Osnago: Oganos suscita emozioni, Brivio “Uno dei momenti più alti di questi anni”

l teatro per raccontarsi, per scoprire le storie degli osnaghesi e rinnovare un forte senso di comunità e aggregazione. Questo è stato il progetto Oganòs, il laboratorio di teatro di comunità proposto dall'associazione Antisopore con il supporto del comune di Osnago e Fondo per le Arti dal Vivo, che nella serata di sabato 14 ottobre è stato riportato dai suoi protagonisti in un incontro per raccogliere le testimonianze di coloro che hanno reso possibile lo spettacolo “Oganòs, Autobiografie di una città” messo in scena lo scorso 27 maggio.

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La vicesindaca Maria Grazia Caglio ha accolto i presenti ringraziando la professoressa Chiara Corno per aver presentato all’Amministrazione questa tipologia di teatro rappresentativo della comunità del paese. “Abbiamo vissuto il conoscere e il conoscersi, unendo 22 membri della cittadinanza in un unico obiettivo. Vi ringrazio per esservi raccontati mettendovi in gioco davanti ad un pubblico, nonostante la difficoltà di stare su un palco”.

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I presenti hanno dunque visionato
un video riassuntivo dello spettacolo prodotto dal fotografo Bruno Zanzottera che sarà messo a disposizione di tutti sul sito del comune. “Io vivo a Osnago da diversi anni ma questa è stata un’esperienza interessante per conoscere il paese, spero che sia stato un inizio di un cammino per far intessere nuovi rapporti fra i cittadini”. Si è infatti trattato di un percorso volto a vedere il paese con un occhio più attento, togliendo pregiudizi e veli che spesso offuscano una visione nitida della realtà. L’idea di adottare lo sguardo esterno di Gian Luca Favetto, che ha condotto questo progetto, ha aiutato in questa direzione.

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“Il teatro rimane il luogo in cui ci si può incontrare per fare qualcosa, quando si costruisce lo spettacolo si vive la vera esperienza, non quando si raccolgono gli applausi finali ma quando ci si confronta scambiandosi pareri e opinioni. Niente porterà via i minuti trascorsi insieme dialogando e ascoltando, si crea un rapporto che rimane negli anni, che è l’essenza del vero teatro, perché abbiamo lavorato l’uno per l’altro”.

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I partecipanti al progetto hanno condiviso questo senso di vicinanza emerso da questa avventura irripetibile. “Poetico, emozionante e introspettivo” sono state le sensazioni che questo percorso ha suscitato in Aggelina Alevromageirou, che ha portato un po’ della sua Grecia nel paese in cui da 15 anni si sente a casa. Mario Favelle ha confessato che all’inizio era un po’ scettico, visto il suo carattere chiuso aveva timore di condividere la sua storia, ma grazie al sostegno dei compagni è riuscito ad aprirsi con facilità. “È stata un’esperienza stupenda sotto ogni aspetto che mi ha fatto conoscere la vita dei miei concittadini, stringere nuove amicizie e fortificare il rapporto con coloro che conoscevo già” ha commentato Temistocle Mutinelli.


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Come si fa a non conoscersi nello stesso paese? Partendo da questa domanda Nicolò Ferrario ha elaborato una sua riflessione su questa iniziativa. “Ciò che il nostro percorso ha dimostrato è che, pur conoscendosi o meno, quando ognuno è consapevole del proprio ruolo le cose funzionano. È importante capire il proprio posto nella comunità per renderla efficiente. Penso che Osnago ne sia un buon esempio, siamo una società che riesce ad integrare coloro che vengono da fuori, con la consapevolezza di far parte di una realtà più ampia”. Tante persone difatti, pur venendo da lontano, sono diventati osnaghesi, rimanendo conquistati dall’ambiente e dalle persone. Rachele Pennati ha rimarcato l’importanza di raccontare di sé, di trasmettere ciò che si è stati e ciò che si è. “Quando racconto ai miei nipotini delle storie della mia infanzia rimangono a bocca aperta. È fondamentale trasmettere le proprie esperienze per testimoniare un pezzo di storia”. Mariella Comi ha infatti notato il forte gradimento e l’affetto dimostrato dal pubblico verso il loro lavoro che ha lasciato forti emozioni non solo a chi ne ha fatto parte, ma a tutti coloro che l’hanno apprezzato.


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Il regista Filippo Ughi ha spiegato che nella preparazione dell’esibizione hanno lavorato molto sull’ascolto, in quanto risulta evidente che si impara da tutte le cose alle quale si presta attenzione. “Io so com’è difficile andare in scena, sentivo le vostre tensioni e preoccupazioni perché le conosco tutte. Però l’abbiamo fatto perché avevamo bisogno di aiutare ad avvicinarsi chi ci ascoltava, questo l’abbiamo coltivato nei giorni preparatori e so che non è stato facile. Ciò che è evidente è che tutti coloro che fanno teatro hanno bisogno di conoscere qualcuno, le nostre comunità sono chiuse, il teatro crea questo senso di fratellanza e condivisione nel quale ci si può esprimere liberamente”.


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Per ricordare i 100 anni dalla nascita di Calvino e la sua figura che con “Le città invisibili” ha dato ispirazione a questo teatro di comunità, Elena Rausa ha citato alcuni spezzoni di “Fiabe Italiane”, “Il mare dell’oggettività” e la città di Marozia che ne “Le città invisibili” è la casa di attori e spettatori, per far capire che quando qualcuno fa qualcosa solo per il piacere di farlo, come il teatro, il piacere che si sperimenta diventa lo stesso per gli altri, così come è stato per “Oganòs. Autobiografie di una città”, il cui pubblico ha condiviso le forti emozioni degli attori.


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Il sindaco Paolo Brivio ha ringraziato gli sponsor: la fondazione Comunitaria del Lecchese con Arti dal Vivo, Milani, Fomas Group, H servizi, Acinque, Lario Reti Holding, le realtà capofila del progetto: Antisopore, Archè, Piccoli Idilli, Io per Osnago, Liberi Sogni e le persone che hanno creduto e che hanno portato a termine questo percorso appassionante, in particolare i 22 osnaghesi che si sono messi in gioco, Chiara Corneo, la vicesindaca Grazia Caglio, Bruno Zanzottera, Elena Rausa, Filippo Ughi, Eugenia Neri e Gian Luca Favetto. “Il pubblico è rimasto colpito, interrogato e commosso, la gente ha vissuto con profonda partecipazione la serata, facendo capire la profondità di questo progetto. Oganòs è stato uno dei momenti più alti dei miei nove anni di Amministrazione comunale e per questo ringrazio voi 22 osnaghesi che avete condiviso voi stessi. Se tutti ci siamo emozionati è perché abbiamo toccato un elemento di significato profondo di quello che è Osnago oggi. Le trasformazioni del nostro tessuto comunitario devono rappresentare una ricchezza per tutti, certe cose cambiano e scompaiono, l’importante è non impaurirsi ma accogliere con curiosità le nuove voci, imparando ad ascoltandosi per avvicinare la comunità come Oganòs ha saputo fare.”

Ilaria Biffi
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