Cernusco: gli ultimi 20 anni di cambiamento climatico con l'esperto Giovanni Zardoni
Si è parlato di cambiamento climatico a Cernusco Lombardone la sera di mercoledì 15 novembre. Presso la sala consiliare si è tenuto l’evento “Il clima sta cambiando?”, organizzato dal comune su proposta della Consulta Ecologia. L'esperto Giovanni Zardoni, membro del Centro Meteo Lombardo, ha tracciato una panoramica generale sui fenomeni che stanno interessando l’intero pianeta e ha presentato i dati locali registrati dalla stazione meteo da lui gestita, offrendo quindi un quadro di quelli che possono essere i cambiamenti in atto nel meratese.
A dare il benvenuto al pubblico è stato l’assessore all’Ambiente, Andrea Passavanti, che nel dare la parola al Zardoni ha chiesto come è nata in lui la passione per la meteorologia. “È iniziato tutto alle medie. Annotavo su un diario che tempo faceva ogni giorno. Più avanti a scuola feci anche una tesina sui temporali. Da lì sono arrivato poi ad attivare la stazione meteo che gestisco da 23 anni” ha raccontato, passando a fornire al pubblico un’infarinatura generale sul tema della meteorologia e descrivendo i principali fenomeni atmosferici.
Zardoni, come anticipato, è membro del Centro Meteorologico Lombardo, realtà nata nel 2006 e che gestisce la più importante rete meteorologica lombarda a livello non istituzionale. Molte delle stazioni sono di proprietà diretta del CML, altre, come quella di Zardoni, sono degli afferenti. Solo in provincia di Lecco, il CML conta 33 stazioni meteorologiche. Il dato è interessante e proprio a questo il relatore si è collegato parlando dei fenomeni che stanno accadendo a livello climatico. “Una considerazione che va fatta è che rispetto al passato le reti meteo sono più diffuse, abbiamo più dati a disposizione e le informazioni girano il mondo in pochi secondi. È chiaro quindi che la notizia di un fenomeno violento può avere più eco rispetto al passato” ha detto, ammettendo tuttavia che qualcosa sta cambiando.
Per esempio in montagna vi è un sempre minore deposito "consolidato" di neve, ovvero quella che si trasforma in nevai e ghiacciai. Vi è poi il cosiddetto “effetto breccia”, ovvero quando una superficie risulta spoglia di ghiaccio o neve aumenta molto il disgelo in tutto l’intorno. E infine c’è il fenomeno delle alte temperature estive, in grado di distruggere i forti accumuli invernali anche alle altitudini più elevate.
A fornire però un’idea chiara dell’andamento del clima sono le serie storiche. “Dai dati registrati, il 2022 è stato un anno da record. È stato ile più caldo, il più secco e il più soleggiato, da quando sono iniziate le misure del Centro Geofisico Prealpino nel 1967 dal professore Salvatore Furia, per anni voce del meteo del Gazzettino padano” ha detto Zardoni, spiegando inoltre che lo scorso anno
sono state notevoli le anomalie positive di temperatura, poiché, per esempio il mese di ottobre è stato il più caldo di sempre, seguito da febbraio, luglio, agosto e novembre.
Si è parlato anche di alcune delle principali anomalie globali e dei cambiamenti negli anni sulla Terra. Ma ad aver incuriosito di più il pubblico sono stati i dati presentati al termine della serata, ovvero quelli raccolti dal 2001 al 2022 presso la stazione di Zardoni.
La temperatura media annuale (media ponderata, calcolando i dati raccolti ogni 5 secondi ogni giorno ndr) dal 2006 al 2022 è di 13.95 gradi. Interessante notare come il 2010 sia stato l’anno in cui si è registrata la media più bassa (12.6°), mentre il 2022 – appunto – è stato l’anno con la media più alta (15.1°).
Altro discorso invece per la “minima”. Il picco più basso in questo caso (sempre tra 2006 e 2022) si tocco nel 2012, con -10.2°, mentre la minima più alta risale al 2019, quando la temperatura non scese sotto i -3.2°. In linea generale però, ha evidenziato Zardoni, la minima negli ultimi anni è di gran lunga salita, aggirandosi sempre attorno ai -3/-4 gradi. Un segno evidente che qualcosa sta cambiando.
