Alla ricerca dell'eccellenza (sanitaria) dimenticata
C’erano una volta i cittadini della provincia di Lecco che, periodicamente e a ragion veduta, si preoccupavano delle potenziali chiusure, accorpamenti, depauperizzazioni dei presidi ospedalieri di Bellano e Merate.
Ora assistono, basiti, alla desertificazione di tutta la ASST che è arrivata anche alla sede di Lecco.
Siamo consapevoli delle difficoltà della sanità lombarda prepotentemente emerse durante e dopo la pandemia e mai risolte, delle riforme e contro riforme rimaste sulla carta o parzialmente fallite od incompiute (vedi case di comunità ed infermiere di famiglia), di una sanità privata che fa profit che copre oltre il 50% delle prestazioni sanitarie erogate nella nostra regione, di un’endemica difficoltà di reperimento del personale medico e infermieristico.
Ora assistono, basiti, alla desertificazione di tutta la ASST che è arrivata anche alla sede di Lecco.
Siamo consapevoli delle difficoltà della sanità lombarda prepotentemente emerse durante e dopo la pandemia e mai risolte, delle riforme e contro riforme rimaste sulla carta o parzialmente fallite od incompiute (vedi case di comunità ed infermiere di famiglia), di una sanità privata che fa profit che copre oltre il 50% delle prestazioni sanitarie erogate nella nostra regione, di un’endemica difficoltà di reperimento del personale medico e infermieristico.
E come se non bastasse a tutto ciò si aggiunge un fuggi fuggi di professionisti, magari inseriti da anni nel contesto, dai reparti ospedalieri lecchesi.
L’eccellenza della sanità pubblica lecchese in una manciata di settimane perde psichiatri, oculisti, ortopedici, internisti, ginecologi, lasciando in difficoltà interi reparti.
Alla faccia della riduzione delle liste d’attesa : è emblematico il caso apparso su Leccoonline in questi giorni di due anziani, convocati in ospedale a Lecco dopo due anni per un intervento di cataratta e rimandati a casa per mancanza di medici.
È normale turnover? A volte le defezioni del personale vengono classificate cosi dai dirigenti.
E il comparto? Parliamo del personale sanitario ed assistenziale non medico che soffre da anni di una pesantissima carenza di organico legata anche alle regole di reclutamento, nonostante il rastrellamento di infermieri nel settore socio assistenziale del privato (case di riposo e strutture riabilitative ad esempio) attratti da una retribuzione decisamente superiore.
Ebbene anche questo personale spesso ritorna da dove è venuto.
Questa crisi ha toccato il fondo con le clamorose recentissime dimissioni del responsabile di questo personale, che getta un’ombra pesantissima sull’organizzazione del lavoro
E allora poniamoci qualche domanda , al netto delle difficoltà strutturali, politiche ed economiche di cui abbiamo fatto cenno sopra.
È una mera questione economica?
Abbiamo tutti letto in questi giorni del fenomeno dei professionisti sanitari (fenomeno certamente non nuovo) che scelgono di fare i frontalieri in SVIZZERA in virtù di retribuzioni triple di quelle che percepiscono in Italia.
I medici percepiscono retribuzioni mediamente adeguate ; gli infermieri non hanno certo stipendi stellari rispetto ai colleghi europei, ma possono contare su un salario accessorio che i colleghi del privato , a parità di lavoro e responsabilità e fatiche si sognano (e si potrebbe aprire il capitolo del vergognoso dumping contrattuale)
Non sono forse invece il clima dell’ambiente di lavoro , l’organizzazione che pur nelle difficoltà (che i Nostri eroi del COVID hanno dato prova di saper affrontare oltre ogni limite), che danno la possibilità al personale di operare con serenità e senza incertezze?
A volte, migliori condizioni di lavoro valgono tanto quanto e volte più, del solo riconoscimento economico.
Sicuramente, a detta di tutti gli operatori, questo clima che si è deteriorato nel tempo, ora sta precipitando in picchiata.
Pensiamo che da questo aspetto fondamentale occorra ripartire per ricostruire il tessuto ospedaliero e in questo ambito crediamo che la Regione debba intervenire prioritariamente per conoscere, riconoscere e porre rimedio alle cause di questo fenomeno.
I cittadini della provincia di Lecco non possono e non devono essere privati ulteriormente dei servizi specialistici già zoppicanti.
Chi se lo può permettere si rivolge al privato solvente ma tutti gli altri?
Speriamo che la politica regionale, sia in grado di prendere provvedimenti a tutela dei cittadini, perché la salute non è certo di parte, ma diritto di tutti e ciascuno, al di là del colore politico a cui ci si riferisce.
Per quanto ci riguarda, siamo pronti e disponibili a dialogare con altre forze politiche per portare significativi e concreti cambiamenti nella gestione delicata e complessa delle politiche pubbliche in tema salute.
Noi ci siamo. A fianco dei medici, del personale e dei cittadini tutti.
(Franca Bodega – Referente tematica sanità, sociale e servizi alla persona
Giacomo Ventrice – Referente territoriale del Meratese)
Italia Viva