Olgiate: tentano di “bucarla” in discoteca. Una ventenne denuncia il grave episodio

Va a ballare con un’amica, ma all’uscita dalla discoteca tentano di iniettarle il contenuto di una siringa. È quanto è verosimilmente accaduto a una ventenne residente a Olgiate Molgora, che insieme alla sua famiglia ha scelto di denunciare il fatto attraverso la stampa per mettere in guardia le coetanee di fronte a un fenomeno ancora poco conosciuto in Italia.

“Sabato scorso (14 ottobre ndr) mia figlia e un’amica sono andate a ballare in una discoteca a Limbiate” spiega il papà della giovane. “Attorno alle 2, mentre usciva, dal locale si è accorta di essere stata punta sulla spalla sinistra e voltandosi rapidamente ha visto un ragazzo, apparentemente allarmato dal fatto che lei si fosse  girata di scatto”. Immediatamente la ragazza ha pensato al fenomeno del “needle spiking”, ossia iniezioni fatte senza consenso e contenti la cosiddetta “droga dello stupro”. 
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“Mia figlia conosce il fenomeno perché la sua amica, che era con lei quella sera, è stata a lungo all’estero dove, soprattutto in Francia e Inghilterra, è già molto più diffuso” ha continuato il padre, spiegando che a quel punto la figlia e l’amica si sono messe al sicuro in bagno in attesa che emergesse qualche sintomo. “Mia figlia è astemia, dunque se avesse avuto qualche giramento di testa sarebbe stato sicuramente legato a quello”. 

Fortunatamente la giovane non ha avuto niente, ma l’indomani ha iniziato ad accusare dolore al braccio e ha parlato di quanto accaduto con i genitori. “Neanche noi conoscevamo questo fenomeno, ma appresa la situazione, visto che lunedì ha continuato ad avere male al braccio, abbiamo contattato il medico di base, che non ci ha risposto per tutto il giorno, salvo poi dare riscontro nel pomeriggio per dirci che quello che stavamo raccontato era fantascientifico. A quel punto, alla sera di lunedì siamo andati in pronto soccorso a Vimercate, dove mia figlia è stata visitata ed è stato riscontrato il chiaro segno di ingresso di un ago” ha continuato il padre, spiegando che è stato fornito un referto e che alla figlia è stato prescritto il test dell’HIV che farà nei prossimi giorni. 

“Approfondendo la questione abbiamo iniziato a porci domande. Ci siamo chiesti come mai non le sia stato fatto un esame tossicologico e non le sia stata somministrata una profilassi per l’HIV per abbattere il rischio, entrambe cose che andavano fatte entro le 48 ore, e abbiamo realizzato che il mondo sanitario intorno a noi è stato spannometrico nella gestione di questa situazione” ha aggiunto il padre della giovane, raccontando che anche i Carabinieri, al momento in cui hanno voluto sporgere denuncia, hanno chiesto se fossero in possesso di un’evidenza clinica di un esame tossicologico. “Siamo rimasti disarmati e inermi davanti a questa vicenda e per questo abbiamo deciso di parlare con i giornali, perché è bene che si sappia di questo fenomeno. Vogliamo mettere in guardia ragazze e famiglie, perché possano affrontare – sperando non ce ne sia bisogno – la questione in modo diverso e agire in modo più tempestivo, magari chiamando immediatamente il 112 nel momento in cui accade l’episodio e richiedendo poi che vengano fatti tutti gli accertamenti del caso”.


Lo spazio è a disposizione per quanti sentendosi chiamati in causa desiderano dare la loro versione dei fatti.
E.Ma.
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