Stesso discorso vale per la “massima”. Nel 2008 si toccò una temperatura massima di 33.6° (picco minimo), mentre nel 2019 si sono toccati i 37.8°. Da lì la massima ha continuato a oscillare fino al 2023 tra i 35 e 37 gradi. “Una considerazione importante da fare è che un tempo i giorni di caldo durante l’anno erano meno, ultimamente invece stanno aumentando, con il risultato che si hanno prolungati periodi con elevate temperature” ha considerato il meteorofilo.
Sono quindi stati mostrati i dati relativi alle precipitazioni raccolti tra il 2001 e il 2022, ricordando soprattutto del “piovoso” 2002. Fu quell’anno infatti che nel meratese si raggiunsero i 2.401 millimetri di pioggia, ovvero il picco massimo degli ultimi 20 anni. Un numero impressionate se si considera che la media è invece di 1358,5 mm.
E altrettanto impressionate è ricordare invece la siccità dello scorso anno, quando sono piovuti appena 690,6 mm di acqua. Dal 2015 al 2022 si è registrata una striscia continua di precipitazioni al di sotto della media delle ultime due decadi. E parlando di precipitazioni, si è infine fatto riferimento ai picchi di precipitativi, noti anche come “bombe d’acqua”, un fenomeno che si verifica sempre più spesso dal 2017 a oggi.
Parlando di questo, però, Zardoni ha svelato che non si tratta di una “novità” per il nostro territorio. Al termine della serata infatti sono state ripercorse le annotazioni riguardo al clima del territorio dal 1500 a oggi. Si tratta di simpatici reperti, come annotazioni di parroci locali, che hanno messo in luce come le piogge violente e improvvise siano sempre capitate in Brianza. Ripercorrendo in ordine cronologico i secoli si è arrivati fino al Novecento, quando non sono mancate anche ondate di freddo e eventi alluvionali. Si è ricordato della imponente nevicata del 1985, del picco di -14° registrato in Valfredda nel 1991, della tromba d’aria che colpì Merate nel luglio del 1999 fino all’alluvione di Ferragosto del torrente Molgora nel 2010. In considerazione a tutto questo, Zardoni ha concluso ricordando quanto sia importante la prevenzione. In particolare, secondo l’esperto, è fondamentale mantenere le aree golenali, creare vasche di laminazione e stagni di troppo pieno per collettori con impianti di fitodepurazione, come quello recentemente realizzato a Lomagna. A questo si aggiunge la gestione dei fossi colatori, che rappresentano un il problema per il futuro a causa della scarsità di risorse per la manutenzione.
Alla fine della serata ha rivolto un saluto al pubblico anche il presidente della Consulta Ecologia di Cernusco, Paolo Proserpio, che ha presentato il lavoro che lui e gli altri membri svolgono e ha invitato la cittadinanza a partecipare alle riunioni.
A dare il benvenuto al pubblico è stato l’assessore all’Ambiente, Andrea Passavanti, che nel dare la parola al Zardoni ha chiesto come è nata in lui la passione per la meteorologia. “È iniziato tutto alle medie. Annotavo su un diario che tempo faceva ogni giorno. Più avanti a scuola feci anche una tesina sui temporali. Da lì sono arrivato poi ad attivare la stazione meteo che gestisco da 23 anni” ha raccontato, passando a fornire al pubblico un’infarinatura generale sul tema della meteorologia e descrivendo i principali fenomeni atmosferici.
Zardoni, come anticipato, è membro del Centro Meteorologico Lombardo, realtà nata nel 2006 e che gestisce la più importante rete meteorologica lombarda a livello non istituzionale. Molte delle stazioni sono di proprietà diretta del CML, altre, come quella di Zardoni, sono degli afferenti. Solo in provincia di Lecco, il CML conta 33 stazioni meteorologiche. Il dato è interessante e proprio a questo il relatore si è collegato parlando dei fenomeni che stanno accadendo a livello climatico. “Una considerazione che va fatta è che rispetto al passato le reti meteo sono più diffuse, abbiamo più dati a disposizione e le informazioni girano il mondo in pochi secondi. È chiaro quindi che la notizia di un fenomeno violento può avere più eco rispetto al passato” ha detto, ammettendo tuttavia che qualcosa sta cambiando.
Per esempio in montagna vi è un sempre minore deposito "consolidato" di neve, ovvero quella che si trasforma in nevai e ghiacciai. Vi è poi il cosiddetto “effetto breccia”, ovvero quando una superficie risulta spoglia di ghiaccio o neve aumenta molto il disgelo in tutto l’intorno. E infine c’è il fenomeno delle alte temperature estive, in grado di distruggere i forti accumuli invernali anche alle altitudini più elevate.
