Merate: centinaia in piazza a ''salvare'' l'ospedale Mandic Tanti volti della politica ma assente tutto il centrodestra
Almeno 300 persone hanno preso parte sabato mattina al flashmob #salviamo l'ospedale di Merate che si è svolto in piazza Prinetti.
Giunti alla spicciolata a partire dalle 9.30 i cittadini hanno riempito tutta l'area a ridosso del castello chi con le bandiere, chi con le simboliche catene di carta a indicare i 300 dipendenti che hanno lasciato l'Asst di Lecco nell'ultimo anno, chi semplicemente da spettatore. Tutti presenti per condividere la preoccupazione per le sorti del presidio cittadino.
Ad aprire la manifestazione è stato il segretario cittadino del Partito Democratico, Mattia Salvioni, che ha ribadito la grave situazione in cui versa il Mandic che sta assistendo a dimissioni di primari, facenti funzione, figure comunque importanti e fondamentali per il buon proseguimento del servizio ai cittadini.
Migliaia nel frattempo le firme raccolte sia tramite la petizione online (Firma la petizione) che nei banchetti ai mercati e nelle piazze e che saranno portate a regione a significare l'attenzione e la preoccupazione del territorio per il suo ospedale.
A prendere la parola mentre la piazza si andava riempendo sono stati Milva Caglio di Sinistra Italiana che ha ricordato come il declino di Merate, che aveva il costo di degenza più basso di tutta la Lombardia, sia iniziato con l'accorpamento a Lecco. “Serve la nomina di un direttore di presidio che faccia l'analisi di ogni reparto e ne studi un piano di rilancio”.
Eleonora Lavelli di Azione ha rimarcato come l'Asst non riesca ad essere attrattiva di professionisti, segno evidente di qualcosa che non va. Catherine Alfiniti per i Cinque Stelle lecchesi ha manifestato la preoccupazione del movimento e la necessità di sostenere un ospedale importante per il territorio.
“La strada è stata segnata” ha commentato a latere il referente dei cinque stelle meratesi Pierluigi Bonfanti “ne vogliono fare un polo geriatrico. Tutto ormai viene dirottato a Lecco perchè non ci sono le condizioni per intervenire con sale operatorie ridotte, ne funzionano 2 su 7, e senza specialisti. L'unica speranza è che arrivi un nuovo direttore generale e si prenda a cuore la situazione”.
Presenti in piazza tanti volti noti sia della politica locale, presente e passata, dell'associazionismo, lavoratori dell'ospedale e soprattutto moltissimi semplici cittadini. Del tutto assente però il centrodestra.
La parola è passata quindi a Tino Magni, senatore che nei giorni scorsi ha interrogato il ministro sulle condizioni di Mandic e Manzoni. Alla piazza ha ricordato la riduzione della spesa sanitaria a livello nazionale (5 miliardi in meno). “Questa battaglia è giusta, i presidi territoriali vanno confermati e potenziati. Senza di essi noi rischiamo di più. I problemi come quello di Merate, aumenteranno”.
È intervenuto poi il consigliere regionale Onorio Rosati. “Il modello regione Lombardia comincia a fare acqua da tutte le parti. È importante lavorare come coalizione per sostenere una battaglia insieme su questo tema che è nazionale e regionale. Ci è stata negata la possibilità di un referendum per chiedere un giudizio sulla sanità pubblica e privata. Abbiamo presentato una commissione 3 per chiedere di modificare i criteri di selezione per quanto riguarda la dirigenza amministrativa e medica all'interno delle strutture sanitarie. Abbiamo detto basta a scelte solo di natura politica, ci vogliono anche competenze che sono oggettive. Questo ci è stato bocciato: perchè per loro l'aspetto politico è più importante delle competenze”.
A chiudere Gian Mario Fragomeli, consigliere regionale del PD, tra i sostenitore maggiori di questa campagna a salvataggio del Mandic.
“A Merate stanno succedendo cose che in altre parti non succedono. Qui c'è qualcosa che non va, c'è un problema della testa, della direzione strategica, del direttore generale. Deve andare via, mancano pochi mesi. Deve arrivare qualcuno che abbia a cuore le sorti del Mandic.
Qui c'è un sentimento diverso, c'è una volontà di difenderlo. In altre realtà i reparti chiusi per il covid, hanno riaperto. Qui no. Noi andremo avanti, non ci fermeremo. Presenteremo una mozione specifica sul Mandic. Dobbiamo mobilitarci perchè in consiglio non abbiamo i numeri. Dobbiamo continuare a mobilitarci come abbiamo fatto in questi giorni. C'è una volontà di salvare la sanità pubblica. I medici non arrivano perchè vedono che non c'è l'intenzione di investire. Alla base deve esserci un cambio di strategia. Andiamo avanti con la raccolta firme, con le mozioni, facciamo la battaglia e arriveremo fino in fondo per vedere chi è a favore e chi è contro al mantenimento di questo ospedale”.
Un lungo applauso ha chiuso gli interventi e chi non aveva ancora firmato si è affollato al banco per porre la propria sigla sulla richiesta #salviamo l'ospedale di Merate.
Difficoltà di manovra però ce ne sono state. L'organizzazione visto che la piazza Prinetti è occupata dal mercatino (un recupero delle due edizioni saltate di cui però, a quel che si è sentito dire, nessuno sentiva l'esigenza) ha chiesto di poter utilizzare piazza degli Eroi ma la polizia locale ha negato il permesso probabilmente per non bloccare lo scorrimento delle auto. Così c'è stato un ammassamento sotto il castello stante anche la presenza del gazebo della protezione Civile. Insomma mettersi d'accordo sembra un'impresa impossibile.
