Solidale con Papaleo quanto al Mandic occorre chiarezza
Egregio Direttore,
è stata una settimana intensa quella appena trascorsa e ci affacciamo ad un autunno tutt’altro che tranquillo con diversi temi locali tutti degni di attenzione e approfondimento.
Il primo sul quale nessuno può e deve voltarsi, ovvero l’intimidazione a Giuseppe Papaleo.
Papaleo oltre a essere fondatore del Comitato di Viale Verdi, cosi come spesso è noto alle cronache, è anche un volontario della nostra città, perché svolge 800 ore annue di volontariato dal Centro diurno disabili, al piedibus, passando per la ProLoco. Chi fa volontariato è sempre in uscita con il cuore aperto, la mano tesa e le gambe pronte per andare. Questi sono i volontari. Intendo esprimere quindi il mio ringraziamento pubblico a Papaleo prima di tutto per quello che fa ed esprimere a lui la mia vicinanza e stima.
Il secondo tema caldo è il Nostro Ospedale che è da sempre un bene di fondamentale importanza per tutta la nostra comunità e non di una parte politica. Questo piccolo inciso serve per evitare strumentalizzazioni partitiche facendo un’analisi seria e agendo di conseguenza.
Sono in atto fenomeni sociali, economici e demografici che pesano sul futuro del Sistema Sanitario Nazionale. Non ci sono soluzioni facili o miracolose panacee, ma un’organizzazione chiara del sistema potrebbe essere il primo passo per un rinnovamento virtuoso sia a livello macro sia a livello micro (in questo caso il nostro Mandic).
è stata una settimana intensa quella appena trascorsa e ci affacciamo ad un autunno tutt’altro che tranquillo con diversi temi locali tutti degni di attenzione e approfondimento.
Il primo sul quale nessuno può e deve voltarsi, ovvero l’intimidazione a Giuseppe Papaleo.
Papaleo oltre a essere fondatore del Comitato di Viale Verdi, cosi come spesso è noto alle cronache, è anche un volontario della nostra città, perché svolge 800 ore annue di volontariato dal Centro diurno disabili, al piedibus, passando per la ProLoco. Chi fa volontariato è sempre in uscita con il cuore aperto, la mano tesa e le gambe pronte per andare. Questi sono i volontari. Intendo esprimere quindi il mio ringraziamento pubblico a Papaleo prima di tutto per quello che fa ed esprimere a lui la mia vicinanza e stima.
Il secondo tema caldo è il Nostro Ospedale che è da sempre un bene di fondamentale importanza per tutta la nostra comunità e non di una parte politica. Questo piccolo inciso serve per evitare strumentalizzazioni partitiche facendo un’analisi seria e agendo di conseguenza.
Sono in atto fenomeni sociali, economici e demografici che pesano sul futuro del Sistema Sanitario Nazionale. Non ci sono soluzioni facili o miracolose panacee, ma un’organizzazione chiara del sistema potrebbe essere il primo passo per un rinnovamento virtuoso sia a livello macro sia a livello micro (in questo caso il nostro Mandic).
A ben vedere questa crisi, che sta mettendo in ginocchio il sistema di cui si vedono oggi effetti ben visibili, in particolare su ospedali come il nostro Mandic, ha crepe tutt’altro che recenti (come narra da anni il direttore). C’è un fenomeno devastante non avvertito -e programmato- prima: la carenza di personale medico e infermieristico, ormai estesa a tutte le professioni sanitarie.
Non si trovano medici per ricoprire i posti vacanti per pensionamenti e dimissioni e un sempre maggior numero dei medici di famiglia non viene coperto.
Il nostro paese ha il più alto numero di medici di età superiore ai 54 anni in rapporto al totale. Questa percentuale è passata dal 18,9% nel 2000 al 55,1% nel 2017. Corrispondentemente, l’Italia è il penultimo paese per percentuale di medici con meno di 35 anni sul totale dei medici tra i paesi dell’UE.
A rendere ancora più incandescente la situazione c’è il caos dei reparti di Pronto Soccorso (al Mandic ben 30.000 accessi anno) dove i medici lamentano un crescendo di reazioni, spesso incontrollate, di pazienti che dopo ore di attesa se la prendono con il personale sanitario in servizio.
Anche questo aspetto della reazione incontrollata dei cittadini è un significativo campanello di allarme di una protesta che sta dilagando nelle strutture preposte all’assistenza sanitaria pubblica.
La comunità meratese ha ben presente che si è creata una miscela esplosiva determinata dall’impatto di tutto quello che abbiamo sopraelencato e allo stesso tempo si interroga e chiede risposte chiare e una comunicazione efficace per meglio comprendere la vocazione che verrà data all’Ospedale Mandic con una linea ben definita e con azioni chiare.
Come l’azienda sanitaria affronterà le sfide del futuro di fronte a questa situazione sociale, demografica ed economica? Quale ruolo avrà il Mandic nel contesto territoriale in cui si trova con ospedali nelle vicinanze come Vimercate, Monza e Milano sia per la prossimità delle emergenze (il pronto soccorso) che per la cura di malattie croniche?
Credo che la Città sia pronta e matura ad affrontare la realtà, cosciente che difficilmente potremmo trovare tutti i servizi sotto casa e ha ben compreso che ci saranno dei sacrifici che comportano la chiusura di alcuni reparti (come già avvenuto) ma sicuramente ciò che non accetterà mai è la chiusura o un drastico ridimensionamento generale della qualità offerta.
Credo che serva comunicare un piano strategico per dare una visione chiara del futuro comunicando i servizi che non saranno più erogati ma allo stesso tempo dando segnali che arriveranno più medici, infermieri e personale sanitario ed assistenziale adeguatamente valorizzato per rafforzare l’assistenza territoriale di determinati reparti per dare concretezza alla presa in cura delle persone.
Ben conscio delle responsabilità e le competenze tra chi fa la l’amministratore pubblico e chi amministra un’azienda sanitaria, senza volersi sostituire a questi ultimi, credo che serva collaborare per indicare una strada alla comunità e dare dei segnali positivi da subito anche con le cronache.
Il nostro Mandic oggi più che mai chiede a tutti di fare sistema e dare ottimismo.
È difficile per la contingente situazione generale, ma dobbiamo provarci, tutti, ognuno per le proprie competenze dalla classe dirigente dell’azienda a quella politica locale e regionale.
Giuseppe Procopio