Retesalute: Merate pecora nera non versa il dovuto come tutti i soci. Panzeri cita lo spritz suscitando ilarità e fastidio
Non certo la serata da segnare nel libro d’oro del sindaco di Merate, Massimo Panzeri quella di mercoledì 18 ottobre, data in cui si è svolta un’assemblea dei soci di Retesalute decisiva e che si sarebbe potuta liquidare nel giro di una mezz’oretta. Già si era trovato l’accordo tra sindaci per l’approvazione dello schema del contratto dei servizi per i prossimi cinque anni, che costituisce la spina dorsale dell’attività dell’azienda speciale. Con questo sì Retesalute può tirare un bel sospiro, guardare al futuro e alla programmazione di medio-lungo termine. L’unanimità è stata salutata da Panzeri, in qualità di presidente dell’Assemblea dei soci, come un risultato positivo.
Di lì a poco, però, si sarebbe scatenato uno scontro politico ad alta tensione. Che, per chi ha memoria, è secondo solo a quello del dicembre 2021, quando il sindaco di Casatenovo, nonché allora presidente dell’Ambito, Filippo Galbiati aveva apertamente chiesto a Panzeri di fare un passo indietro dalla guida dell’assemblea dei soci. Per un soffio non è pervenuta pari richiesta, per la seconda volta, anche ieri sera, ma la stessa intenzione aleggiava nell’aria. Alla fine si è dileguata così come tutti i sindaci che, a seduta ancora aperta, hanno cominciato ad abbandonare con aria mesta e sconsolata la sala consiliare del Municipio di Merate, teatro dello spiacevole e cupo dramma.
Il contesto è cambiato, ma le motivazioni del contendere sono rimaste le stesse. All’epoca l’azienda era retta da un collegio di liquidatori, che avrebbe traghettato Retesalute verso una faticosa ripresa. Un percorso accidentato e non lineare. Oggi l’azienda speciale è in attivo, ha messo in campo una strategia efficace all’insegna della chiarezza, della trasparenza e della tempestività per raggiungere gli obiettivi dati per garantire un sistema di welfare attento ai bisogni dei cittadini più fragili.
In due anni c’è però un nodo che non è stato sciolto, quantificato in 120.878,35 euro. Al momento del ripiano delle perdite di Retesalute, i Comuni avevano condiviso una linea: di non far pagare in coscienza agli Enti locali dell’Oggionese i disavanzi cumulati negli anni precedenti al loro ingresso in Retesalute. Il riparto, mai votato ufficialmente dall’assemblea dei soci, non era stato predisposto in base alle quote di partecipazione – come da Codice civile – ma facendo pesare ai Comuni dell'Oggionese solo le perdite degli anni in cui sono stati soci dell'azienda speciale. Per tenere unito il territorio. Arrivati a versare l’ammontare previsto Merate e Olgiate Molgora hanno però pagato pro quota: il primo 430.639,33 euro e l’altro 188.392,54 euro. Ne avanzano da liquidare rispettivamente 85.874,19 e 35.004,16 euro.
Ad ogni Assemblea dei soci il presidente del CdA Antonio Colombo fornisce un (non) aggiornamento sulla situazione e già nel recente passato il sindaco di Calco Stefano Motta aveva insistito affinché si addivenisse ad una risoluzione. Il presidente Colombo ha ribadito anche questa volta la preoccupazione dell’azienda per i ritardi di Merate e Olgiate nel saldare i conti. Lo ha gelato Massimo Panzeri: “Non si tratta di un ritardo nell’affrontare il tema, ma è una posizione”.
Scoperchiato il vaso di Pandora, sono volati stracci. Per Motta la questione sta diventando “una barzelletta”. “Ridicola” per Marco Panzeri di La Valletta Brianza. Per il consigliere di Casatenovo Fabio Crippa si sono creati “figli e figliastri”. Per Gianpaolo Torchio di Paderno d’Adda il tema è istituzionale e i due Comuni dovrebbero sentire il dovere di risolvere la questione una volta per tutte. Per Roberta Marabese di Cassago Brianza si crea un precedente. A sentire allora Massimo Panzeri sostenere di non dover rispondere all’azienda ma al proprio Consiglio comunale, è intervenuto Paolo Brivio di Osnago. Nell’invocare un’unità tra i sindaci, ha dileggiato Merate, sostenendo che una tale varietà di posizioni non si vede nemmeno nel kamasutra.