A fornire però un’idea chiara dell’andamento del clima sono le serie storiche. “Dai dati registrati, il 2022 è stato un anno da record. È stato ile più caldo, il più secco e il più soleggiato, da quando sono iniziate le misure del Centro Geofisico Prealpino nel 1967 dal professore Salvatore Furia, per anni voce del meteo del Gazzettino padano” ha detto Zardoni, spiegando inoltre che lo scorso anno
sono state notevoli le anomalie positive di temperatura, poiché, per esempio il mese di ottobre è stato il più caldo di sempre, seguito da febbraio, luglio, agosto e novembre.
Si è parlato anche di alcune delle principali anomalie globali e dei cambiamenti negli anni sulla Terra. Ma ad aver incuriosito di più il pubblico sono stati i dati presentati al termine della serata, ovvero quelli raccolti dal 2001 al 2022 presso la stazione di Zardoni.
La temperatura media annuale (media ponderata, calcolando i dati raccolti ogni 5 secondi ogni giorno ndr) dal 2006 al 2022 è di 13.95 gradi. Interessante notare come il 2010 sia stato l’anno in cui si è registrata la media più bassa (12.6°), mentre il 2022 – appunto – è stato l’anno con la media più alta (15.1°).
Altro discorso invece per la “minima”. Il picco più basso in questo caso (sempre tra 2006 e 2022) si tocco nel 2012, con -10.2°, mentre la minima più alta risale al 2019, quando la temperatura non scese sotto i -3.2°. In linea generale però, ha evidenziato Zardoni, la minima negli ultimi anni è di gran lunga salita, aggirandosi sempre attorno ai -3/-4 gradi. Un segno evidente che qualcosa sta cambiando.
Stesso discorso vale per la “massima”. Nel 2008 si toccò una temperatura massima di 33.6° (picco minimo), mentre nel 2019 si sono toccati i 37.8°. Da lì la massima ha continuato a oscillare fino al 2023 tra i 35 e 37 gradi. “Una considerazione importante da fare è che un tempo i giorni di caldo durante l’anno erano meno, ultimamente invece stanno aumentando, con il risultato che si hanno prolungati periodi con elevate temperature” ha considerato il meteorofilo.
Sono quindi stati mostrati i dati relativi alle precipitazioni raccolti tra il 2001 e il 2022, ricordando soprattutto del “piovoso” 2002. Fu quell’anno infatti che nel meratese si raggiunsero i 2.401 millimetri di pioggia, ovvero il picco massimo degli ultimi 20 anni. Un numero impressionate se si considera che la media è invece di 1358,5 mm.
E altrettanto impressionate è ricordare invece la siccità dello scorso anno, quando sono piovuti appena 690,6 mm di acqua. Dal 2015 al 2022 si è registrata una striscia continua di precipitazioni al di sotto della media delle ultime due decadi. E parlando di precipitazioni, si è infine fatto riferimento ai picchi di precipitativi, noti anche come “bombe d’acqua”, un fenomeno che si verifica sempre più spesso dal 2017 a oggi.
Parlando di questo, però, Zardoni ha svelato che non si tratta di una “novità” per il nostro territorio. Al termine della serata infatti sono state ripercorse le annotazioni riguardo al clima del territorio dal 1500 a oggi. Si tratta di simpatici reperti, come annotazioni di parroci locali, che hanno messo in luce come le piogge violente e improvvise siano sempre capitate in Brianza. Ripercorrendo in ordine cronologico i secoli si è arrivati fino al Novecento, quando non sono mancate anche ondate di freddo e eventi alluvionali. Si è ricordato della imponente nevicata del 1985, del picco di -14° registrato in Valfredda nel 1991, della tromba d’aria che colpì Merate nel luglio del 1999 fino all’alluvione di Ferragosto del torrente Molgora nel 2010. In considerazione a tutto questo, Zardoni ha concluso ricordando quanto sia importante la prevenzione. In particolare, secondo l’esperto, è fondamentale mantenere le aree golenali, creare vasche di laminazione e stagni di troppo pieno per collettori con impianti di fitodepurazione, come quello recentemente realizzato a Lomagna. A questo si aggiunge la gestione dei fossi colatori, che rappresentano un il problema per il futuro a causa della scarsità di risorse per la manutenzione.
Alla fine della serata ha rivolto un saluto al pubblico anche il presidente della Consulta Ecologia di Cernusco, Paolo Proserpio, che ha presentato il lavoro che lui e gli altri membri svolgono e ha invitato la cittadinanza a partecipare alle riunioni.
E.Ma.