Vandalismo senza limitismo
Spettabile Redazione,
ieri sera, 20 novembre, il treno in partenza alle 18:31 da Milano Porta Garibaldi per Bergamo, via Carnate, ha stantuffato per qualche metro, si è fermato per oltre un quarto d'ora nella galleria d'uscita dalla stazione milanese, è ripartito e ha poi accumulato 39 minuti di ritardo fino a Monza, dove il convoglio ha esalato l'ultimo respiro e i passeggeri sono stati fatti scendere in attesa di un treno successivo. Fin qui, normale amministrazione: niente che i pendolari, gente dalla scorza indurita da anni di ritardi e soppressioni, non possa gestire tanto sul piano organizzativo ("Niente, amore, il treno è leggermente in ritardo. Quanto? Mah, diciamo che per scongelare la cena non servirà il microonde") quanto sul piano emotivo (il bello di vivere in un Paese dalla forte impronta cattolica: non mancano mai i santi e le madonne con cui instaurare un dialogo franco ancorché non privo di spigolosità). La peculiarità del caso di ieri sta tuttavia nei modi e nei contenuti dell'annuncio con cui sono state riferite ai passeggeri le ragioni del ritardo (ed evidentemente del successivo stop): in sostanza, il treno sarebbe stato oggetto di un atto vandalico, circostanza che è stata comunicata CON UN MESSAGGIO PREREGISTRATO. Personalmente, mi vengono in mente soltanto le seguenti due ipotesi (non necessariamente entrambe vere, non necessariamente tra loro alternative): 1) Trenord considera gli atti vandalici una causa standard di ritardo o di interruzione del servizio, così frequente da aver, per l'appunto, ritenuto utile predisporre un messaggio preregistrato da utilizzare alla bisogna; l'esperienza comune, però, non sembra confermare una tale sensazione, e in effetti una semplice ricerca in rete mostra che le notizie di atti vandalici di portata tale da fermare un treno si ripresentano sull'intera rete di Trenord con frequenza meno che annuale; la stessa Trenord dedica una pagina del proprio sito web al numero preoccupante di atti di vandalismo che colpiscono i treni (https://www.trenord.it/news/trenord-informa/notizie/i-numeri-del-vandalismo/), ma è sufficiente una lettura di quelle poche righe per rendersi conto che nessuno di tali atti (tolti forse i vetri infranti) è tale da impedire da un momento all'altro la marcia di un treno che fino all'orario di partenza non presentava, evidentemente, alcuna anomalia; tutto questo ci porta all'ipotesi successiva; 2) a un certo punto Trenord potrebbe aver ritenuto più accomodante nei confronti dell'utenza poter imputare a terzi (i malvagi vandali), almeno di tanto in tanto, un disservizio le cui reali cause sono invece le solite: materiale rotabile costruito a Cartagine prima che Catone prendesse la parola in Senato, infrastrutture messe anche peggio (hey, Trenord, lo sappiamo che quelle non sono tue! si fa per dire), manutenzione quando capita. Al prossimo viaggio interrotto dai vandali. Zvonimir Vierchowod
ieri sera, 20 novembre, il treno in partenza alle 18:31 da Milano Porta Garibaldi per Bergamo, via Carnate, ha stantuffato per qualche metro, si è fermato per oltre un quarto d'ora nella galleria d'uscita dalla stazione milanese, è ripartito e ha poi accumulato 39 minuti di ritardo fino a Monza, dove il convoglio ha esalato l'ultimo respiro e i passeggeri sono stati fatti scendere in attesa di un treno successivo. Fin qui, normale amministrazione: niente che i pendolari, gente dalla scorza indurita da anni di ritardi e soppressioni, non possa gestire tanto sul piano organizzativo ("Niente, amore, il treno è leggermente in ritardo. Quanto? Mah, diciamo che per scongelare la cena non servirà il microonde") quanto sul piano emotivo (il bello di vivere in un Paese dalla forte impronta cattolica: non mancano mai i santi e le madonne con cui instaurare un dialogo franco ancorché non privo di spigolosità). La peculiarità del caso di ieri sta tuttavia nei modi e nei contenuti dell'annuncio con cui sono state riferite ai passeggeri le ragioni del ritardo (ed evidentemente del successivo stop): in sostanza, il treno sarebbe stato oggetto di un atto vandalico, circostanza che è stata comunicata CON UN MESSAGGIO PREREGISTRATO. Personalmente, mi vengono in mente soltanto le seguenti due ipotesi (non necessariamente entrambe vere, non necessariamente tra loro alternative): 1) Trenord considera gli atti vandalici una causa standard di ritardo o di interruzione del servizio, così frequente da aver, per l'appunto, ritenuto utile predisporre un messaggio preregistrato da utilizzare alla bisogna; l'esperienza comune, però, non sembra confermare una tale sensazione, e in effetti una semplice ricerca in rete mostra che le notizie di atti vandalici di portata tale da fermare un treno si ripresentano sull'intera rete di Trenord con frequenza meno che annuale; la stessa Trenord dedica una pagina del proprio sito web al numero preoccupante di atti di vandalismo che colpiscono i treni (https://www.trenord.it/news/trenord-informa/notizie/i-numeri-del-vandalismo/), ma è sufficiente una lettura di quelle poche righe per rendersi conto che nessuno di tali atti (tolti forse i vetri infranti) è tale da impedire da un momento all'altro la marcia di un treno che fino all'orario di partenza non presentava, evidentemente, alcuna anomalia; tutto questo ci porta all'ipotesi successiva; 2) a un certo punto Trenord potrebbe aver ritenuto più accomodante nei confronti dell'utenza poter imputare a terzi (i malvagi vandali), almeno di tanto in tanto, un disservizio le cui reali cause sono invece le solite: materiale rotabile costruito a Cartagine prima che Catone prendesse la parola in Senato, infrastrutture messe anche peggio (hey, Trenord, lo sappiamo che quelle non sono tue! si fa per dire), manutenzione quando capita. Al prossimo viaggio interrotto dai vandali. Zvonimir Vierchowod
Zvonimir