Per primo è intervenuto però Stefano Motta: “Su questa storia, credo che sia arrivato il momento di definire la situazione. È legittimo avere diverse posizioni ma vanno spiegate”. Improvvida la replica del primo cittadino di Merate: “Ti invito ad ascoltare la registrazione dell’ultimo Consiglio comunale di Merate. La posizione è nota. Merate ha votato pro quota, come da codice civile. Il piano di riparto non è mai stato votato in assemblea dei soci. Per evitare strumentalizzazioni, ricordo che Merate è creditrice di Retesalute per pari quota, è una pura questione bilancistica”.
Infastidito Motta ha ribattuto: “Va bene, quindi Merate non paga. Allora, per prima cosa, io faccio il sindaco di Calco e non vado a riascoltare il Consiglio comunale di Merate. Sono socio di questa azienda e vorrei che venisse spiegata qui l’evoluzione della questione. Io ero rimasto ad un’intenzione generica. Tu – ha detto Motta rivolgendosi al sindaco di Merate – sei anche presidente dell’assemblea e avresti anche un maggior onere nel rappresentare le posizioni. Se l’ipotesi di Merate fosse questa, invito che si comunichi dettagliatamente in assemblea. Le posizioni vanno condivise. Se hai delle informazioni in più, che vengano condivise e ognuno trarrà le proprie valutazioni. Per me Merate non è trasparente. Se Merate è più bravo a capire ci spieghi”.
In un continuo botta e risposta Panzeri ha tentato di far valere la sua posizione: Merate ha pagato immediatamente e in base alla propria quota di partecipazione, come deciso in Consiglio comunale, non in base ad una tabella mai approvata in assemblea dei soci. Poi, con aria di sfida, ha fatto presente che il CdA potrebbe formulare un decreto ingiuntivo di pagamento contro Merate. Non si è trattenuto Motta: “Quindi contesti un riparto condiviso da tutti i Comuni. Tu sei il presidente. Nel tuo Consiglio comunale ti viene dato il mandato”.
Il sindaco di Calco ha chiesto allora di mettere in votazione nella prima assemblea utile il piano di riparto accettato su fiducia dagli altri Comuni. Proposta assecondata dal sindaco de La Valletta Brianza Marco Panzeri. Un guanto di sfida per mettere plasticamente in minoranza il presidente dell’assemblea dei soci. Lo ha colto il diretto interessato, che ha lamentato: “Non siamo qui a sfiduciare dei Comuni. Poi se lo si vuole fare, pazienza, tanto non andiamo già a bere insieme lo spritz al bar”. Una battuta per smorzare i toni che non è piaciuta affatto a Motta: “Sei il presidente dell’assemblea, non siamo quattro amici al bar”.
Si è giostrato meglio Maurizio Maggioni, assessore di Olgiate Molgora, evidenziando la coerenza di Olgiate nell’aver contestato fin dall’inizio il percorso della liquidazione, quando si sarebbe potuto procedere direttamente con un ripiano delle perdite. Ha poi sottolineato che in quel piano di riparto c’era anche la Provincia di Lecco che ha pagato la sua quota quando non era più socia di Retesalute. Pur rimarcando che il codice civile è chiaro, a differenza di Panzeri fino a quel momento, ha aperto uno spiraglio: “Se riusciamo a dipanare la posizione del revisore e del segretario [che nel frattempo Olgiate ha cambiato, ndr], l’Ufficio Ragioneria non avrebbe problemi a superare l’ostacolo”.
Maggioni ha poi cercato di far desistere Motta dalla proposta di votare con anni di ritardo il riparto della copertura delle perdite, innanzitutto perché la compagine societaria è nel frattempo cambiata. Ha poi fatto presente che nel bilancio di Olgiate c’è una posta che lascia in sospeso quei 35 mila euro. Anche il dott. Sandro Feole del CdA di Retesalute ha valutato controproducente mettere ai voti la famosa tabella di riparto. Il rischio sarebbe di ingarbugliare ancora di più la situazione.
Feole ha comunque fatto presente che ci sarebbero le condizioni normative per un riparto diverso da quello per quota di partecipazione all’azienda. Ha aggiunto che da un punto di vista contabile l’azienda non può bilanciare debiti e crediti di un Comune. Tant’è che in passato questo ha comportato un patrimonio netto negativo per l’azienda.
Che il ragionamento di Maggioni fosse più solido lo ha intuito anche Massimo Panzeri, che ha cercato di accodarsi con un balzo: “Abbiamo fatto le stesse valutazioni. Io non sono un bambino capriccioso. Non ho voluto espormi ed esporre il Comune avendo dei pareri contrari del revisore dei conti, del segretario comunale e della ragioneria”.