Giunti alla spicciolata a partire dalle 9.30 i cittadini hanno riempito tutta l'area a ridosso del castello chi con le bandiere, chi con le simboliche catene di carta a indicare i 300 dipendenti che hanno lasciato l'Asst di Lecco nell'ultimo anno, chi semplicemente da spettatore. Tutti presenti per condividere la preoccupazione per le sorti del presidio cittadino.
Ad aprire la manifestazione è stato il segretario cittadino del Partito Democratico, Mattia Salvioni, che ha ribadito la grave situazione in cui versa il Mandic che sta assistendo a dimissioni di primari, facenti funzione, figure comunque importanti e fondamentali per il buon proseguimento del servizio ai cittadini.
Migliaia nel frattempo le firme raccolte sia tramite la petizione online (Firma la petizione) che nei banchetti ai mercati e nelle piazze e che saranno portate a regione a significare l'attenzione e la preoccupazione del territorio per il suo ospedale.
A prendere la parola mentre la piazza si andava riempendo sono stati Milva Caglio di Sinistra Italiana che ha ricordato come il declino di Merate, che aveva il costo di degenza più basso di tutta la Lombardia, sia iniziato con l'accorpamento a Lecco. “Serve la nomina di un direttore di presidio che faccia l'analisi di ogni reparto e ne studi un piano di rilancio”.
Eleonora Lavelli di Azione ha rimarcato come l'Asst non riesca ad essere attrattiva di professionisti, segno evidente di qualcosa che non va. Catherine Alfiniti per i Cinque Stelle lecchesi ha manifestato la preoccupazione del movimento e la necessità di sostenere un ospedale importante per il territorio.
“La strada è stata segnata” ha commentato a latere il referente dei cinque stelle meratesi Pierluigi Bonfanti “ne vogliono fare un polo geriatrico. Tutto ormai viene dirottato a Lecco perchè non ci sono le condizioni per intervenire con sale operatorie ridotte, ne funzionano 2 su 7, e senza specialisti. L'unica speranza è che arrivi un nuovo direttore generale e si prenda a cuore la situazione”.
Presenti in piazza tanti volti noti sia della politica locale, presente e passata, dell'associazionismo, lavoratori dell'ospedale e soprattutto moltissimi semplici cittadini. Del tutto assente però il centrodestra.
La parola è passata quindi a Tino Magni, senatore che nei giorni scorsi ha interrogato il ministro sulle condizioni di Mandic e Manzoni. Alla piazza ha ricordato la riduzione della spesa sanitaria a livello nazionale (5 miliardi in meno). “Questa battaglia è giusta, i presidi territoriali vanno confermati e potenziati. Senza di essi noi rischiamo di più. I problemi come quello di Merate, aumenteranno”.
È intervenuto poi il consigliere regionale Onorio Rosati. “Il modello regione Lombardia comincia a fare acqua da tutte le parti. È importante lavorare come coalizione per sostenere una battaglia insieme su questo tema che è nazionale e regionale. Ci è stata negata la possibilità di un referendum per chiedere un giudizio sulla sanità pubblica e privata. Abbiamo presentato una commissione 3 per chiedere di modificare i criteri di selezione per quanto riguarda la dirigenza amministrativa e medica all'interno delle strutture sanitarie. Abbiamo detto basta a scelte solo di natura politica, ci vogliono anche competenze che sono oggettive. Questo ci è stato bocciato: perchè per loro l'aspetto politico è più importante delle competenze”.
A chiudere Gian Mario Fragomeli, consigliere regionale del PD, tra i sostenitore maggiori di questa campagna a salvataggio del Mandic.
“A Merate stanno succedendo cose che in altre parti non succedono. Qui c'è qualcosa che non va, c'è un problema della testa, della direzione strategica, del direttore generale. Deve andare via, mancano pochi mesi. Deve arrivare qualcuno che abbia a cuore le sorti del Mandic.
Qui c'è un sentimento diverso, c'è una volontà di difenderlo. In altre realtà i reparti chiusi per il covid, hanno riaperto. Qui no. Noi andremo avanti, non ci fermeremo. Presenteremo una mozione specifica sul Mandic. Dobbiamo mobilitarci perchè in consiglio non abbiamo i numeri. Dobbiamo continuare a mobilitarci come abbiamo fatto in questi giorni. C'è una volontà di salvare la sanità pubblica. I medici non arrivano perchè vedono che non c'è l'intenzione di investire. Alla base deve esserci un cambio di strategia. Andiamo avanti con la raccolta firme, con le mozioni, facciamo la battaglia e arriveremo fino in fondo per vedere chi è a favore e chi è contro al mantenimento di questo ospedale”.
Un lungo applauso ha chiuso gli interventi e chi non aveva ancora firmato si è affollato al banco per porre la propria sigla sulla richiesta #salviamo l'ospedale di Merate.
Difficoltà di manovra però ce ne sono state. L'organizzazione visto che la piazza Prinetti è occupata dal mercatino (un recupero delle due edizioni saltate di cui però, a quel che si è sentito dire, nessuno sentiva l'esigenza) ha chiesto di poter utilizzare piazza degli Eroi ma la polizia locale ha negato il permesso probabilmente per non bloccare lo scorrimento delle auto. Così c'è stato un ammassamento sotto il castello stante anche la presenza del gazebo della protezione Civile. Insomma mettersi d'accordo sembra un'impresa impossibile.