballo infine l’inadeguatezza della politica internazionale nell’affrontare i fenomeni in atto e nel prevenire gli scenari peggiori per il futuro. Don Lorenzo ha perciò sostenuto che buona parte della campagna elettorale per le Europee che si terranno nella prossima primavera verterà implicitamente o esplicitamente sulla lotta al cambiamento climatico.

Per il sacerdote l’impegno del singolo non può limitarsi al voto elettorale. Don Lorenzo del resto è tra i fondatori della Rete Ambiente Lombardia, che ha promosso una petizione su Change.org denominata "Apriti cielo! Ripuliamo la nostra aria" che ha raggiunto oltre 36 mila firme. Per sostenere e pubblicizzare la petizione circa un anno fa ha prestato la propria per una canzone che affronta in particolare il tema dell’inquinamento dell’aria [clicca QUI]. Oltre a intessere il dialogo con realtà religiose e laica, don Lorenzo all’interno del mondo confessionale ha sviluppato questi temi da membro della Commissione Ambiente del Forum delle Religioni di Milano e nel Consiglio delle Chiese cristiane di Milano.
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“Io stesso – ha affermato il sacerdote – ho problemi di salute legati all’esposizione di alcuni inquinanti. Non posso più far finta di nulla, altrimenti mi sentirei complice. La bella e verde Brianza lo era in passato. La Lombardia è la regione con l’aria più inquinata d’Europa. Prendiamoci cura del nostro territorio perché è il bene più importante”.

Don Lorenzo non ha temuto di entrare direttamente nei fatti di cronaca di questi giorni: il caso Italcementi di Calusco d’Adda e i nullaosta di ARPA e ATS Bergamo alla concessione di triplicare i quantitativi di rifiuti da incenerire nell’ex cementificio, passando dalle 30 mila tonnellate annue alle 110 mila. “La Lombardia è la Regione d’Italia con più inceneritori. Ne abbiamo 13, a cui si aggiungono 5 cementifici riconvertiti. Non respiriamo solo l’aria dei rifiuti prodotti da noi ma anche di quelli prodotti altrove da altri. Ci vuole un riscatto da parte del territorio”.
M.P.
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