Il dibattito alla fine è stato inconcludente. La proposta di Motta di approvare il piano di riparto non è stata messa ai voti, come aveva richiesto lo stesso Motta. I due omologhi di Merate e Calco si sono scambiate accuse reciproche di buttarla in caciara, mentre alcuni sindaci cominciavano ad abbandonare silenziosamente l’aula.
Di lì a poco, però, si sarebbe scatenato uno scontro politico ad alta tensione. Che, per chi ha memoria, è secondo solo a quello del dicembre 2021, quando il sindaco di Casatenovo, nonché allora presidente dell’Ambito, Filippo Galbiati aveva apertamente chiesto a Panzeri di fare un passo indietro dalla guida dell’assemblea dei soci. Per un soffio non è pervenuta pari richiesta, per la seconda volta, anche ieri sera, ma la stessa intenzione aleggiava nell’aria. Alla fine si è dileguata così come tutti i sindaci che, a seduta ancora aperta, hanno cominciato ad abbandonare con aria mesta e sconsolata la sala consiliare del Municipio di Merate, teatro dello spiacevole e cupo dramma.
Il contesto è cambiato, ma le motivazioni del contendere sono rimaste le stesse. All’epoca l’azienda era retta da un collegio di liquidatori, che avrebbe traghettato Retesalute verso una faticosa ripresa. Un percorso accidentato e non lineare. Oggi l’azienda speciale è in attivo, ha messo in campo una strategia efficace all’insegna della chiarezza, della trasparenza e della tempestività per raggiungere gli obiettivi dati per garantire un sistema di welfare attento ai bisogni dei cittadini più fragili.
In due anni c’è però un nodo che non è stato sciolto, quantificato in 120.878,35 euro. Al momento del ripiano delle perdite di Retesalute, i Comuni avevano condiviso una linea: di non far pagare in coscienza agli Enti locali dell’Oggionese i disavanzi cumulati negli anni precedenti al loro ingresso in Retesalute. Il riparto, mai votato ufficialmente dall’assemblea dei soci, non era stato predisposto in base alle quote di partecipazione – come da Codice civile – ma facendo pesare ai Comuni dell'Oggionese solo le perdite degli anni in cui sono stati soci dell'azienda speciale. Per tenere unito il territorio. Arrivati a versare l’ammontare previsto Merate e Olgiate Molgora hanno però pagato pro quota: il primo 430.639,33 euro e l’altro 188.392,54 euro. Ne avanzano da liquidare rispettivamente 85.874,19 e 35.004,16 euro.
Ad ogni Assemblea dei soci il presidente del CdA Antonio Colombo fornisce un (non) aggiornamento sulla situazione e già nel recente passato il sindaco di Calco Stefano Motta aveva insistito affinché si addivenisse ad una risoluzione. Il presidente Colombo ha ribadito anche questa volta la preoccupazione dell’azienda per i ritardi di Merate e Olgiate nel saldare i conti. Lo ha gelato Massimo Panzeri: “Non si tratta di un ritardo nell’affrontare il tema, ma è una posizione”.
Scoperchiato il vaso di Pandora, sono volati stracci. Per Motta la questione sta diventando “una barzelletta”. “Ridicola” per Marco Panzeri di La Valletta Brianza. Per il consigliere di Casatenovo Fabio Crippa si sono creati “figli e figliastri”. Per Gianpaolo Torchio di Paderno d’Adda il tema è istituzionale e i due Comuni dovrebbero sentire il dovere di risolvere la questione una volta per tutte. Per Roberta Marabese di Cassago Brianza si crea un precedente. A sentire allora Massimo Panzeri sostenere di non dover rispondere all’azienda ma al proprio Consiglio comunale, è intervenuto Paolo Brivio di Osnago. Nell’invocare un’unità tra i sindaci, ha dileggiato Merate, sostenendo che una tale varietà di posizioni non si vede nemmeno nel kamasutra.
Per primo è intervenuto però Stefano Motta: “Su questa storia, credo che sia arrivato il momento di definire la situazione. È legittimo avere diverse posizioni ma vanno spiegate”. Improvvida la replica del primo cittadino di Merate: “Ti invito ad ascoltare la registrazione dell’ultimo Consiglio comunale di Merate. La posizione è nota. Merate ha votato pro quota, come da codice civile. Il piano di riparto non è mai stato votato in assemblea dei soci. Per evitare strumentalizzazioni, ricordo che Merate è creditrice di Retesalute per pari quota, è una pura questione bilancistica”.
