Comodamente sedute/105: le parole hanno un peso
Care amiche, approfittando del Primo Novembre, questa settimana mi sono regalata una mini vacanza con la mia primogenita Sara.
Tre le cose belle che desidero condividervi:
1 Il tempo di qualità trascorso con e per lei: era veramente da tanto che non ci concedevamo del tempo di qualità insieme e devo ammettere che avevo un po’ nostalgia di quei fiumi di parole che scorrono tra una madre e una figlia che fanno così bene al cuore.
2 La località che abbiamo visitato: San Miniato un piccolo borgo incastonato tra Pisa e Firenze ricco di stradine pittoresche, chiese e palazzi antichi, città del tartufo, del teatro e degli antichi mestieri.
3 La ragione per cui siamo andate proprio a San Miniato: ogni anno qui si svolge un evento molto importante, il Festival di teatro Amatoriale, una rassegna di spettacoli portati in scena da compagnie provenienti da tutta Italia.
E tra questi spettacoli in gara quest’anno c’era anche lo strepitoso monologo “Novecento” tratto dall’omonimo testo di Alessandro Baricco e interpretato proprio dal marito di Sara, Fabrizio Perrone, attore e regista che dal 2005 dirige gli allievi giovani della Compagnia filodrammatica orenese.
Con questo spettacolo (che vi consiglio di andare a vedere perché è bellissimo!), Fabrizio ha già vinto diversi premi e anche in questa occasione, per lui, Sara ha ritirato
*il Premio gradimento del Pubblico
*il Premio alla migliore Scenografia
*il Premio alla Regia
Non vi dico che emozione!
Credo che il teatro sia un potentissimo strumento di comunicazione attraverso il quale chi recita offre allo spettatore la possibilità di sperimentare una incredibile quantità di emozioni: diverte, commuove, spaventa, sorprende. Tutto questo attraverso quello strumento potentissimo che è la parola.
La parola, come la scrittura, sono mezzi di comunicazione che appartengono agli esseri umani, i quali, ahimè, nel corso della storia, non sempre ne hanno fatto buon uso.
Ci sono parole che hanno scatenato conflitti, altre che hanno provocato ferite, altre ancora hanno creato lacerazioni che nessuno è più stato in grado di ricucire.
Non sempre ci rendiamo conto di quanto possa pesare nella vita delle persone, una parola sbagliata, un’offesa, un insulto, un giudizio.
Io stessa che da quasi quattro anni ho aperto un blog, a volte non ci dormo la notte se mi sorge il dubbio di aver in qualche modo ferito la sensibilità dei miei lettori.
Il solo fatto di essere proprietaria di un blog, non mi autorizza a offendere, diffamare o denigrare le persone.
Perché il mio diritto di scrivere tutto quello che penso, non deve farmi perdere di vista il rispetto verso l’altro, chiunque esso sia.
La prima condizione da rispettare in qualsiasi forma di comunicazione
e di uso delle parole è il rispetto”.
Le parole che usiamo plasmano il mondo in cui viviamo, decidono il modo in cui le cose vengono messe in prospettiva, non sono neutre. Hanno un peso e delle conseguenze.
Nella vita possiamo ricevere commenti poco veritieri, gratuiti, privi di fondamento, persino cattivi, come imparare a difenderci?
Per fortuna la scienza ci spiega che se le lasciamo scivolare via, senza soffermarci, senza nutrirle, senza permettere di ferirci,non lasciano nessun tipo di impronta nel nostro cervello.
Quelle che invece fanno male e lasciano una cicatrice sono quelle che vengono pronunciate dalle persone a cui vogliamo, quindi sono quelle lì le uniche parole che dobbiamo maneggiare con cura.
Amiche care, vi auguro una buona domenica, e se anche voi vi siete concessi una piccola vacanza, potete sempre raccontarmela scrivendo qui gio.fumagalli66@gmail.com
E come sempre se volete gustarvi il reportage fotografico di questo viaggetto, vi invito a passare per un saluto nel mio blog www.comodamentesedute.com
Alla prossima!