Infastidito Motta ha ribattuto: “Va bene, quindi Merate non paga. Allora, per prima cosa, io faccio il sindaco di Calco e non vado a riascoltare il Consiglio comunale di Merate. Sono socio di questa azienda e vorrei che venisse spiegata qui l’evoluzione della questione. Io ero rimasto ad un’intenzione generica. Tu – ha detto Motta rivolgendosi al sindaco di Merate – sei anche presidente dell’assemblea e avresti anche un maggior onere nel rappresentare le posizioni. Se l’ipotesi di Merate fosse questa, invito che si comunichi dettagliatamente in assemblea. Le posizioni vanno condivise. Se hai delle informazioni in più, che vengano condivise e ognuno trarrà le proprie valutazioni. Per me Merate non è trasparente. Se Merate è più bravo a capire ci spieghi”.
In un continuo botta e risposta Panzeri ha tentato di far valere la sua posizione: Merate ha pagato immediatamente e in base alla propria quota di partecipazione, come deciso in Consiglio comunale, non in base ad una tabella mai approvata in assemblea dei soci. Poi, con aria di sfida, ha fatto presente che il CdA potrebbe formulare un decreto ingiuntivo di pagamento contro Merate. Non si è trattenuto Motta: “Quindi contesti un riparto condiviso da tutti i Comuni. Tu sei il presidente. Nel tuo Consiglio comunale ti viene dato il mandato”.
Il sindaco di Calco ha chiesto allora di mettere in votazione nella prima assemblea utile il piano di riparto accettato su fiducia dagli altri Comuni. Proposta assecondata dal sindaco de La Valletta Brianza Marco Panzeri. Un guanto di sfida per mettere plasticamente in minoranza il presidente dell’assemblea dei soci. Lo ha colto il diretto interessato, che ha lamentato: “Non siamo qui a sfiduciare dei Comuni. Poi se lo si vuole fare, pazienza, tanto non andiamo già a bere insieme lo spritz al bar”. Una battuta per smorzare i toni che non è piaciuta affatto a Motta: “Sei il presidente dell’assemblea, non siamo quattro amici al bar”.
Si è giostrato meglio Maurizio Maggioni, assessore di Olgiate Molgora, evidenziando la coerenza di Olgiate nell’aver contestato fin dall’inizio il percorso della liquidazione, quando si sarebbe potuto procedere direttamente con un ripiano delle perdite. Ha poi sottolineato che in quel piano di riparto c’era anche la Provincia di Lecco che ha pagato la sua quota quando non era più socia di Retesalute. Pur rimarcando che il codice civile è chiaro, a differenza di Panzeri fino a quel momento, ha aperto uno spiraglio: “Se riusciamo a dipanare la posizione del revisore e del segretario [che nel frattempo Olgiate ha cambiato, ndr], l’Ufficio Ragioneria non avrebbe problemi a superare l’ostacolo”.
Maggioni ha poi cercato di far desistere Motta dalla proposta di votare con anni di ritardo il riparto della copertura delle perdite, innanzitutto perché la compagine societaria è nel frattempo cambiata. Ha poi fatto presente che nel bilancio di Olgiate c’è una posta che lascia in sospeso quei 35 mila euro. Anche il dott. Sandro Feole del CdA di Retesalute ha valutato controproducente mettere ai voti la famosa tabella di riparto. Il rischio sarebbe di ingarbugliare ancora di più la situazione.
Feole ha comunque fatto presente che ci sarebbero le condizioni normative per un riparto diverso da quello per quota di partecipazione all’azienda. Ha aggiunto che da un punto di vista contabile l’azienda non può bilanciare debiti e crediti di un Comune. Tant’è che in passato questo ha comportato un patrimonio netto negativo per l’azienda.
Che il ragionamento di Maggioni fosse più solido lo ha intuito anche Massimo Panzeri, che ha cercato di accodarsi con un balzo: “Abbiamo fatto le stesse valutazioni. Io non sono un bambino capriccioso. Non ho voluto espormi ed esporre il Comune avendo dei pareri contrari del revisore dei conti, del segretario comunale e della ragioneria”.
Il dibattito alla fine è stato inconcludente. La proposta di Motta di approvare il piano di riparto non è stata messa ai voti, come aveva richiesto lo stesso Motta. I due omologhi di Merate e Calco si sono scambiate accuse reciproche di buttarla in caciara, mentre alcuni sindaci cominciavano ad abbandonare silenziosamente l’aula.
Marco Pessina